Il 50 per cento di ciò che paghiamo in energia non riguarda l'energia. Che fare?

Categoria: Italia

Nella bolletta elettrica sono incluse voci che nulla hanno a che fare con l'elettricità. Perche non riportare queste voci dentro la fiscalità generale? Un'ipotesi e qualche obiezione

CHICCO TESTA 22 SET 2021 ilfoglio.it lett2’

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“Le bollette dell’elettricità sono come un treno che arriva sempre puntuale”. Un modo di dire ma anche una pratica che ha incentivato governi di varie epoche e natura a mettere in bolletta voci di spesa che apparterrebbero piuttosto alla fiscalità generale. L’ultimo è stato Renzi che ci ha appiccicato il pagamento del canone. Ma almeno quella era un voce già presente nel bilancio delle famiglie. Diverso è il caso di altre voci chiaramente corrispondenti a pezzi di politica industriale pubblica, ma siccome hanno a che fare con l’elettricità, perché non ficcarle in bolletta?

Così ci sono finite le spese per lo smantellamento del nucleare e soprattutto quelle per gli incentivi alle fonti rinnovabili, che da sole cubano annualmente quasi un punto del pil. Un forte aumento di fatto della pressione fiscale mascherato indirettamente da aumento dell’elettricità e per di più con caratteri regressivi sulla struttura dell’imposizione fiscale. La parrucchiera con 10 caschi paga 10 volte il notaio con 10 pc. Risultato finale: fatto 100 il costo di una bolletta, solo circa 50 ha a che fare con l’effettiva fornitura di energia. Il resto sono oneri impropri e partite fiscali quali l’Iva.

Per questo di fronte alla necessità di sterilizzare almeno parzialmente il considerevole aumento previsto per le bollette elettriche e del gas, la strada maestra potrebbe essere quella di riportare sulla fiscalità generale, togliendola dalle bollette, una parte di queste spese di cui i consumatori elettrici sono incolpevoli pagatori. Ripulendo così anche la struttura della bolletta. Certo, questo significherebbe pesare ulteriormente sul debito pubblico e rimane il problema delle coperture. Ma almeno si sarebbe introdotta un po’ di equità. Resta poi il problema di come mettere ordine in un mercato che, nato per essere concorrenziale, oggi non lo è più visto che per larga parte è costituito da fonti rinnovabili, soprattutto l’idroelettrico, che vi entrano offrendo prezzo zero ma portando poi a casa il prezzo a cui viene venduta l’elettricità prodotta con il gas.

Cioè in questi giorni un sacco di soldi senza un euro di aumento delle spese. Argomento che ha convinto il governo spagnolo a mettere una tassa sui superprofitti. Ma cambiare le regole in corso non è mai una buona idea. Meglio mettere mano a una riforma del mercato che prenda atto che ormai i prezzi dell’energia elettrica sono quasi tutti regolati e lo saranno sempre di più.