Militari in strada. Draghi sconfessa il Viminale sui tamponi gratis ai portuali di Trieste

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Da Palazzo Chigi dicono che la circolare del ministero dell’Interno non era stata concordata. Nonostante le minacce di blocchi, continua la linea della fermezza. E si prepara la sicurezza per le manifestazioni No Pass di domani: permessi solo sit-in statici

Linkiesta, 14.10,2021 linkiesta.it lettura5’

Blocchi o non blocchi, il governo non darà i tamponi gratuiti. Il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha cambiato idea, né è intenzionato a farsi condizionare dalle proteste e dalle minacce di paralisi che arrivano dal porto di Trieste. Come previsto, venerdì 15 ottobre entra in vigore il decreto che impone il Green Pass in tutti i luoghi di lavoro. Senza cambi di direzione. E – racconta La Stampa – il premier è irritato con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per la circolare inviata alle aziende del porto di Trieste, invitate a pagare i tamponi ai dipendenti

L’obiettivo ora è riportare la calma. Ieri ha chiesto ai tecnici di chiudere il testo sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, che oggi discuterà coi sindacati convocati a Palazzo Chigi. Domani sarà approvato dal Consiglio dei ministri, insieme al decreto fiscale. Fino a due giorni fa, in effetti, l’accordo sembrava lontano.

L’accelerazione ha un obiettivo politico più largo: Draghi ha bisogno del sostegno dei sindacati, e viceversa. Anche perché sabato c’è la manifestazione contro l’aggressione fascista della scorsa settimana alla Cgil, primo test della risposta delle istituzioni. E a fine mese a Roma ci saranno i leader del pianeta per il G20.

Ieri Draghi ha fatto contattare Confindustria. E non a caso in queste ore i toni del presidente Carlo Bonomi sono particolarmente accomodanti. «Sono favorevole ad un’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti nel tessile e nella moda. La questione del passaporto è divisiva e rischia di minare la ripresa», ha detto Bonomi, tornato a invocare quel Patto sociale chiesto dall’assemblea che sembra ormai un ricordo lontano tra piazze e divisioni.

Intanto la ministra Lamorgese è sempre più in difficoltà, bersaglio dei molti attacchi della destra. Secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro, a inizio settimana, davanti ai tre leader di Cgil, Cisl e Uil la ministra ha lamentato carenza di organico fra le forze dell’ordine.

E ieri Draghi – racconta La Stampa – ha fatto recapitare al capo di gabinetto del ministero degli Interni la sua irritazione per la decisione di invitare l’autorità portuale di Trieste a pagare i tamponi ai lavoratori: «Né avvisati, né autorizzati». Non per una contrarietà di principio all’iniziativa, anzi. «Ben vengano le imprese che decidono di pagare i tamponi ai non vaccinati», spiega una fonte dello staff. Ma il problema emerso a Trieste per Draghi è politico: quell’iniziativa ha aperto una crepa in un momento delicato, a poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo di passaporto vaccinale. «Non possiamo dar l’impressione di dire sì a figli e figliastri», conferma una fonte di governo che chiede di non essere citata.

A Palazzo Chigi non sembrano preoccupati dalle proteste, che in alcuni casi sembrano più dettate dalla volontà di soffiare sul fuoco piuttosto che da ragioni pratiche. Così, a fronte della minaccia dei portuali di Trieste di scioperare e bloccare le attività, si sottolinea la decisione di molte aziende dello scalo di Genova a farsi carico del costo dei tamponi a chi ha rifiutato il vaccino.

 

Draghi terrà il punto anche su questo: non può essere lo Stato a farsi carico dei tamponi ai no vax. L’unica eccezione era e resta per coloro che non possono essere vaccinati per ragioni cliniche. Né ci saranno allungamenti della durata della validità dei test, che vorrebbe invece Matteo Salvini.

