Avvoca’, ma io e te...I Cinquestelle hanno deciso di tornare in tv, ma non è chiaro per dire cosa

Categoria: Italia

Raggi invita a dare ascolto a Dibba e Lezzi, Taverna avverte governo e maggioranza che i grillini si faranno sentire di più, mentre il Fatto contesta l’assoluzione di Uggetti e dà voce a chi dice che non bisognava scusarsi di niente

Francesco Cundari, 24.11.2021 linkiesta.it lettura3’

La non imprevedibile marcia indietro è arrivata anche prima del previsto, con l’annuncio dell’imminente discesa del Movimento 5 stelle dall’aventino televisivo. È stato calcolato infatti che la velocità media con cui Giuseppe Conte cambia posizione è direttamente proporzionale alla complessità della questione: per passare da sovranista e populista a progressista convinto ed europeista della prima ora, come è noto, ci ha messo circa un annetto, ma si trattava appunto di questioni di una certa portata, imparagonabili alla scelta di imporre quell’astensione dalla partecipazione a trasmissioni della Rai che in pochi giorni, peraltro, aveva già suscitato critiche da buona parte del Movimento, da Vincenzo Spadafora a Lucia Azzolina. Critici accomunati dal fatto di avere entrambi un libro in promozione, come del resto la quasi totalità del gruppo dirigente grillino (evidentemente consapevole che è giunto ormai il momento di dare alle stampe le proprie memorie, anche perché domani potrebbe risultare più complicato trovare qualcuno che le pubblichi).

Apertamente sbeffeggiato pure da Beppe Grillo («Conte è un gentleman che non riesce a dare degli ultimatum, è uno dei più grandi specialisti di penultimatum che abbia mai visto»), l’avvocato del popolo ha spiegato in modo molto contorto che la decisione non è irreversibile, e sarà di fatto rivista a breve.

Nel frattempo, a giudicare solo dal ventaglio di posizioni presente sui giornali di ieri, la questione della partecipazione ai programmi televisivi non sembra l’unico motivo di incertezza nel Movimento 5 stelle. Sul Corriere della sera, per esempio, Virginia Raggi invita a dare più ascolto ad Alessandro Di Battista e a Barbara Lezzi, due che dal Movimento 5 stelle sono usciti per non appoggiare il governo Draghi e perché contrari a ogni sia pur timido segnale di evoluzione in direzione democratica e progressista.

Sulla Stampa, in compenso, Paola Taverna, oltre a riservare anche lei parole di grande rispetto per l’amico «Ale», rivendica la scelta di rompere l’accordo con il centrosinistra sul relatore della legge di Bilancio e conferma l’atteggiamento assai assertivo nei confronti del presidente del Consiglio e dei presunti alleati («dobbiamo farci sentire di più»). Il Fatto quotidiano, infine, dedica ben due articoli a contestare l’assoluzione in appello di Simone Uggetti (sono uscite le motivazioni), con un commento molto critico di Antonio Esposito e con un’intera pagina di intervista a Massimo Casiraghi, oggi consigliere comunale grillino, al tempo semplice cittadino che si costituì parte civile contro il sindaco del Pd. Sindaco, ricordo, arrestato e portato a San Vittore per una questione amministrativa di poche migliaia di euro, senza essere stato mai nemmeno accusato di aver intascato un centesimo. Una paginata d’intervista per dire, tra l’altro, che Luigi Di Maio ha sbagliato a scusarsi.

In altre parole, la grande svolta garantista e la solenne autocritica messe nero su bianco da Di Maio proprio a partire dal caso Uggetti non sembrerebbero essere condivise dall’ala contiana del Movimento, ammesso che sia corretto definire il Fatto un giornale contiano, e non piuttosto Conte un politico fattesco (o almeno fattoide).

Chiarito dunque che i cinquestelle sono fermamente intenzionati a farsi sentire di più, come dice Taverna, appare sempre meno chiaro cosa intendano dire. Ma certo, almeno dal punto di vista dei premurosi e pazienti alleati del Pd, gli ultimi disparati segnali provenienti da quel mondo non promettono niente di buono.