1-IL FUTURO DEL CENTRODESTRA Barelli (FI): “Meloni moderata? Sì, ma gli elettori premieranno l'originale”

Categoria: Italia

2-Cinquantatré minuti di Meloni ricordano che per sfidare la destra l'anti populismo non basta più

3.5.2022 ilfoglio.it lettura2’

1-MARIANNA RIZZINI 03 MAG 2022 Le amministrative, le politiche, il rapporto di FdI con il governo Draghi. "Il problema non è quello che si dice durante i comizi, ma i fatti che vengono dopo, quando ci si incontra con gli alleati e bisogna studiare soluzioni", dice il capogruppo azzurro alla Camera

Giorgia Meloni è reduce dalla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano, da cui è tornata con i galloni da capa e “capitana” (“oggi salpiamo per un viaggio che ci porterà al governo, siamo navigatori, non surfisti”, ha detto, affidandosi alla metafora nautica oltreché al lessico teatrale). E insomma, il sottotesto in qualche modo è emerso da sé (della serie: o gli alleati mi riconoscono il ruolo o vado da sola). Visto da Forza Italia, che effetto fa? Paolo Barelli, capogruppo azzurro alla Camera, era a Milano: “Ho partecipato, dal momento che sono stato invitato”, dice: “Ho apprezzato i contenuti così come l’energia che si respirava in quella platea. Era un’iniziativa di partito, tutta giocata sull’orgoglio di partito, dunque i toni che sono stati utilizzati non mi stupiscono. Il problema non è quello che si dice durante i comizi, ma i fatti che vengono dopo, quando ci si incontra con gli alleati e bisogna studiare soluzioni. A oggi il partito di Giorgia Meloni, salvo rare eccezioni, ha lavorato con generosità per la coalizione e ha vinto (e a volte perso) insieme a lei”. Ora però ci sono davanti le amministrative, e poco oltre anche le politiche — e con le elezioni arriva il rischio di perdere pezzi di identità, magari di fronte a una leadership forte in un settore dell’alleanza.

2-Cinquantatré minuti di Meloni ricordano che per sfidare la destra l'anti populismo non basta più

CLAUDIO CERASA 03 MAG 2022

    

A Milano alla leader di Fratelli d'Italia è sfuggito qualche riferimento di troppo. Ma il suo tentativo di smacchiare il giaguaro populista merita una risposta diversa da parte degli avversari

C’è la retorica del vittimismo. C’è il complesso delle catacombe. C’è la demagogia contro i poteri forti. E c’è poi tutta la fatica della destra post fascista che tenta in tutti i modi di presentarsi con il profilo di chi la destra più impresentabile d’Italia non la vuole rappresentare ma non la vuole nemmeno perdere quando si tratta di conteggiare i voti. Ma al netto di questo, il discorso conclusivo di Giorgia Meloni alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia merita di essere ascoltato con attenzione e senza presunzione per due ordini di ragioni. La prima ragione ha a che fare con un esperimento messo in campo da Meloni che riguarda il tentativo di smacchiare il suo giaguaro populista. La seconda ragione ha a che fare con un problema altrettanto interessante che riguarda invece gli avversari di Giorgia Meloni, in primis il Pd, che presto o tardi, in una stagione politica in cui anche i partiti populisti cercano di superare il populismo, si dovranno rendere conto di quanto rischi di andarsi a esaurire la rendita di posizione generata dall’essere unicamente un partito argine contro tutti i populismi. Nel corso del suo intervento, Meloni ha tentato in tutti i modi di togliere dall’abitacolo di Fratelli d’Italia alcune sirene in grado di far risuonare all’orecchio di un qualsiasi osservatore la melodia populista. E così nessun accenno all’euro, a Trump, ai vaccini, a Orbán, alla Brexit.