Calenda ha rotto l'alleanza con il Pd: "Scelta sofferta, ma non si può fare un patto 'contro'

Categoria: Italia

Il segretario di Azione dice di avere comunicato ai dem che uscirà dall'accordo elettorale, alla luce delle intese sottoscritte ieri con Sinistra italiana, Europa verde e Impegno civico. PD Alleanza con M5s all’ultimo momento ?

7.8.2022 ilfoglio.it lettura4’

Il segretario di Azione, Carlo Calenda, ospite di Lucia Annunziata su Rai3, dice di avere comunicato a Dario Franceschini che uscirà dall'accordo elettorale siglato pochi giorni fa con il Partito democratico, alla luce delle intese sottoscritte ieri dal Pd con Sinistra italiana, Europa verde e Impegno civico. "L'incontro tra me e Letta si fondava sul rifiuto dei Cinque stelle che avevano votato la sfiducia a Draghi e proponevano ricette irrealizzabili. Ora mi trovo a fianco persone che hanno votato 55 volte la sfiducia a Draghi, più dei Cinque stelle, e che hanno inquinato il dibattito italiano per quattro anni", spiega Calenda. "Non mi sento a mio agio con questo. Non c'è dentro coraggio, bellezza, serietà e onore a fare politica così. Pertanto ho comunicato ai vertici del Pd che non intendo andare avanti con questa alleanza".

  

Calenda lascia, dunque. E però cambia i toni: abbandona quelli esplosivi e spiega, ragiona. "Non ho mai voluto la fine del Pd, credo che all'Italia serva un grande partito socialdemocratico e liberale", dice. "Ho fatto un negoziato con Enrico Letta avendo sempre in mente questa idea: abbiamo la credibilità per dire agli italiani che c'è un'altra Italia possibile, che non promette ma che realizza. Ma mano a mano che si andava avanti, a questa alleanza si aggiungevano pezzi che stonavano", dice. "L'ho comunicato adesso a Dario Franceschini. E' stata una scelta sofferta ma non avrei saputo come spiegare una scelta diversa agli italiani. E' la decisione più sofferta che ho preso da quando ho cominciato a fare politico", prosegue. "Ed è questo l'elemento che mi fa decidere, ho deciso di fare politica nel 2018 quando il Pd prese il minimo storico, e l'ho fatto per contrastare il populismo becero, pensavo che il Pd fosse l'unico argine, poi il Pd ha preso una strada differente", prosegue Calenda. "Questa legislatura ha visto tutto il contrario di tutto, e due sono stati i punti di rottura, l'incapacità di trovare un nome diverso a Mattarella e l'ingnominia internazionale della caduta di Draghi. La sensazione che si è data ieri è che ci sia il Pd in mezzo e intorno una serie di forze di cui io ho anche perso il conto. Ma c'era un punto molto chiaro per noi, ovvero la regola di condotta secondo cui Fratoianni e Bonelli non avrebbero espresso continuamente la loro contrarietà all'agenda Draghi. C'è una coerenza di linguaggio che è saltata un secondo dopo che abbiamo firmato questo patto. C'è stato un crescendo che ha dimostrato come sarà la campagna elettorale, che non sarà contro la destra ma con l'intento di demolire l'area liberale della coalizione", ha aggiunto.

  

Del resto lo strappo era nell'aria. Il leader di Azione non tuittava da ieri: non un solo post, un commento, un like. Intanto, su Twitter, Gianfranco Rotondi cingueutta: "Carlo Calenda scappa perché ha saputo quel che io prevedevo da giorni: Enrico Letta ha in tasca l'accordo con il M5s e lo tirerà fuori all'ultima ora utile". E anche lui, Calenda, nel salotto di Mezz'ora in più anticipa questo futuribile accordo rosso-giallo che, dice, si realizzerà all'ultimo momento.

"Serve un minimo di coerenza valoriale", spiega ancora Calenda. "Non si può fare un'alleanza 'contro'. Nel Pd - dice - c'era una pulsione a fare una proposta di governo e una a fare il Comitato di liberazione nazionale. E alla fine in Enrico è prevalso il desiderio di fare il Comitato di liberazione nazionale, che però non libera niente. Il Pd era davvero nella condizione di fare una Bad Godesberg che avrebbe rappresentato la sinistra", dice Calenda, riferendosi al programmna con cui l'Spd tedesco abbandonava il marxismo trasformandosi da partito classista in partito popolare. "Il Pd non riesce a dirsi: 'Io rappresento la sinistra, devono sempre andarsi a prendere un pezzo della sinistra della sinistra", aggiunge Calenda, che spiega così i cortocircuiti interni all'alleanza di centrosinistra: "Il grande dubbio che la sinistra italiana non scioglie mai è essere partito di governo o massimalista. Un dubbio che risolve dicendo: 'siamo ciò che non sono gli altri'. Noi siamo i buoni e gli altri sono i cattivi. Ma così si perde. Stavolta diranno che bisogna combattere i fascisti. Una grande ammucchiata di persone che hanno solo una cosa in comune, l'essere 'contro'. Se metti dentro di Maio Di Stefano D'Incà non si capisce più niente". Ma c'è un problema di numeri, dice Annunziata. "Allora tanto vale fare un accordo con i Cinque stelle, non con Sinistra italiana", risponde Calenda. "Mi ero illuso che Letta avesse capito che la coerenza di quello che si dice è tutto”, aggiunge. E sembra volere dire al segretario dem che ci ha ripensato perchè ha rifatto i conti e crede di riuscire a ottenere assai di più di quello che immaginava.