1-Non solo Tim. Il gioco duro dei fondi sull'Italia

Categoria: Italia

2- Niente pensiero unico sull'inflazione Differenze strutturali e no tra noi e l’oriente. Giusta la prudenza di Lagarde

27.11.2021 Cingolani e redazione de ilfoglio.it lett2’  

1-Ecco tutto ciò che hanno già conquistato nel Belpaese. Imprese ricche o da risanare, immobili di prestigio, società di calcio. Stanno pure per chiudere l’acquisizione delle Autostrade di Benetton

Un secolo fa c’erano i robber baron, poi lo scettro è finito in mano ai bankster che hanno dominato le Borse indirizzando gli gnomi di Wall Street, finché i barbari non sono arrivati alle porte. Adesso sono loro i veri padroni, ben oltre le previsioni di Karl Marx, più avanti delle analisi di Joseph Schumpeter. Robber baron, padrone ladrone, così venivano chiamati dalla stampa radicale i grandi capitalisti che a cavallo tra Otto e Novecento crearono la potenza economica americana: John Rockefeller, il barone del petrolio, Cornelius Vanderbilt, il commodoro, signore del mare, Andrew Carnegie, siderurgia, Jay Gould, ferrovie, James Buchanan Gould, tabacco. Da loro emerse con sempre maggior potenza distruttiva, ma anche costruttiva, John Pierpont Morgan, che s’impadronì delle acciaierie di Carnegie rimaste a secco di capitali e introdusse un sistema che nel tempo sarebbe diventato famoso, quel leveraged buyout di cui in questi giorni si torna a parlare in Italia per la scalata a Telecom Italia. Ma anziché fare uno spezzatino, JP Morgan fuse la Carnegie Steel Corporation con altre imprese siderurgiche in affanno, creando uno dei più grandi gruppi mondiali, lo United States Steel. STEFANO CINGOLANI 27 NOV 2021 ilfoglio.it

2- Niente pensiero unico sull'inflazione Differenze strutturali e no tra noi e l’oriente. Giusta la prudenza di Lagarde

REDAZIONE 27 NOV 2021 ilfoglio.it

    

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Nel gran dibattito sull’inflazione che divide banche centrali (Fed interventista sui tassi, Bce attendista), governi e opinioni pubbliche, un’intera area del mondo assiste in tribuna: l’oriente. In Cina l’inflazione è all’1,5 per cento, in Giappone come sempre intorno allo zero. In Australia al tre, ma depurata da choc esterni come l’energia è all’obiettivo standard del 2,1 per cento. Uniche eccezioni Sri Lanka e Pakistan. Perché questa frattura con l’occidente, dove gli Usa puntano il 7 per cento, l’Europa è in media al 4 e con la Germania al 6? Il Financial Times mette in fila una serie di ragioni, nessuna delle quali appare però decisiva. Nella pandemia i paesi orientali hanno adottato meno lockdown e più circoscritti, riaprendo appena possibile, soprattutto il Giappone. Ciò ha evitato il blocco dei consumi prima e la corsa agli acquisti dopo. Però proprio il Giappone era finito nel mirino per la scarsa reazione, mentre tutti ricordano come Australia e Nuova Zelanda chiudessero e riaprissero al primo accenno di contagi e varianti.