Assalto alla democrazia guidato da odio e ideologia. Noi, Studenti per Israele sotto attacco dei pro-Pal:

Categoria: Italia

lanciavano coriandoli, spintonavano e offendevanoIl libero confronto, basato anche sul dissenso,rappresenta il sale della nostra libertà d’espressione.

Alessandro Ricci 17.5. 2025 alle 22:35 ilriformista.it   lttura4'

L’università non può essere ostaggio di chi usa la forza per impedire il dibattito

Il 15 maggio, al Campus Einaudi di Torino, avrebbe dovuto tenersi il nostro evento per presentare il Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio, di cui noi, come Studenti per Israele, siamo firmatari, con l’obiettivo di contrastare l’antisemitismo nelle università. Lo stesso evento che due mesi fa era stato annullato da UniTo per “problemi burocratici”.

Insulti e impossibilità di dialogo

Appena varcata la soglia dell’aula assegnataci per l’evento, un gruppo di manifestanti pro-Palestina è entrato con megafoni e bandiere palestinesi, striscioni, urlando: “Fuori i sionisti dalle università”, “intifada pure qua”, impedendoci di parlare. Minacce, intimidazioni e offese come, “fascisti”, “sudici sionisti”. Ogni tentativo di instaurare un dialogo è stato immediatamente soffocato da comportamenti violenti, che hanno trasformato uno spazio universitario in un luogo di odio e violenza. Ho provato a filmare quanto stava accadendo, per documentare, con immagini, la gravità della situazione. Ma la direttrice del Campus mi ha subito chiesto di interrompere la registrazione, nonostante fosse un evento pubblico e uno dei manifestanti mi ha intimato di eliminare i filmati. Ho fatto in tempo a scattare delle foto mentre dei ragazzi attaccavano sulla lavagna bandiere palestinesi.

Violenti lanciavano coriandoli e spintonavano

L’università non può essere ostaggio di una minoranza organizzata, che usa la forza per impedire il libero dibattito democratico. Il libero confronto, basato anche sul dissenso, rappresenta il sale della nostra democrazia. Pensando che il peggio fosse già arrivato, ci è stato comunicato che avremmo potuto proseguire l’evento in Aula Magna, dove, però, questi gruppi violenti hanno sfruttato il momento per barricare la porta dell’aula mettendosi davanti per non farci entrare. Un clima di tensione crescente che poi però è degenerato: io e i miei colleghi, nel tentare di entrare, siamo stati spintonati brutalmente e aggrediti fisicamente anche con sputi. Non è stato risparmiato nemmeno chi, tra il pubblico, era più anziano e si era recato lì solo per ascoltare, lanciando coriandoli e continuando a spintonare in massa.

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Noi accusati di provocazione…

A quel punto, dopo aver constatato che non sarebbe stato più possibile parlare, siamo stati costretti ad andarcene, esortati anche dalla polizia, per non aggravare il clima di crescente tensione. Siamo stati accusati noi, di provocazione, mentre quello che avremmo voluto fare era soltanto creare un dialogo. Ci hanno accusato di essere fascisti le stesse persone che hanno impedito di esprimere la nostra opinione. Quando ho avuto modo di parlare separatamente con alcuni di loro mi hanno urlato “l’università non è posto per voi.” Noi, invece, siamo studenti esattamente come loro. Proprio per questo abbiamo deciso di chiamare la nostra pagina “Studenti per Israele” e il Manifesto di cui siamo firmatari vuole battersi esattamente questo. Gli spazi universitari appartengono per definizione e regolamento a tutti gli studenti.

Ciò che è successo oggi è un attacco alla democrazia e un attacco alla libertà di pensiero. Una libertà di pensiero ormai minata dall’odio della cieca ideologia, privo di ogni minima razionalità. Il silenzio è l’indifferenza di forte a tutto ciò che è accaduto oggi, per noi, significa essere complici di chi vuole distruggere la democrazia.

Alessandro Ricci