"La ministra Bernini, su Israele, deve prendere posizione. Negli atenei mollezza dei docenti". Parla Della Loggia
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Buona parte del corpo accademico non sa nulla del passato di Israele, non sa nulla della storia di quel paese. Sono professori che si sono arresi che hanno smesso di resistere”.
CARMELO CARUSO 02 APR 2024 ilfoglio.it lettura2’
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"Dire parole chiare e in alcuni dimettersi per reagire al boicottaggio contro Israele nelle università. Non si può esporre la bandiera di chi ha assassinato il 7 ottobre". La versione dello storico
Roma. Ernesto Galli della Loggia, cosa pensa del “boicottaggio” universitario contro Israele? “Che ci sono momenti della storia in cui un rettore, un direttore, dovrebbe riscoprire l’istituto delle dimissioni. Ci sono momenti in cui un ministro dell’Università, come in questo caso, dovrebbe dire parole precise. La nostra ministra Anna Maria Bernini non può stare in un cantuccio. Un ministro dell’Università ha il dovere di entrare nel discorso pubblico, offrire un punto di vista chiaro. Non abbiamo che farcene di un ministro dell’Università che non prende posizione”. Da storico, editorialista del Corriere della Sera, per lei è “normale” che a Pisa, alla Normale, si chieda di rompere i rapporti scientifici con Israele? “Non è normale, e mi sconvolge la mollezza, il cedimento del corpo accademico alla massa studentesca che promuove tesi velate di antisemitismo”. Si può definire “eccellenza” un’università che si chiude, che chiede al ministro degli Esteri di interrompere gli scambi con Israele? “Io non mi preoccupo della definizione di eccellenza. Il problema non è l’eccellenza di un’università, ma quello che accade all’interno”. Cosa le ricorda? “Nel 1933 Heidegger venne eletto rettore a Friburgo con un consenso di colleghi e studenti. Le università furono essenziali a nazificare il paese”. Cosa nasconde il boicottaggio contro Israele? “E’ un fenomeno che si propaga. E’ un movimento già presente in America e in Inghilterra. In tutto l’occidente c’è un condizionamento oggettivo del mondo arabo”. Quali sono le università dove il pensiero occidentale si è compromesso? “Oxford e Cambridge sono finanziate da soggetti islamici e in queste università si rompono i rapporti con Israele. E’ un sentimento, una moda dove confluisce il vecchio anti occidentalismo. Non si crede più nella propria cultura”. Una delle richieste dei vari senati accademici è di esibire la bandiera palestinese fuori dalle università. Lei la lascerebbe esporre? “Mi limito a ricordare che degli assassini, avvolti in quella bandiera, il 7 ottobre, hanno ucciso civili inermi”. Va esposta? “Non si può dire esponiamo quella bandiera. La gravità di quei fatti dovrebbe suscitare come minimo ripulsa”. Cosa le suscitano i senati accademici, i ricercatori, i docenti che accomunano Israele alla politica del suo governo? “Che quella che chiamiamo élite, dispiace dirlo, ha una scarsa conoscenza storica dei fatti”. E’ ignoranza? “E’ un’assoluta ignoranza del passato. Buona parte del corpo accademico non sa nulla del passato di Israele, non sa nulla della storia di quel paese. Sono professori che si sono arresi che hanno smesso di resistere”….


