Gravità permanente. La sconfitta in Calabria mostra che il centrosinistra non è competitivo al centro

Categoria: Italia

Il campo largo non riesce a espandersi oltre la propria base ideologica e non parla al Paese reale

Mario Lavia 7.10.2025 linkiesta.it lettura 2’

Adesso al campo largo non resta che aspettare che arrivino i nostri, come nei western, la Toscana, domenica, e poi Puglia e Campania per lenire i lividi di queste due prime regionali, le Marche e la Calabria, dove è andata proprio male. Un’altra batosta, con il grillin-contiano Pasquale Tridico stracciato sessanta a quaranta dal forzista Roberto Occhiuto, il presidente uscente che, indagato, si era appellato al popolo, il quale gli ha riconsegnato la Calabria.

Evidentemente affidarsi a uno che ha promesso una specie di reddito di cittadinanza regionale e l’abolizione del bollo auto, o a candidature come quella anti-Ucraina di Donatella Di Cesare, forse non è stata una scelta brillante. La scelta di Tridico, un simil-«Cetto La Qualunque» (copyright Carlo Calenda), è responsabilità dell’avvocato del populismo, supinamente accettata da Elly Schlein. E al primo grillino in campo è andata malissimo.

Scontate le vittorie, Eugenio Giani in Toscana e Antonio Decaro in Puglia, sarà interessante vedere come andrà l’altro grillino, Roberto Fico in Campania. C’è inoltre da dire che la suggestione fatta circolare dai contiani dopo le Marche, per cui gli elettori pentastellati non votano un candidato riformista, risulta una mezza bufala, visto che non si può dire che Tridico abbia proprio trionfato. La sconfitta era annunciata, ma non con un distacco così ampio, una ventina di punti, a segnalare che in quella regione il campo largo non è competitivo. Ma la domanda è: solo in Calabria?

L’interrogativo si pone perché non si sfugge alla sensazione che il centrosinistra sconti una scarsa spinta propulsiva, a partire dal fatto che è evidente che non riesce a conquistare consensi al centro. Per cui l’analisi fatta ieri da un legittimamente felice Antonio Tajani ha un senso: il centrosinistra è diventato ormai semplicemente sinistra e pertanto gli elettori più moderati di quella coalizione si spostano verso il centro del centrodestra, cioè Forza Italia. Non è una questione politologica, ma di contenuti, di un’idea generale che il campo largo, a partire dal Pd, comunica al Paese, che evidentemente ha una percezione di una coalizione schiacciata su posizioni radicali, non dialoganti e movimentiste.

E, ovviamente, il voto calabrese conferma che la mobilitazione pro-Pal non sposta un solo voto, e che dunque credere che cortei e scioperi riempiano le urne è sbagliato. Continua a mancare, al centrosinistra, una proposta di governo forte. Lo sa bene il Pd, che ha intenzione di occuparsi un po’ più di contenuti e meno di chiacchiere, almeno se è un indizio la convocazione della segreteria sull’economia e lo stato dell’industria.

Certo, il partito di Elly Schlein, in questa settimana orribile non ha mostrato grande smalto. In Calabria perde qualcosa rispetto alle Europee, confermando una difficoltà a espandersi, e bisognerà capire se cede voti all’area M5s o al nuovo simbolo Casa Riformista (benedetta da Matteo Renzi alla Leopolda) che supera Alleanza verdi e sinistra.

Quello che è certo, è che il quadro politico sembra cristallizzarsi in due sensi: la salute del centrodestra, con un tendenziale spostamento verso il centro, e le sabbie mobili in cui il campo largo si dimena, attendendo i voti della comfort zone e dei cacicchi.