1-La delega fiscale. Secondo Tremonti, riformare il catasto è un «suicidio politico»

Categoria: Italia

2- CASA E FISCO/ Forte: le linee guida della riforma sono 3- Foglio“La delega fiscale è troppo vaga..

7.10.2021 quotidiani Catasto e Delega fiscale lett11’

1-L’ex ministro dell’Economia spiega alla Stampa che «la casa è il dna dell’Italia». E sul taglio del cuneo, spiega, ci sono poche risorse. Però «non basta la crescita, non basta la lotta all’evasione per una manovra strutturale»

Giulio Tremonti, più volte ministro dell’Economia nei governi Berlusconi e autore a sua volta di una riforma fiscale che non riuscì a portare a termine, è critico sul testo della legge delega sul riordino del fisco approvata dal governo. L’impianto, spiega alla Stampa, è «tipico della legislazione pre-illuministica, benevola, generica e provvidenziale. Come dire: “L’imperatrice Maria Teresa avrà cura del popolo della Carinzia”». Non solo: secondo Tremonti, la riforma del catasto è «un suicidio».

Tremonti spiega: «In Europa spiegano che bisogna aumentare le imposte sulla casa, è un mantra. Io credo che il punto più alto dell’Europa sia il Trattato di Roma dove si dice che le imposte dirette sono nella sovranità dei singoli Stati. Non stiamo parlando di Google o Facebook, né del sovranismo, ma di democrazia. È il principio del no taxation without representation. Democrazia significa scelta responsabile, rispondere agli elettori. “Che la foresta non impedisca di vedere l’albero”, sosteneva Adenauer».

Secondo l’ex ministro, in Italia si risparmia e si investe sulla casa anche perché «ha avuto enormi migrazioni, dal Sud al Nord e dall’Appennino alla bassa». E «per l’italiano, la seconda è la prima casa, perché sogna di tornare a quella di origine. Tutti gli interventi sugli immobili vanno a colpire non un investimento, ma la memoria storica dell’Italia». Per cui «occuparsi della casa non è solo un rischio politico, proprio non è giusto. Le élite non lo capiscono, ma la casa è il dna dell’Italia e ne riflette una storia di sacrifici e sofferenze. La revisione del catasto come è astutamente congegnata, tra detto e non detto, mi sembra un suicidio politico. Non lo dico per il comportamento della Lega, ma dal punto di vista degli italiani. Quel che è successo con Monti non è stato sufficientemente chiaro».

Addirittura, aggiunge Tremonti, «forse è incostituzionale, si chiede al Parlamento una delega che verrà completata alla fine della prossima legislatura. La tempistica di questa riforma mi impressiona». Perché? «A prescindere dal catasto, la delega dovrebbe essere operativa entro 18 mesi. Così si va oltre questa legislatura. Mi sembra un vizio costituzionale. Può essere corretto che un governo recuperi una delega scaduta, ma che metta per iscritto di andare da una legislatura all’altra è discutibile».

Il taglio del cuneo sul lavoro è il punto centrale di questo provvedimento, però. «Per il taglio del cuneo vengono stanziati 3 miliardi in due anni. Ricorda la storia del tizio che va al bar, ordina da bere per tutti e poi chi paga? Voi», commenta Tremonti. Troppo poco, insomma. «Anche considerando che le coperture finora individuate sono transitorie. Tutti i numeri sono congiunturali, non strutturali».

Nella Nadef si citano 4,3 miliardi potenziali derivanti dalla lotta all’evasione. Ma secondo Tremonti «non basta la crescita, non basta la lotta all’evasione per una manovra strutturale».

