Case green, c’è l’accordo Ue: stop alle caldaie a gas dal 2040, più flessibilità su pannelli solari ed efficientamento. Ecco la nuova direttiva

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La versione finale del provvedimento prevede che siano i Paesi membri a decidere come e quanto intervenire per rispettare i target di riduzione dei consumi

7.12.2023 - 20:08 di Gianluca Brambilla, opeo.nline lettura’

Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sulla cosiddetta «direttiva case green», il provvedimento che mira ad abbattere le emissioni degli edifici attraverso un maxi-piano europeo di efficientamento energetico. Al trilogo di oggi – giovedì 7 dicembre – Commissione, Consiglio e Parlamento Ue sono riusciti a trovare un’intesa sulle nuove regole per le performance energetiche degli edifici. La Energy Performance Building Directive, questo il nome completo della direttiva, rappresenta uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55, quell’insieme di riforme e provvedimenti attraverso cui l’Unione europea mira a ridurre significativamente le proprie emissioni di gas serra entro il 2030. La prima versione della direttiva, la più ambiziosa, è stata approvata dalla plenaria di Straburgo lo scorso marzo. Da allora, alcuni Paesi membri – Italia in testa – hanno fatto pressione per rivedere al ribasso alcuni degli obiettivi fissati dal provvedimento.

Lo stop alle caldaie a gas e l’obbligo di pannelli solari

Una delle novità principali inserite nella versione finale della direttiva riguarda il phase-out, ossia l’eliminazione graduale, dei combustibili fossili dagli edifici. La data della messa al bando delle caldaie a gas e di tutti gli altri sistemi di riscaldamento inquinanti slitterà dal 2035 al 2040. Per gli Stati membri è stata mantenuta inoltre la possibilità di fornire incentivi per sistemi di riscaldamento ibridi. Un altro punto controverso, su cui oggi il trilogo è riuscito a trovare un accordo, riguarda l’obbligo di installazione di pannelli solari sugli edifici. La versione approvata dal Parlamento lo scorso marzo obbligava ogni immobile in costruzione o già esistente a dotarsi di pannelli solari, a patto che l’installazione fosse fattibile e conveniente. Il testo finale della direttiva esclude invece tutte le abitazioni e si concentra solo sugli edifici non residenziali che superano una certa metratura. C’è poi la questione legata ai «mutui green», il sistema di accesso agevolato al credito per chi ristruttura casa. La versione definitiva del provvedimento prevede che le banche non siano più obbligate, ma semplicemente incoraggiate, a concedere questi mutui.

I target di riduzione dei consumi

A cambiare però non sono solo i singoli dettagli, ma in un certo senso l’intera impostazione della direttiva. La versione del provvedimento approvata a marzo dal Parlamento europeo prevedeva infatti che tutti gli immobili residenziali raggiungessero la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 2033. Nel testo finale, di questi target non è rimasta alcuna traccia. Agli Stati membri sono stati dati due obiettivi di riduzione dei consumi per il parco edilizio: -15% entro il 2030, -20/22% entro il 2035. Saranno però i singoli governi a decidere come raggiungere queste percentuali, delineando una roadmap degli interventi di ristrutturazione considerati come prioritari.

Un compromesso che piace all’Italia

L’intesa raggiunta oggi al trilogo sulla «direttiva case green» sembra aver lasciato tutti soddisfatti, compreso il governo italiano e gli operatori del settore. «Dovremo verificare i testi, ma sembra confermato l’approccio di buon senso per il quale anche il governo italiano ha proficuamente operato. Un approccio che elimina gli obblighi diretti per i proprietari, lasciando agli Stati maggiori libertà d’azione», ha commentato il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. Soddisfatta anche l’eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, relatrice ombra del provvedimento, che parla di «una vittoria del buon senso e del realismo sull’ideologia» ma anche di «un successo su tutta la linea che accogliamo con grande soddisfazione». Ma a esultare è anche la commissaria Ue all’Energia Kadri Simson, che su X scrive: «Non si tratta solo di strumenti importanti per realizzare le nostre ambizioni climatiche, ma anche di una serie di misure concrete che migliorano la vita dei nostri cittadini, riducono le bollette energetiche e rilanciano l’economia».