Logiche elettorali dietro l’accoglienza dei richiedenti asilo

Categoria: Italia

Il numero di migranti accolti da stati o territori varia molto, perché a determinare le decisioni sono spesso logiche elettorali. Uno studio sui comuni italiani mostra che se si avvicinano le elezioni del sindaco si riduce la probabilità di accoglienza.

DI M. GAMALERIO E M. NEGRI IL 20/03/2023 lavoce.info lettura5’

Disparità nell’accoglienza dei migranti

L’aumento dei flussi migratori degli ultimi anni ha portato il tema dell’immigrazione al centro del dibattito pubblico. La questione dell’accoglienza (o meno) dei migranti è parte integrante della retorica di partiti come Lega e Fratelli d’Italia nel nostro paese e Vox in Spagna, ed è stato fondamentale nella campagna elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti e per la propaganda pro-Brexit nel Regno Unito.

Tutte le Figure leggibili nel sito www.lavoce.info

La figura 1 mostra il numero di richiedenti asilo accolti dagli stati membri dell’Unione europea nel 2016, durante la crisi europea dei migranti, normalizzata per il numero di abitanti del paese. Ne emergono chiare disparità. Alla base, ci sono sicuramente notevoli differenze nel numero di richieste d’asilo ricevute dai vari paesi. Ma un fattore fondamentale è la volontà dei singoli stati di accoglierle, e qui la politica gioca un ruolo chiave.

Studi recenti si sono concentrati sul ruolo dei flussi migratori degli ultimi anni nel determinare il successo di partiti anti-immigrazione in molti paesi europei. In un nostro lavoro sul contesto italiano ci focalizziamo, invece, su un aspetto meno studiato del problema: il ruolo delle decisioni prese dai governi in termini di politiche migratorie e degli incentivi elettorali che le guidano.

In breve, il nostro studio mostra che la decisione di accogliere migranti è condizionata da logiche elettorali. La probabilità di accettare migranti è molto più bassa se la decisione deve essere presa poco prima di una scadenza elettorale. La spiegazione è semplice: accogliere i migranti significa inimicarsi la parte dell’elettorato che non li vuole. Se la decisione deve essere presa lontano dalle elezioni, è molto probabile che la memoria corta degli elettori ne mitighi l’effetto. Le decisioni prese a ridosso delle elezioni, invece, acquistano un peso molto importante nelle scelte di voto. A parità di preferenze del politico o partito sulla questione migratoria, dunque, la scelta dell’accoglienza è molto più svantaggiosa quando le elezioni sono vicine.

Figura 1 – Disuguaglianza nel livello di accoglienza migranti tra i paesi dell’Unione europea nel 2016

Lo studio

Il nostro studio utilizza i dati sull’apertura dei centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, dal 2018 rinominato Siproimi – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati – e dal 20202 Sai – Sistema di accoglienza e integrazione) nei comuni italiani tra il 2005 e il 2017.

I centri Sprar costituiscono un secondo livello di accoglienza (diverso dal primo, che si occupa dell’accoglienza dei migranti al momento del loro arrivo in Italia e dell’avvio delle pratiche per la richiesta di asilo) e il loro obiettivo primario è promuovere e agevolare l’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia.

Il sistema ha due caratteristiche importanti per il nostro studio. Per prima cosa, l’apertura o meno di un centro Sprar in un comune dipende dalla decisione del sindaco. Periodicamente, il ministero degli Interni organizza una gara d’appalto tra comuni per l’apertura di centri Sprar sul loro territorio e ogni sindaco decide se parteciparvi o meno. Il secondo aspetto importante per i nostri risultati è che la tempistica delle gare d’appalto è dettata dal ministero dell’Interno e non dipende dal ciclo elettorale dei comuni. Il fatto che la decisione di partecipare alla gara di appalto debba essere presa a ridosso delle elezioni comunali o meno, quindi, può essere considerato come un evento puramente casuale ed esogeno dal punto di vista del sindaco e dei comuni.

Le due caratteristiche, combinate, ci permettono di misurare l’effetto (causale) degli incentivi elettorali sulla decisione di accogliere i migranti calcolando la differenza nella probabilità di partecipare alla gara d’appalto tra sindaci che sono all’ultimo anno del mandato elettorale e sindaci che sono invece lontani dalla scadenza quando il bando viene emesso.

