Ci concentriamo su liste, candidature e scontri fratricidi senza parlare mai di cose importanti. L’unico fatto politico nuovo è la nascita della lista Per gli Stati Uniti d’Europa con Bonino, Renzi e i liberal-democratici
26.3.2024 Mario Lavia, linkiesta.it lettura2’
Mentre il mondo ribolle, in bilico tra difesa delle democrazie e avvento dell’oscurantismo, da noi si parla d’altro, molto all’italiana, con i piedi saldamente piantati sulle nuvole del politicismo: le liste, le candidature, cioè la fase suprema della politica intesa come scontro personale alla ricerca di un posto al sole, si fa per dire, di Bruxelles.
È la lotta politica, nessuno è nato ieri, sappiamo che il destino di alcune famiglie dipende dalle prossime scelte delle segreterie dei partiti, dei capibastone, da come gli gira al capo o alla capa di turno.
Temiamo che i dirigenti dei partiti in queste ore non siano tanto concentrati sulla richiesta dell’Onu di un cessate il fuoco – la notizia di ieri –, tantomeno della durissima prospettiva che oscura il cielo di Kyjiv, quanto su come meglio fregare i voti all’alleato – è lo sport preferito dai due che se la passano peggio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte – o in che posizione in lista ottenere per sperare di essere eletti.
È quest’ultimo l’assillo principale che domina in casa Partito democratico (oggi c’è una riunione della segreteria) alle prese con l’enigma di una segretaria che si presenterà ovunque ma che per non dare l’idea molto maschile del partito personale si presenterà sì in tutta Italia ma al numero tre, così facendo però fregherà diverse donne (tranne ovviamente le capolista) inevitabili numero quattro, posizione a rischio trombatura.
Poi c’è la sinistra bella, tosta e pacifista, tre liste – Conte, Nicola Fratoianni e Michele Santoro – che si disputeranno gli ossi nella medesima ciotola dalla quale dovrebbe avanzare qualche briciola anche per i “pacifisti” dem che alle Europee spuntano come funghi velenosi per un partito che si presume razionale e riformista. Oddio, in queste ore a dire la verità nel Partito democratico sta andando in scena una tarantella pugliese da piangere, con il governatore Michele Emiliano che ha gettato discredito sul sindaco di Bari Antonio Decaro con la famosa foto del sindaco con parenti di un boss, dopo che Bari era scesa in piazza contro l’iniziativa dall’ineffabile Matteo Piantedosi.
Ieri sera il Tg1 a trazione meloniana ha aperto l’edizione delle 20 con lo scherzetto di Emiliano ai danni di Decaro menandola per dieci minuti senza rendersi conto che proprio al Tg1 il medesimo Emiliano era tornato indietro, boh, non so, «forse ha ragione Antonio», sono passati diciotto anni… Buffonate, perdite di tempo: ma tutto fa brodo per i Piantedosi e per gli Emiliano, uomini delle istituzioni che alzano la polvere su tutto ciò che toccano. In tutto questo bailamme spunta una notizia che qui a Linkiesta abbiamo trattato più volte: la nascita della lista Per gli Stati Uniti d’Europa grazie all’intesa tra Emma Bonino e Matteo Renzi. Almeno è un fatto politico nuovo. Un po’ più interessante dell’egocentrismo di Michele Emiliano e del posto numero tre occupato da Elly Schlein.