Così Draghi è diventato il principale interlocutore di Biden

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“Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”.

Roberto Vivaldelli 23.6. 2021 ilgiornale.it lettura2’

it.insideover.com“ Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”. Dopo l’atteggiamento piuttosto ondivago del suo predecessore Giuseppe Conte, sin dal suo insediamento, il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato chiarissimo rispetto alla collocazione fieramente e saldamente atlantista del suo governo nello scacchiere internazionale. Collocazione che ha ribadito con forza anche il 17 febbraio nel suo discorso al Senato. “Questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza atlantica, Nazioni Unite. Ancoraggi che abbiamo scelto fin dal dopoguerra, in un percorso che ha portato benessere, sicurezza e prestigio internazionale”.

Atlantismo significa, innanzitutto, riconoscere lo status degli Stati Uniti d’America come principali promotori dell’ordine liberale internazionale e come superpotenza che guida l’Alleanza atlantica. Riconoscimento di leadership che dalle parti di Washington è particolarmente apprezzato: tant’è che in una fase storica nella quale la Germania strizza l’occhio alla Cina e alla Russia (Nord Stream 2), acerrimi rivali degli Stati Uniti, all’Italia di Super Mario Draghi potrebbe essere riconosciuto il ruolo di principale interlocutore europeo dell’amministrazione Biden.

Draghi atteso a Washington da Biden

I segnali di questa svolta sembrano esserci tutti. Come riporta Tpi, l'”americano” Draghi sarebbe atteso già dopo l’estate a Washington, Dc. Si stanno prendendo già in questi giorni contatti con la Casa Bianca e a Palazzo Chigi c’è grande fermento per questo attesissimo appuntamento: Draghi potrebbe incontrare il presidente Usa Joe Biden già nel mese di settembre. È chiaro, infatti, che è il premier il vero e unico protagonista della politica estera italiana. Luigi Di Maio è sempre più relegato nelle retrovie: sul ministro degli esteri, infatti, pesano la crisi interna del Movimento cinque stelle e la sua posizione ambigua sulla Cina. L’incontro Draghi-Biden, sottolinea Tpi, arriverebbe in un momento cruciale, cioè poche settimane prima del vertice del G20 di Roma del 30 al 31 ottobre. Draghi farà le sue mosse in perfetta sinergia con l’amministrazione Biden, del quale è l’interlocutore europeo privilegiato.

Nulla di cui sorprendersi, vista la nota vicinanza dell’ex presidente della Bce agli ambienti filo-americani più importanti e prestigiosi. Come spiegava Andrea Muratore su InsideOver lo scorso 12 maggio, Draghi ha sempre avuto un punto di riferimento preciso per la sua visione globale: gli Stati Uniti d’America. Figlio della corrente di pensiero liberalsocialista che ha creato una nuova fase all’atlantismo italiano, formato attraverso un dottorato al Massachusetts Institute of Technology sotto la direzione del futuro premio Nobel Franco Modigliani, ben inserito negli ambienti economico-finanziari transatlantici tra gli Anni Ottanta e Novanta e ispirato dal quantitative easing di Ben Bernanke nell’operare le sue azioni da governatore della Bce, Draghi ha riproposto, in asse con Sergio Mattarella, l’atlantismo come stella polare della sua azione politica una volta chiamato a Palazzo Chigi. E ora è atteso, dopo l’estate, per una visita estremamente importante per il futuro dell’Italia nell’ottica delle relazioni internazionali e, in modo particolare, rilevante per il prestigio ritrovato del nostro Paese agli occhi anche dei partner europei.