Poi, aggiunge, «all’articolo 3, quando si parla della revisione sull’imposizione personale sui redditi, viene proposto un sistema duale. La tassazione sulle imprese e sull’impiego di capitale nel lavoro autonomo è proporzionale, l’aliquota sul lavoro è progressiva. La stessa imposta è spaccata in due, col lavoro che paga di più e il resto che paga meno a parità di reddito. Poi c’è il tema dell’armonizzazione dei regimi di tassazione sul risparmio, cosa vogliono fare? Aumentare le tasse sui Bot? Sono tassati al 12,5%. O scendono tutte le altre aliquote o sale questa. Ultimo punto: il governo annuncia un codice in materia tributaria, ma dovrà fare molti decreti legislativi. È la negazione dell’idea di codice».bE sull’Iva? «Quando si dice che bisogna adeguarsi al Green Deal europeo è molto probabile l’aumento dell’imposta», risponde.

 

Tremonti ricorda i suoi tentativi di riformare il fisco: «Io ho fatto due riforme fiscali. Una nel ‘94: dalle persone alle cose, dal complesso al semplice. Carlo Cipolla mi scrisse: “Geniale, vedrai che non riesci a farla”. E infatti il governo cadde subito. Nel 2001 fu presentata una legge delega e dopo due anni di discussione il testo fissava 5 imposte e un codice. Per l’Irpef c’erano la no tax area per i redditi più bassi e due aliquote Irpef: al 23 e al 33%. La no tax area e alcuni moduli furono realizzati, ma nel 2004 mi chiesero di lasciare il governo. Aggiungo: dalla crisi del 2008 nessun Paese europeo ha fatto una riforma fiscale. Ci sarà una ragione».

 

2- CASA E FISCO/ Forte: le linee guida della riforma sono sbagliate e alzano le tasse

Per l’ex ministro delle Finanze Forte, il ddl delega sulla riforma fiscale non va, specialmente nella parte relativa al catasto. Giusta quindi la decisione della Lega

07.10.2021 -(Lorenzo Torrisi) ilsussidiario.net lettura4’

La scelta della Lega di non partecipare al Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al Disegno di legge delega sulla riforma fiscale viene criticata dagli altri partiti della maggioranza. Dal Pd arrivano i messaggi più duri. Letta, Orlando e Serracchiani parlano di comportamento “grave”, “incomprensibile” e “irresponsabile”. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, però, il Carroccio ha ragione: “Credo che, sia pure in modo pasticciato, la Lega abbia capito, a differenza di Brunetta e dei tecnici di Forza Italia, che questa riforma contiene dei punti poco chiari, come quelli relativi all’imposta sul reddito da capitale o sull’Irap. In generale mi sembra sia sta scritta da qualcuno non si intende della materia tributaria. E c’è una questione di metodo che non mi pare irrilevante”.

 

RIFORMA CATASTO/ Confedilizia: è una patrimoniale occulta, ecco come funziona

 

 

 

Per la mia esperienza posso dire che fare una riforma fiscale generale e complessiva è molto complicato. Lo stesso Vanoni sapeva bene che era meglio procedere un pezzo per volta, perché il sistema tributario è una struttura gestita da moltissime persone e le funzioni più importanti sono l’accertamento e la riscossione. È necessario quindi implementare e spiegare bene ai funzionari le nuove norme. È chiaro che questo compito è più difficile se si procede con un ridisegno complessivo. Ma a parte questo, il vero punto critico del Ddl delega che credo abbia spinto la Lega ad alzarsi dal tavolo è un altro.

 

 

 

 

Quello relativo alla revisione del catasto?

 

Esattamente. Nel testo approvato dal Cdm di fatto ci si inventa il catasto patrimoniale, che non può esistere, in quanto il patrimonio, a differenza del reddito, non ha un valore di mercato concreto e certo. Da un contratto di affitto si può ricavare il reddito, mentre il patrimonio potrebbe avere un vero valore se periodicamente fosse messo in vendita, altrimenti ci si deve affidare a un valore di mercato ipotetico basato su stime che tra l’altro potrebbero risentire di particolari contingenze: per esempio, un rialzo eccessivo dell’inflazione che spinge le persone a tutelare i risparmi investendo nel mattone.

