Leader o tabaccai. Letta, Salvini e quel biglietto vincente della lotteria che nessuno sembra capace di incassare

Categoria: Italia

La storia del furto del gratta e vinci ricorda molto le dinamiche di questo stranissimo governo: tutti hanno in mano il foglietto magico, Mario Draghi, ma nessuno è capace di farci alcunché

Francesco Cundari, 8.9.2021 linkiesta.it lettura3’

Sul fatto che il governo Draghi rappresenti un biglietto vincente della lotteria, un biglietto che Enrico Letta si è ritrovato tra le mani praticamente per caso, non dovrebbero esserci dubbi, almeno nel Partito democratico. Più difficile, semmai, è identificare il tabaccaio. Ma io direi che si tratta senza dubbio di Matteo Salvini, cui quel biglietto vincente era stato consegnato, su un piatto d’argento, dallo stesso Letta, e che fortunatamente – per Letta, ma anche per noi – si è dimostrato talmente maldestro e disorientato, da non riuscire nemmeno a incassarlo.

Per i pochissimi che si fossero persi la notizia e dunque non avessero colto il riferimento, il riassunto è presto fatto, sebbene non sia così facile distinguere realtà e leggenda nella storia dell’anziana signora che mostra incredula il gratta e vinci da cinquecentomila euro all’uomo dietro il bancone, il quale per tutta risposta infila la porta di corsa con il biglietto in mano, lo deposita in una banca di Latina e si precipita in aeroporto, dove viene fermato dalla polizia, mentre fa la fila in attesa di imbarcarsi per le Canarie.

Molti sono i dettagli, uno più bello dell’altro, emersi con il passare dei giorni, accanto alle numerose fake news che inevitabilmente sono fiorite ai margini di questa storia, dall’agenzia sul poliziotto che avrebbe fermato il tabaccaio (per poi scappare a sua volta con il biglietto, naturalmente) al verbale in cui la signora avrebbe dichiarato di essersi insospettita quando il tabaccaio le ha detto che usciva a comprare le sigarette.

Tra le differenze più significative con la situazione politica, bisogna segnalare il fatto che Letta non sembra tuttora essersi accorto di nulla.

Tutti i sondaggi mostrano infatti un crescente favore degli italiani per il governo Draghi, per il presidente del Consiglio e per le principali scelte da lui compiute fin qui. Il che, dal punto di vista del Pd, equivale forse a due biglietti vincenti della lotteria, se non tre. Ma il Pd non sembra nemmeno pensarci, intento piuttosto a cercare ogni giorno motivi per distinguersi e condurre piccole battaglie identitarie di cui finisce sistematicamente per dimenticarsi una settimana dopo, una volta esaurita la giostra delle interviste e dei tweet di rito, dando così l’immagine di un partito capriccioso e desideroso soltanto di far casino. L’esatto contrario di quello che potrebbe e dovrebbe fare, nella situazione estremamente aperta che si è improvvisamente determinata grazie al governo Draghi: probabilmente l’ultima decisiva occasione di cambiare i rapporti di forza con la destra.

Il problema è che Letta appare troppo preoccupato di cementare l’alleanza con il Movimento 5 stelle per giocare pienamente questa partita. Persino durante la dura battaglia sulla riforma della prescrizione, è stato capace di offrire sponda a Giuseppe Conte contro lo stesso Luigi Di Maio e gli altri ministri che avevano sottoscritto l’accordo a Palazzo Chigi.

 

Se Salvini, a sua volta, non si fosse giocato l’occasione per inseguire Giorgia Meloni sul terreno del populismo anti green pass (c’è sempre un populista più populista che alla fine ti spolpa, nella politica italiana) a quest’ora probabilmente il centrodestra veleggerebbe intorno al settanta per cento.

Detto ciò, se Letta è l’anziana signora e Salvini il tabaccaio, si domanderanno a questo punto i miei piccoli lettori, Conte chi sarebbe?

Sinceramente, mi meraviglio di una domanda tanto ingenua. Mi pare evidente che in questo parallelo il ruolo di Conte è quello del poliziotto che fugge a sua volta con il biglietto: una non-notizia che ormai prendono per buona solo alcuni sfaccendati dirigenti del pensionato di largo del Nazareno.