I risultati

Il risultato principale del nostro studio è illustrato nella figura 2. Per ogni anno del mandato elettorale dei sindaci, la figura riporta la differenza nella probabilità di partecipare al bando per l’apertura del centro Sprar se la gara d’appalto è aperta in quell’anno, rispetto al primo anno del mandato elettorale. Come si può vedere, la differenza è negativa e statisticamente significativa soltanto nell’ultimo anno del mandato elettorale. Il segno negativo indica che, a parità di condizioni, un sindaco a fine mandato ha una probabilità più bassa di partecipare alla gara d’appalto rispetto a uno sindaco appena eletto. Per dare un’idea della magnitudine dell’effetto stimato degli incentivi elettorali, la probabilità che un sindaco all’ultimo anno del mandato partecipi a una gara d’appalto per l’apertura di un centro Sprar è più bassa del 26 per cento rispetto alla media dei sindaci che al momento dell’emissione del bando si trovano nei primi anni del loro mandato.

Figura 2 – Effetto degli incentivi elettorali sull’accoglienza dei rifugiati

Le figure 3 e 4, basate su sondaggi dell’associazione Itanes (Italian National Election Studies) del 2013, corroborano la tesi che la differenza sia dovuta a logiche elettorali. La figura 3 riporta il grado di accordo di 84 sindaci con l’affermazione “Gli immigrati sono un bene per l’economia italiana”. Come si vede, la maggior parte dei sindaci, indipendentemente dal loro orientamento politico, dichiara di essere d’accordo. La figura 4 riporta invece quello che i sindaci pensano riguardo agli elettori del loro partito: la maggior parte dei primi cittadini crede che i propri elettori pensino che l’Italia riceva troppi migranti. Il messaggio che emerge dalle due figure, quindi, è che la scelta di non aprire un centro Sprar non dipende da preferenze individuali dei sindaci riguardo all’immigrazione, ma da quello che pensano sia più in linea con le posizioni del loro elettorato.

Lo studio evidenzia anche come l’effetto negativo degli incentivi elettorali sia più forte quanto più è alta la percentuale di votanti nel comune che si oppongono all’accoglienza dei migranti (che approssimiamo con la percentuale di elettori di estrema destra). Questo rafforza ulteriormente l’idea che la decisione di non partecipare al bando di apertura di un centro Sprar sia dovuta alla paura di perdere il voto di una parte dell’elettorato. Per di più, l’effetto negativo non si evidenzia soltanto nei sindaci di centro-destra, ma si ritrova in egual misura tra quelli di centro-sinistra.

Figura 3 – Sondaggio sui sindaci: gli immigrati sono un bene per l’economia italiana?

Figura 4 – Sondaggio sui sindaci: opinione degli elettori sulla domanda “Riceviamo troppi migranti (su scala da 0 a 10)?”

Le conseguenze

Come raccontiamo nel nostro studio, e come riportato anche da altre fonti (si veda per esempio qui e qui), i comuni che partecipano al programma Sprar sembrano beneficiare dall’arrivo di richiedenti asilo e rifugiati. Infatti, i comuni che aprono i centri Sprar ricevono trasferimenti fiscali dal governo nazionale per la gestione, che possono generare potenziali ricadute economiche positive per il territorio. Per dare un’idea della loro importanza, utilizzando i nostri dati, abbiamo stimato che il contributo fiscale pro-capite derivante dall’apertura di un centro Sprar si aggira attorno all’8 per cento del bilancio municipale pro-capite totale. In aggiunta, come documentato da un altro studio e riportato anche dalla stampa (per esempio qui e qui), i centri Sprar hanno contribuito ad aumentare l’attrattività dei paesi che li hanno aperti, aiutando a combattere il declino demografico e a mantenere vivi servizi pubblici locali come le scuole. Le dinamiche elettorali evidenziate dal nostro studio, quindi, si traducono in effetti concreti sulle finanze e più in generale sul benessere dei comuni. Conclusioni simili erano state sottolineate in un precedente articolo sulla spesa per l’integrazione degli immigrati in Italia.

In un’ottica più ampia, il fatto che i flussi migratori non siano costanti nel tempo, ma siano caratterizzati da ondate irregolari, combinato al fatto che non tutte le elezioni municipali avvengono contemporaneamente, può generare disuguaglianze di lungo termine nell’accoglienza di migranti sul territorio italiano. Con le dovute cautele, l’estensione delle conclusioni del nostro studio a un contesto internazionale può contribuire a spiegare le disuguaglianze in termini di accoglienza osservate nella figura 1.