 

Mario Draghi/ Video: "Nessuna tassa patrimoniale. Presto incontrerò Salvini"

 

 

È stato sollevato il timore che la riforma del catasto, mediante l’introduzione di questo valore patrimoniale, possa portare a un aumento della tassazione sulla casa. Nel testo del Ddl delega si legge però che la base imponibile dei tributi resta fondata sulle risultanze catastali.

 

Il comma cui fa riferimento non è purtroppo chiarissimo, perché tre commi prima si parla di introdurre per ogni unità immobiliare una “rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato”. Pertanto se si utilizzasse questa rendita attualizzata l’aumento della base imponibile ci sarebbe.

 

 

Draghi ha però detto che nessuno pagherà di più o di meno.

 

Anche chi ha un immobile non censito non pagherà di più? Mi sembra difficile. Credo che Draghi avrebbe dovuto imporre un metodo diverso: prima fare un censimento di tutti gli immobili, così da far emergere anche quelli non registrati; solo dopo cominciare a ragionare sulla riforma del catasto. Perché invece si vogliono fare le due cose insieme? Non ha molto senso.

 

In buona sostanza questo Ddl delega non è, com’è stato detto, una semplice “scatola” che solo dopo va riempita con provvedimenti concreti.

 

Se le linee guida sono sbagliate, le azioni che seguono rischiano di non essere corrette. E un metodo di tassazione sbagliato, o solo il timore che possa essere introdotto, rischia di bloccare il mercato immobiliare e di penalizzare le famiglie.

 

 

La Lega ha quindi fatto bene a porre il problema?

 

Certo. Hanno probabilmente intravisto il rischio che si creino grossi problemi, non è detto che necessariamente sappiano come poter evitare che si generino, ma comunque è stato un bene che abbiano posto la questione. Io credo che prima di aggiornare il catasto, occorra farlo, perché nella gran parte dei casi adesso il catasto ha dei coefficienti basati su rilevazioni fittizie oppure non contiene alcuni immobili o non ha le mappe degli stessi aggiornati in base a lavori di ampliamento che sono stati compiuti nel tempo.

 

Politicamente quali conseguenze avrà secondo lei questa vicenda?

 

Se fosse emersa con maggiore chiarezza o fosse stata affrontata durante la campagna elettorale delle amministrative penso che sarebbe stata un’arma importante per la Lega. Credo che ora si creerà un problema per Draghi e per la componente a sinistra della sua maggioranza. Salvini, dopo gli errori commessi in queste settimane, ha in mano una carta importante e vincente: quella della patrimoniale e della casa. A me sembra che Draghi, non essendo esperto del tema, non l’abbia compreso. Resta da capire cosa vorrà fare Forza Italia.

 

Secondo lei, dopo il risultato delle amministrative il Governo è più forte di prima?

 

Non ho visto uscire dalle urne un partito realmente rafforzato. E soprattutto noto uno spappolamento sia a destra che a sinistra. Questo allontana l’ipotesi di Draghi al Quirinale e di successive elezioni anticipate, perché molti parlamentari a questo punto vorranno poter arrivare a fine legislatura. Il premier, però, dovrà fare i conti con litigi ancora più forti di prima nella maggioranza. Ormai ha vinto la battaglia sui vaccini, ma dopo un po’ questo risultato “sbiadirà”. La situazione appare quindi molto confusa. Per il momento ci tiene in piedi la crescita del Pil, che però non ha basi solide.

