BALLOTTAGGIO E BROGLIO SONO PAROLE NATE A VENEZIA

Tempo di elezioni e anno dei 1600 anni dalla nascita di Venezia e proprio da questa città vengono due termini molto utilizzati in questo periodo: ballottaggio e broglio.

9.10.2021 ilcuoreveneto.it Alberta Bellussi lettura2'

Ballottaggio

La parola “ballottaggio” deriva dalla procedura complicatissima che veniva messa in atto per eleggere il Doge a Palazzo Ducale e per assicurarsi che la votazione fosse completamente imparziale e trasparente. Il fulcro di tutta l’operazione era costituito da alcune palline d’oro e d’argento (le “ballotte”) che venivano inserite in un’urna ed estratte dai senatori in diversi momenti. Tale procedura serviva a garantire la trasparenza.

Il termine viene utilizzato anche negli Stati Uniti (“ballot”) e in Francia (“ballottage”) per un motivo molto semplice: quando, nel 1700, queste giovani democrazie si trovarono a dover scegliere un sistema elettorale, scelsero come esempio l’unica democrazia (quella veneziana) presente al tempo.

Broglio o imbroglio

Fatta la legge, trovato l’inganno!

Per poter truccare il sistema (presumibilmente) sicuro delle ballotte d’oro e d’argento, i membri del Consiglio si incontravano per tramare intrighi e promesse elettorali nel “Brolo o Brolio”, un giardino alberato che si trovava nei pressi del Palazzo Ducale dove, appunto, avveniva la votazione. Dentro il brolio ”imbroglio” è dunque un’italianizzazione del nome di questo luogo.

Alberta Bellussi

- FAR EL GIRO DEA PITONA DA COSA DERIVA?

“ FAR EL GIRO DEA PITONA” è un’espressione molto usata dai veneti che sta a indicare quando una persona fa un giro lungo per poi tornare nello stesso punto di partenza.

Mi sono sempre chiesta il significato e l’altro giorno nell’aia ho visto due tacchini, uno maschio e uno femmina subito ho capito il significato.

Il tacchino in veneto è chiamato pito, piton simile al pît al piemontese, vuol dire pitto, dipinto, colorato ma lo chiamiamo anche ‘dindiot’ perché lo si identifica anche con gallina d’India ma della storia del suo nome vi parlerò un’altra volta.

Il tacchino è un animale del genere Meleagris originario dell’America Settentrionale e introdotto in Europa del XV secolo: appartenente alla famiglia dei gallinacei, gli esemplari sono in genere snelli, dotati di zampe lunghe e ali e coda relativamente corte. La parte superiore del tacchino, ovvero testa e collo, sono bitorzoluti. Il becco è, invece, corto e dalla forma ad arco; negli esemplari di genere maschile è presente un’escrescenza che può assumere forma conica o flaccida a seconda dello stato dell’animale. Le ali del tacchino sono di forma arrotondata mentre la sua coda è composta di 18 penne che assume la caratteristica forma “a ruota” nel momento del corteggiamento.

I tacchini hanno comportamenti estremamente interessanti e qui trova la spiegazione “far el giro dea pitona”. I maschi si prodigano in appariscenti parate nuziali, aprendo le code a ventaglio, abbassando le ali e gonfiando le vistose caruncole e i bargigli del capo, molto più grandi che nelle femmine. Poi, gloglottando più o meno sommessamente, iniziano a girare attorno alle compagne, in attesa di un riscontro. Per il tacchino questo giro continuo intorno alla compagna sempre più veloce e ossessivo è una sorta di danza di accoppiamento per conquistare la tacchina. La femmina pronta all’accoppiamento si accovaccia a terra di fronte al maschio, dandogli la schiena. Egli le monta quindi sul groppone, esibendosi in una sorta di tip tap sul suo dorso prima di accovacciarsi ed accoppiarsi con essa. Le femmine non sono sempre disposte all’accoppiamento ovviamente, e i maschi, frustrati dai prolungati dinieghi, possono sfogare i propri istinti repressi anche su esemplari di altre specie dell’aia come galline o altri volatili.

Alberta Bellussi

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