Terremoto dell’Irpinia, 41 anni dopo 20mila pratiche ancora ferme per la ricostruzione infinita

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Quella terribile scossa in un minuto e mezzo distrusse 36 comuni tra Campania e Basilicata. Furono 2.735 le persone che persero la vita e le centinaia di migliaia di senzatetto…

Elena Del Mastro — 23.11. 2021 ilriformista.it lettura3’

Erano le 19.35 del 23 Novembre 1980 quando la radio cominciò a balzare distorcendo la musica popolare che stava andando in onda. Il boato di quella scossa durata un minuto e mezzo la sentirono in tanti. È questa l’immagine stampata nella memoria di chi visse il dramma di quei giorni e che ancora 41 anni dopo resta indelebile.

Quella terribile scossa in un minuto e mezzo distrusse 36 comuni tra Campania e Basilicata. Furono 2.735 le persone che persero la vita e le centinaia di migliaia di senzatetto che, per anni, si sono dovuti confrontare con una emergenza che sembrava infinita. Un evento tragico che ha segnato profondamente la comunità e che ancora oggi mantiene visibili le ferite.

Ventimila pratiche ancora ferme in Regione

Dopo 41 anni nelle città le ferite sono ancora sotto gli occhi di tutti sotto forma di caseggiati crollati o ciò che resta delle case di fortuna che furono costruite nella fretta di tamponare l’emergenza di quanti rimasero senza casa. Oggi quella ricostruzione poderosa che costò allo Stato oltre 50mila miliardi di lire, almeno fino alla relazione conclusiva presentata nel 1991 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, sembra non essere ancora terminata.

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Secondo quanto riportato dal Mattino ci sono ancora pratiche per la ricostruzione ferme in Regione. gli interventi sono residuali e riguardano il 6 per cento del totale del patrimonio edilizio interessato, circa 20mila richieste di contributo a cui si aggiungono le poche migliaia della Basilicata: 120 milioni di euro che per altro sono previsti dal bilancio di Palazzo Santa Lucia, quindi pronti per venire erogati e mettere il punto a una storia che è durata già troppo a lungo.

La carta della pericolosità sismica

Intanto La Regione lancia la campagna per mettere in sicurezza le case ed evitare che un nuovo sisma si possa trasformare in tragedia. “Prevedere un terremoto, ossia la data o il periodo in cui si verificherà, non è possibile. Ma sapere se un determinato territorio è a rischio, si può”, scrivono dalla regione Campania su Facebook. Online c’è la carta della pericolosità sismica divisa in fasce di colore.

“Oggi conosciamo esattamente la pericolosità delle varie zone della Campania – continua il post su Facebook – Prepararsi ad affrontare il terremoto è fondamentale. La sicurezza parte dalla propria abitazione. Se è costruita in modo da resistere al terremoto, quindi adeguata alle norme antisismiche, vi garantirà una maggiore protezione”.

“Una scossa sismica, infatti, provoca sempre oscillazioni, più o meno forti, che scuotono in vario modo gli edifici. Le costruzioni più antiche e non progettate secondo criteri antisismici, potrebbero non sopportare le sollecitazioni future derivanti da un nuovo sisma e mettere a rischio la vita umana. È il crollo delle case che uccide, non il terremoto. Oggi, tutti i nuovi edifici devono essere costruiti rispettando le normative sismiche”.

“La Regione Campania proprio per agevolare le procedure necessarie all’ottenimento delle autorizzazioni per i lavori finalizzati all’adeguamento antisismico, anche in vista degli investimenti strategici del PNRR e degli interventi soggetti a incentivi Sisma Bonus ed Ecobonus, ha varato “Sismica”, il nuovo portale regionale in materia di difesa del territorio dal rischio sismico – conclude il post – Non rischiare, adegua la tua casa!”.