L’altra questione che si pone con porti come quello di Trieste è quella relativa alle vaccinazioni fatte dai tanti lavoratori stranieri presenti con preparati non autorizzati dalle autorità europee, come il vaccino russo Sputnik o il cinese Sinovac. Per giorni è circolata l’ipotesi di una circolare del ministero della Salute per sanare la situazione, ma anche in questo caso il governo non vuole cedere. «Nessuna deroga», dice alla Stampa il ministro Roberto Speranza. Senza il via libera dell’Ema, non si può fare.

Nuove regole per i cortei

Intanto, le manifestazioni contro il Green Pass previste per domani potrebbero essere vietate, in ogni caso non potranno svolgersi nel centro di Roma. Dopo gli errori e le sottovalutazioni di sabato scorso, il Viminale – racconta il Corriere – mette a punto un piano di prevenzione in vista delle prossime proteste. E decide di schierare migliaia di uomini per blindare le sedi istituzionali. Anche nella giornata di sabato, quando la Cgil porterà in piazza San Giovanni almeno ventimila persone.

I timori che in piazza possano esserci nuovi episodi di guerriglia sono forti. Tanto che per il G20 previsto per il 30 e il 31 ottobre si schiererà anche l’esercito.

Nella riunione di ieri al Viminale con i capi delle forze dell’ordine e dei servizi segreti su quanto accaduto sabato scorso, nessuno ha negato che la situazione sia sfuggita di mano. Si evidenzia la mancanza di informazioni preventive su quanti avrebbero aderito alla protesta di piazza del Popolo tanto che «alle 15 si parlava di 3.000 persone e alle 15.30 sono diventate 12.000». Si sottolinea la carente gestione dell’ordine pubblico dopo che dal palco il leader di Forza nuova Luciano Castellino aveva annunciato di voler «andare alla Cgil perché stasera ci prendiamo Roma» e l’ex militante dei Nar Luigi Aronica trattava con i funzionari di polizia la deviazione del percorso per raggiungere la sede del sindacato. Perché nonostante le intenzioni degli estremisti di destra fossero chiare, nessun mezzo blindato è stato messo a protezione del palazzo della Cgil e centinaia di dimostranti sono riusciti a entrare e devastare gli uffici?

Ma i timori ora sono già per la giornata di domani, quando in tutte le città italiane ci saranno presidi e sit in per protestare contro il Green Pass.Nella nota diramata al termine della riunione del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, la ministra raccomanda che si «intensifichino le attività di prevenzione delle possibili cause di turbativa, con il rafforzamento dei dispositivi di osservazione e di vigilanza del territorio e degli obiettivi sensibili nonché dei servizi di monitoraggio dei siti web e dei social network, anche per garantire a tutti la libertà di manifestare pacificamente e nel rispetto delle regole». Le disposizioni inviate ai prefetti prevedono di vietare tutte le manifestazioni che non siano statiche e in ogni caso di tenerle lontane da tutti i luoghi a rischio, prime fra tutte le sedi istituzionali. Ecco perché a Roma si sta valutando di impedire il raduno che dovrebbe svolgersi domani pomeriggio in piazza Santissimi Apostoli, a poche centinaia di metri dalle sedi del governo, del Parlamento e del Quirinale.

Per la manifestazione organizzata per sabato dalla Cgil, oltre al servizio d’ordine del sindacato, saranno almeno 3.000 gli uomini delle forze dell’ordine impegnati nei presidi. Quel giorno terminerà anche la campagna elettorale per le amministrative e prima del silenzio che precede il voto altre piazze saranno piene. Il candidato sindaco del centrodestra Enrico Michetti parlerà al comizio di campo de’ Fiori, mentre quello di centrosinistra Roberto Gualtieri sarà a piazza del Popolo. Saranno distanti, ma non troppo. E già in questi giorni saranno impiegati nei servizi di vigilanza i militari di «Strade sicure» e in vista del vertice internazionale della fine del mese si è già deciso di chiedere al ministero della Difesa un potenziamento del contingente con almeno 500 soldati.