Finto potere. Il livello del dibattito sull’Ucraina dimostra che il problema della politica italiana non erano i politici

Categoria: Italia

Sarà stato anche per la posizione imbarazzante in cui le passate dichiarazioni d’amore per Putin avevano messo molti di loro, sta di fatto che gran parte dei nostri rappresentanti, sulla guerra, non ha dato un cattivo spettacolo. Eppure la qualità del dibattito si è persino abbassata

Francesco Cundari 21.4.2022 linkiesta.itlett3’

Il livello del dibattito che si sta svolgendo sui giornali e in televisione sulla guerra in Ucraina consente di risolvere definitivamente almeno uno dei più antichi dilemmi della politica italiana: non erano i politici il problema.

Da oltre trent’anni – in realtà da molto prima, ma mi riferisco qui alle manifestazioni più estreme del fenomeno, quando era ormai arrivato al parossismo – la stampa ci ha abituati a giudizi pesantissimi sulla politica e sui politici in generale, come dimostra già di per sé l’abuso dell’antica espressione «classe politica», poi persino surclassata, perché al peggio non c’è mai fine, dalla più recente «casta».

Ai pochi che in questi tre decenni hanno provato a denunciare il fenomeno, indicando qui l’origine dell’antipolitica e del populismo, e cioè in una cultura anarcoide, sovversivista, pseudo-rivoluzionaria e in realtà ultra-reazionaria del giornalismo italiano (per essere precisi, dal linguaggio e dalle pose rivoluzionarie, e dalla prassi profondamente reazionaria), la replica è stata sempre la stessa: ma come fai a difendere «questa politica»?

Per una diabolica ironia della storia, il trionfo del populismo su entrambi i fronti dell’emiciclo parlamentare alle elezioni del 2018, con lo spettacolo offerto dai nuovi rappresentanti del popolo, figli naturali di quella lunga predicazione, faceva proprio venir voglia di dar loro ragione. L’andamento di tutta la prima parte di questa folle legislatura, dal governo gialloverde al governo giallorosso, rendeva davvero difficile resistere alla tentazione di dire che sì, certo che avevano ragione: ma quale destra e sinistra, erano tutti uguali. Con tante scuse ad Alberto Sordi (che nemmeno ci meritavamo, perché ci meritavamo di molto peggio, e infatti ci siamo beccati Beppe Grillo).

Ecco però che adesso, visto il livello del dibattito sulla guerra in Ucraina, la solita discussione su chi avesse cominciato prima, su quale fosse la causa e quale la conseguenza, cosa il termometro e cosa la febbre, ha trovato una risposta chiara e inequivocabile. Perché davanti alla tragedia dell’Ucraina – a differenza di quanto accaduto con il Covid – anche i leader politici più spregiudicati si sono dati una regolata. Sarà stato anche per la posizione imbarazzante in cui le passate dichiarazioni d’amore per Putin avevano messo molti di loro, sta di fatto che gran parte dei nostri politici, almeno su questo, non ha dato un cattivo spettacolo.

Il risultato, come è ormai sotto gli occhi di tutti, non è stato tuttavia un innalzamento del livello del dibattito. Al contrario. Per alimentare il solito circo, cioè quello stesso spettacolo che il giorno dopo si deprecherà negli editoriali e nei libri sulla penosa qualità della nostra «classe politica», si è fatto ricorso ai peggiori fondi di magazzino sul mercato dell’opinionismo, tra giovani picchiatelli che in condizioni normali nessuno avrebbe invitato nemmeno per un caffè e vecchie cariatidi dell’accademia vittime del proprio narcisismo, e in molti casi di un’evidente dissonanza cognitiva, cui si sono spalancate pagine di giornale e salotti tv. Il risultato è un dibattito che non ha paragoni nell’occidente democratico. E se questa è la semina, non possiamo stupirci di quello che raccogliamo alle elezioni.