Dispettucci. Il confronto Meloni-Schlein (per ora) è saltato. Evviva

Categoria: Italia

Ben venga una sosta nel rito delle nostre campagne all’americana, che producono solo un bipopulismo alla sudamericana,

29.11.2025 Francesco Cundari 28.11. 2025 linkiesta.it lettura2’

scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Ero già rassegnato a sorbirmi un anno e mezzo di confronti, finti battibecchi e amabili duetti tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, stanca replica del format già andato in scena nella legislatura precedente, solo con Enrico Letta al posto di Schlein – cioè, tecnicamente, nel ruolo del pollo a poker – quando la realtà mi ha regalato due liete sorprese.

La prima sorpresa è che Meloni è ormai talmente accecata dalla propria faziosità e dal desiderio di fare cappotto da avere gettato via l’occasione che lei stessa si era creata e aveva così bene sfruttato la volta scorsa, quando era riuscita a far credere a Letta che dalla polarizzazione Pd-Fdi avrebbe tratto qualche beneficio anche lui.

E così, invece di cogliere al volo la sfida di Schlein per un confronto ad Atreju ha risposto con una provocazione infantile, dicendo che allora avrebbe dovuto partecipare anche Giuseppe Conte. Perché anche negli anni passati, «a differenza di Elly Schlein», Conte era andato ad Atreju senza imporre alcun vincolo, e perché non spettava a lei, Meloni, «stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno». Motivo per cui, bontà sua, si diceva disponibile «a un confronto unico con entrambi».

So che su molti giornali leggerete che si tratta di una manovra raffinatissima, ma a me sembra proprio, nel tono e nella sostanza, una ripicca da asilo, che pone una condizione – lei da sola contro due diversi leader dell’altro schieramento – che nessun avversario con un minimo senso di sé potrebbe mai accettare, e che infatti Conte ha accettato subito. Ma questa, ovviamente, non è una sorpresa.

La seconda lieta sorpresa cui accennavo all’inizio è invece che Schlein ha risposto nell’unico modo ragionevole, invitando provocatoriamente Meloni a portare anche Matteo Salvini, e magari estendere l’invito ad Antonio Tajani da un lato e ai leader di Avs dall’altro, così da fare un confronto tra coalizioni, se proprio ci tiene, per concluderne che in verità la presidente del Consiglio, davanti alla sfida del confronto, ha preferito scappare.

In compenso, la non sorprendente disponibilità di Conte a fare il gioco di Meloni, contro Schlein, la dice lunga su quanto il leader del Movimento 5 stelle sia intenzionato a vender cara la pelle, prima di cedere la guida della coalizione (con implicita candidatura a Palazzo Chigi) alla segretaria del Pd. Vedremo. In ogni caso, anche solo una piccola sosta nel rito demenziale delle nostre campagne para-presidenziali e dei dibattiti all’americana, che producono solo questo eterno bipopulismo alla sudamericana, è una buona notizia che merita di essere festeggiata.