 

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-3-“La delega fiscale è troppo vaga, così si crea incertezza”. Parla Nicola Rossi

LUCIANO CAPONE 07 OTT 2021

    

"Sembra scritta in modo da consentire al prossimo governo, quale che sia, di riscrivere le regole fiscali", dice l'economista. "Di pressione fiscale complessiva non si parla, una vera riforma passa dal contenimento della spesa"

Di deleghe fiscali ne ha viste tante, da Tremonti a Monti passando per Visco, “ed erano tutte più specifiche, si capiva dove si voleva andare. Stavolta è molto vaga”. Nicola Rossi, economista all’Università di Tor Vergata, sulle riforme fiscali ha conoscenza tecnica e anche esperienza parlamentare. E da come descrive la delega fiscale presentata da Draghi sembra si tratti di un assegno in bianco. Perché? “La maggioranza non ha una linea e si è pensato che la soluzione potesse essere slavare il documento delle commissioni, ma in campo fiscale la genericità non funziona. Di fatto è una delega in bianco per il governo che verrà”.

Non sembra però la vaghezza a turbare Matteo Salvini, cosa contesta la Lega? “Rispetto al documento delle commissioni Finanze il disegno di legge delega innova sul tema della revisione del catasto. Sarebbe un’innovazione priva di conseguenze in quanto la delega prevede esplicitamente che la revisione non contribuisca a rideterminare la base imponibile dei tributi ma è difficile non domandarsi per quale motivo si sia voluto introdurre una norma a valenza statistico-informativa. Ed è difficile non rispondersi che quel che è informativo oggi possa diventare prescrittivo domani”. Ma non è opportuna una revisione del catasto? “Certamente, ce n’è bisogno. Ma lo si deve rivedere a condizione che il carico fiscale non aumenti, perché gli immobili sono già pesantemente tassati”. Vuol dire che si deve prevedere parità di gettito, non che tutto resta com’è. “Gli effetti redistributivi sono inevitabili, ma a parità di gettito. E magari riducendo il prelievo su specifiche categorie come gli immobili a fini produttivi o soggetti a vincolo”.

Ma Mario Draghi chiede una delega in bianco per sé o per il prossimo governo? E’ cioè una scatola vuota perché sa benissimo come riempirla o perché in questo modo andrà bene per chiunque verrà dopo di lui? “Personalmente non sarei in grado di anticipare il nome del presidente del Consiglio a 18 mesi da oggi. E in effetti la delega sembra essere scritta in modo da consentire al prossimo governo, quale che esso sia, di riscrivere le regole fiscali seguendo la propria impostazione – dice il prof. Rossi –. Ma il prezzo di questa scelta è una lunga e dannosa incertezza in un campo come quello fiscale che più di altri richiede certezze”.

In questa indeterminatezza, ad esempio, non si capisce se la riforma preveda una pressione fiscale ridotta o invariata. “Di pressione fiscale complessiva non si parla. Ed è un peccato perché continuiamo a stare un punto e mezzo al di sopra dei nostri partner europei e sarebbe stato più che opportuno che la delega si prefiggesse l’obiettivo di portarci al loro livello. Si parla, questo sì, di riduzione del carico fiscale sui fattori produttivi ma dato il ridotto volume di risorse a disposizione ciò significa che si ipotizzano incrementi di altre voci di entrata. E forse non a caso il massimo di genericità il disegno di legge delega lo raggiunge proprio lì dove è più probabile che si vadano a cercare le risorse necessarie. A volte quel che non viene detto è molto più eloquente di quel che viene detto”.

Il pensiero corre alla “razionalizzazione dell’Iva”: accorpare le aliquote agevolate per ridurre l’Irpef. E’ quella la leva della riforma? “Mi pare l’ipotesi più probabile”. Ed è uno scambio opportuno? “In linea di principio lo spostamento di enfasi dall’imposizione diretta a quella indiretta è un’operazione del tutto condivisibile mentre non lo è, a mio parere, un incremento detta tassazione dei patrimoni. Ma segnalo che potrebbe intervenire in una fase di ripresa delle tensioni inflazionistiche. Forse avremmo dovuto pensarci prima. O forse dovremmo finalmente capire che una vera riforma fiscale passa necessariamente per un reale contenimento della spesa pubblica. Ma su questo punto la consapevolezza ancora langue, temo”.