LETTERE AL DIRETTORE L'efficienza del Pnrr passa più dal governo che dalla Corte dei Conti Il mistero del Pnrr italiano in fondo è tutto qui

Categoria: Italia

come ci si può ergere a grandi difensori dell’efficienza del Piano negli stessi istanti in cui si mostra ogni giorno di essere il manifesto dell’inefficienza proprio sul Pnrr

06 GIU 2023 lettere direttore de ilfoglio.it

Al direttore - Moderati. Verrà fuori che anche Tolkien ha cominciato a scrivere su La Discussione.

Giuseppe De Filippi

  

  

Al direttore - Fateci caso, tutte le volte che la maggioranza va in confusione, e non sa che fare, individua un soggetto su cui scaricare le responsabilità, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica. Uno alza il polverone, adesso tocca alla proroga di ciò che era già previsto durante la pandemia, la sospensione del controllo concomitante della Corte dei conti sul Pnrr e la previsione dello scudo per i dirigenti, e l’altro parla per l’ennesima volta di “deriva autoritaria”. Il dibattito si concentra su quello, liberisti che eliminano lacci e lacciuoli contro difensori delle istituzioni democratiche che vogliono porre un argine all’autoritarismo degli “orbaniani d’Italia”. Del Pnrr e degli obiettivi da centrare non frega un tubo a nessuno. Il governo è in ritardo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e, purtroppo, ogni giorno che passa emerge sempre più chiaramente che non sanno dove mettere le mani. E non c’entrano nulla né la Corte dei conti né il mancato scudo per i dirigenti. Naturalmente tutto questo fumo ci distrae e non ci fa accorgere della totale mancanza dell’arrosto che è esattamente l’obiettivo della Meloni. Continuando col buon arrosto, ci hanno voluto far credere che il Pnrr era irrealizzabile perché metteva troppa carne al fuoco e che ci saremmo indebitati per progetti che non servono al paese. E’ una balla, i finanziamenti del Pnrr sono per una parte a fondo perduto e di quelli a debito meno della metà sono per nuovi progetti. Gli altri progetti erano già previsti e il debito sarebbe comunque stato contratto, col Pnrr avremo tassi di interesse agevolati. Per questo si tratta di una grande opportunità per il nostro paese. Quanta faccia tosta tra i “sovranisti de’ noantri”: prima dicevano che l’Europa ci dava poca acqua e ci faceva morire assetati, adesso che ce ne dà troppa per farci morire annegati.

Dovremmo invece tirarci su le maniche, testa bassa, lavoro, e spendere bene tutto quello che potrà essere speso. Il governo la smetta di mistificare, cercare scuse e scaricare responsabilità, siamo molto preoccupati, perché mentre loro giocano “alla politica” la terza rata non è ancora arrivata e sulla quarta siamo in forte ritardo. Sono già passati nove mesi, è finito il tempo del “noi siamo appena arrivati, la colpa è di chi c’era prima”. Vengano in Parlamento non per esporci l’inutile “trattato dei cacadubbi”, come accaduto finora, ma per dirci esattamente cosa non funziona, cosa c’è da cambiare, come si stanno mettendo in comunicazione i fondi del Pnrr con quelli del Fondo di sviluppo e coesione e con i fondi comunitari, se si stanno rispettando le percentuali di distribuzione territoriale previsti, perché sono stati bloccati i trasferimenti alle regioni, anche laddove le risorse potevano essere immediatamente spese e perché, se cambia qualcosa sulle missioni e cosa, se si sta estendendo l’investimento su “Industria 4.0” e come.

Noi da riformisti, quelli pragmatici, quelli che si occupano dell’arrosto e non del fumo, una mano la daremmo volentieri. Il tempo passa e il sentiero si fa sempre più stretto, giocare con i destini del paese non è divertente. Noi ci siamo.

Davide Faraone, deputato di Italia viva

La polemica sulla Corte dei conti è surreale almeno per tre ragioni.

Primo: non si può chiedere alla premier di andare veloce sul Pnrr e lamentarsi poi che il governo voglia andare veloce attraverso l’eliminazione di una pratica anomala introdotta nel 2021: la cogestione della Corte dei conti sul Pnrr.

Secondo: non si può non notare che chi oggi chiede di superare la cogestione della Corte dei conti coincida con chi ha suggerito due anni fa di estendere e rafforzare il controllo concomitante della Corte dei conti (quel partito era Fratelli d’Italia).

Terzo: non si può non ricordare che il problema del Pnrr non è chiedersi cosa fare della Corte dei conti ma è chiedersi come sia possibile che l’Italia sia l’unico paese europeo ad aver presentato solo una bozza preliminare per spiegare come vuole cambiare il Pnrr. Ieri, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che il governo deve “valutare quali siano gli investimenti più produttivi in termini di capacità di crescita per il paese e se qualche progetto non è più attuale è nostro dovere rivederlo”.

Ancora valutare? Sì, ancora. Ecco. Il mistero del Pnrr italiano in fondo è tutto qui: come ci si può ergere a grandi difensori dell’efficienza del Piano negli stessi istanti in cui si mostra ogni giorno di essere il manifesto dell’inefficienza proprio sul Pnrr