Due differenze, per fortuna, tra gli assalti a Capitol Hill e alla Cgil

Categoria: Italia

Il punto non è il fascismo ma qualcosa di ben più complesso, pericoloso e trasversale: il pensiero unico che si alimenta attraverso cospirazioni immaginarie e destabilizza le fondamenta della democrazia…

12 OTT 2021 Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Tra l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio e quello alla Cgil di sabato scorso si è notata una sola differenza: nessuno dei facinorosi, radunati davanti al “palazzo color salmone” di corso d’Italia, indossava una pelle di bufalo con relative corna.

Giuliano Cazzola

 

Ce n’è anche un’altra, per fortuna. Chi ha assaltato Capitol Hill, il 6 gennaio, aveva un leader di riferimento, chi ha assaltato la Cgil per fortuna quel leader non ce l’ha. Non è poco.

Al direttore - In questa campagna elettorale per il comune di Roma ho sostenuto fin dall’inizio Roberto Gualtieri, il candidato del centrosinistra. Ovviamente, mi auguro e farò quello che sta in me perché nel ballottaggio Gualtieri prevalga sul candidato della estrema destra dell’on. Meloni. Sul piano dei problemi cittadini, al di là dell’evidenza di un aggravamento dei tradizionali problemi di amministrazione della città che non inducevano a dare un consenso al sindaco uscente, mi sembra che Gualtieri, per la sua duplice esperienza di parlamentare europeo e di ministro dell’Economia, sia più di ogni altro in grado di far affluire a Roma finanziamenti di cui la città ha bisogno e di gestirli correttamente. Ma questa è solo una parte della storia. L’altra parte riguarda il governo. Non è vero quello che normalmente si dice e cioè che i risultati delle tornate elettorali amministrative non influiscono sulla tenuta dei governi. In realtà tutti i fatti politici, di qualunque genere, influenzano la stabilità dei governi, ne allungano o ne accorciano la durata, la rafforzano o la diminuiscono. Il successo di Gualtieri rafforzerà il governo. L’eventuale successo di Michetti lo indebolirebbe e forse rischierebbe di spingere il leader della Lega a tornare sulla sponda dell’opposizione. Che interesse hanno gli italiani a che questo avvenga? Noi non possiamo scherzare. L’Italia esce dalla pandemia con un debito pubblico pesantissimo, mentre l’Unione europea si prepara a reintrodurre le regole di finanza pubblica sospese dall’inizio della pandemia. Ha la possibilità di un sostegno europeo, ma a condizione di avere un governo che goda di un alto prestigio internazionale, ma anche a condizione di introdurre celermente riforme molto complesse che si sono rivelate infattibili da moltissimi anni. Qualcuno pensa che avremmo potuto convenire su una riforma della giustizia con una formula di governo diversa dall’attuale o che potremmo sperare di gestire decentemente i fondi europei o che potremmo avere un ruolo in Europa con un assetto diverso? Pensa qualcuno che la ripresa economica sarebbe più forte con un governo delle destre? Pur attraverso il dramma della pandemia e della crisi economica, l’Italia ha avuto una svolta positiva. Un esito elettorale come quello del 2018 che offriva come sole alternative lo scioglimento immediato del Parlamento e il ritorno alle urne o un’alleanza fra partiti antieuropei come erano allora Lega e Cinque stelle, si è trasformato nel suo opposto: una forte ripresa economica, un assenso europeo alle nostre politiche, un’evoluzione positiva nelle posizioni dei partiti inizialmente estremisti e un governo che realizza una misura di concordia fra partiti fra loro lontani. A me sembra che ce ne sia abbastanza per rafforzare la decisione di sostenere Roberto Gualtieri anche da parte di tanti che nel voto del primo turno hanno privilegiato l’esame delle questioni cittadine. Oggi si vota per consolidare una prospettiva politica positiva.

Giorgio La Malfa

Capisco il suo punto, caro La Malfa, ma il tema di Roma, onestamente, mi sembra più terra terra e riguarda la scelta tra un candidato che sa quello che dice e uno che non sa quello che dice. Il governo mi sembra abbastanza grande per badare a se stesso.

-"VOLEVO OCCUPARE IL PARLAMENTO" - UNO DEGLI ARRESTATI NEGLI SCONTRI DI SABATO HA RIVELATO AL GIUDICE CHE L'HA MANDATO IN CARCERE DI VOLER ENTRARE A MONTECITORIO - HA DEI PRECEDENTI PER DANNEGGIAMENTI E RESISTENZA, MA NON È UN MILITANTE DI FORZA NUOVA - COME NON ERA DI FORZA NUOVE LA MAGGIOR PARTE DI QUELLI CHE SONO ENTRATI NELLA SEDE DELLA CGIL: C'ERANO QUELLI DI "IO APRO" E ALTRI SENZA "COLORE" POLITICO - AI NEOFASCI E' BASTATO SOFFIARE SUL MALCONTENTO, AIZZARE LA FOLLA E MANDARLA IN AVANSCOPERTA PER POTER DIRE "E' IL POPOLO CHE SI E' RIBELLATO" Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

 

-La vera marcia per difendere le nostre libertà oggi passa dall'anti complottismo

    

Il punto non è il fascismo ma qualcosa di ben più complesso, pericoloso e trasversale: il pensiero unico che si alimenta attraverso cospirazioni immaginarie e destabilizza le fondamenta della democrazia

Le immagini arrivate ieri pomeriggio da Milano, con gli attivisti dei centri sociali che al grido “i fascisti siete voi” hanno aggredito verbalmente alcuni sindacalisti della Cgil di fronte alla Camera del lavoro dimostrano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che per ragionare con lucidità sull’estremismo politico dei nostri giorni non è sufficiente utilizzare come unica ed esclusiva chiave di lettura la dicotomia tra fascismo e antifascismo. Non è una chiave di lettura sufficiente non per le ragioni suggerite da Giorgia Meloni all’indomani degli atti vandalici compiuti sabato scorso a Roma nella sede nazionale della Cgil – “non conosco la matrice di quelle aggressioni” – ma lo è per una questione ben più sottile e forse più interessante che ci permette di capire in che senso il vero collante degli estremismi politici, oggi, non ha a che fare con il ritorno del fascismo ma con un fenomeno ben più trasversale, ben più complesso, ben più corposo e dunque molto più pericoloso: il pensiero unico complottista…. CLAUDIO CERASA 12 OTT 2021 ILFOGLIO