“LE RISORSE SONO FINITE, MINISTRO. ALTRIMENTI IL SISTEMA SALTA”

Categoria: Italia

- DRAGHI SISTEMA PER LE FESTE FRANCESCHINI CHE HA CHIESTO DI REINTRODURRE I FONDI PER LA RISTRUTTURAZIONE DELLE FACCIATE

21.10.2021 dagospia.com lettura3’

“MA LE RIUNIONI DI GOVERNO SERVONO PROPRIO A COSTRUIRE UN COMPROMESSO”, HA INSISTITO "SU-DARIO" - IL RINTUZZO DI UN INFASTIDITO DRAGHI: “È QUELLO CHE STIAMO FACENDO” - COSA C'E' DIETRO LO SCAZZO, LA PARTITA DEL COLLE?

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera" L'effetto tellurico delle Amministrative sta producendo sul quadro politico una scia di scosse che non saranno solo di assestamento. E se è vero che l'epicentro del sisma sono i partiti, è altrettanto vero che l'onda d'urto sta colpendo anche Palazzo Chigi. Gli effetti si sono sentiti martedì in Consiglio dei ministri, dove alcuni rappresentanti del governo hanno protestato con il premier per aver dovuto approvare il Documento programmatico di bilancio «senza che ci sia stato nemmeno distribuito il testo».

A rilevarlo sono stati soprattutto il capodelegazione del Pd Orlando e il grillino Patuanelli, che dopo aver ascoltato l'illustrazione verbale del ministro dell'Economia, hanno chiosato con un «non era mai successo».

Dimenticando che lo scorso anno, ai tempi del Conte bis di cui facevano parte, la manovra giunse in Parlamento il 31 dicembre, e i numeri del Dpb in Consiglio non arrivarono neppure. L'altro ieri la riunione è proseguita con il veto della Lega sulle pensioni e le proteste di M5S sull'ecobonus.

 

Ma a colpire è stato soprattutto il diverbio (l'ennesimo) tra Draghi e Franceschini, che ha chiesto di reintrodurre i fondi per la ristrutturazione delle facciate. La conversazione ha abbandonato le questioni di merito appena il titolare della Cultura ha ricordato al premier che «questo bonus è stato uno dei proveddimenti su cui si è caratterizzata l'azione del governo precedente. Pertanto il tema va affrontato per l'importanza che ha».

Secondo la ricostruzione dei presenti, in quel momento «il confronto è diventato molto duro». E oltre alle parole sono stati i toni a descriverne l'asprezza. «Ha ragione, questo provvedimento era del precedente governo», ha commentato Draghi: «Come lo era il reddito di cittadinanza, come lo era quota cento, come lo sono adesso il taglio delle tasse, i fondi per gli ammortizzatori sociali. Le risorse però sono finite, ministro. Altrimenti il sistema salta». «Ma le riunioni di governo servono proprio a costruire un compromesso», ha insistito Franceschini, imponendo una curvatura politica al duello, come a sottolineare che le decisioni di Palazzo Chigi non possono aggirare la volontà dei partiti: «Questo è il luogo dove avvengono le ricomposizioni». «È quello che stiamo facendo», ha replicato d'istinto il premier: «Eppoi...».

 

La frase che Draghi aveva in mente è rimasta tronca. E tutti hanno notato come per la prima volta fosse visibilmente infastidito. «Eppoi basta», ha concluso. Certo, ogni Finanziaria si porta appresso la sua dose di polemiche e contrasti, ma è evidente come in questo frangente ci sia un surplus che travalica le mere questioni di bilancio. Giorno dopo giorno il governo è sempre più invischiato nel conflitto politico che sta minando gli equilibri su cui si regge la sua larga maggioranza. Il centrodestra, uscito sconfitto dalle urne, manifesta crepe che un vertice tra Berlusconi, Meloni e Salvini non può sanare.

E la faglia non attraversa solo la coalizione, ma anche i partiti che ne fanno parte. L'elezione del nuovo capogruppo alla Camera di Forza Italia, ha fatto esplodere lo scontro interno, relegando la delegazione ministeriale - contraria alla nomina di Barelli - a un ruolo di minoranza. E c'è una simmetria tra l'intervento della forzista Gelmini, che dice di non riconoscersi nella linea del partito, e l'appello di Calenda che chiama a raccolta «per una nuova casa dei popolari e dei liberali».

 

Così come nel Carroccio - attraversato da forti pulsioni antigovernative - fa scalpore la polemica attorno alla decisione del ministro dell'Interno di nominare Maroni nella consulta anti-caporalato, perché l'ex titolare del Viminale ieri ha preso le distanze dalla Lega salviniana e dall'attacco portato alla Lamorgese. Nel centrosinistra è solo questione di tempo, e nel Pd ma soprattutto dentro M5S divamperà l'incendio: sulla legge elettorale come sull'alleanza con i dem.

«Su tutto questo - sussurra un ministro - incombe poi il problema del Quirinale, perché nessuno ancora ha capito cosa intenda davvero fare Draghi. Anche se non c'è ospite internazionale - è l'aggiunta maliziosa -che non lo esorti a proseguire nell'azione di governo». Altro che scosse di assestamento: la politica si prepara al big bang.