DALLO SCIOPERO AL FINE VITA/ Quello strano asse politico tra il presidente della Consulta e Landini

Categoria: Italia

Presidente della Consulta, ha rilasciato a Repubblica un’intervista tutta politica in cui dice al Parlamento cosa deve fare sul fine vita

Stefano Bressani 6-10. 2025 ilsussidiario.net lettura 2’

Amoroso, presidente della Consulta, ha rilasciato a Repubblica un’intervista tutta politica in cui dice al Parlamento cosa deve fare sul fine vita

Il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, ha rilasciato un’intervista a Repubblica dal titolo “Sul fine vita la Consulta si è già espressa. Ora il Parlamento acceleri”. Può essere sembrato un momento di fisiologia istituzionale e mediatica. In realtà non lo è stato affatto, anzi, è parso l’ennesimo passaggio di una delle molte anomalie ormai radicate nella vita democratica.

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Non è compito della Consulta – tanto meno del suo presidente in via singolare – sollecitare il Parlamento ad “accelerare” un qualsiasi provvedimento di legge. Il potere legislativo – espressione diretta della sovranità popolare – non ha il dovere neppure minimo di rispondere ai giudici costituzionali su tempi, modi e contenuti della propria attività normativa. Solo il presidente della Repubblica può eccepire a una decisione del Parlamento o del governo, ma nella correttezza istituzionale della loro attività, non nel merito politico.

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La Corte ha invece fra le sue funzioni quella di accogliere ed esaminare i ricorsi via via presentati sulla costituzionalità di norme di legge approvate dal Parlamento e promulgate dal Quirinale. E quando vi sono le condizioni per una pronuncia, la Consulta opera nelle sedi e con gli strumenti previsti dalla legge: non con interviste domenicali di sapore politico sui quotidiani (nel caso specifico, su un organo d’informazione vicino all’opposizione parlamentare).

Non tira per la giacca il Parlamento – o il Governo – un presidente della Consulta proveniente dalla magistratura ordinaria, designato di fatto da un club ristretto di colleghi della Corte di Cassazione (per alcuni – non per chi scrive – cuore della casta corporativa giudiziaria, in questo momento in scontro frontale con la maggioranza di governo per la riforma della giustizia).

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Il presidente della Consulta non rilascia dichiarazioni in libertà sul Parlamento in una domenica elettorale. E magari neppure il lunedì o il martedì: come lo stesso Amoroso ha fatto dopo l’ultimo referendum promosso – e perso – principalmente dalla Cgil.

Il presidente della Consulta – sollecitato dal medesimo quotidiano – ha subito sollecitato un abbassamento del quorum di validità dei referendum. Ciò che avrebbe forse consentito a Maurizio Landini di lanciarsi nella sua auto-candidatura personale a leader del “campo largo” di centrosinistra.

Sono passati appena quattro mesi e Landini non demorde: alla testa di uno sciopero politico, acceso da black bloc in piazza. Violando la legge e una pronuncia urgente del Garante, ma agitando la necessità di difendere “l’ordine costituzionale”. È opportuno per un presidente della Consulta mettersi al fianco di un leader sindacale che non fa più il suo lavoro – tutelare i lavoratori – ma solo politica?