Il crollo del Cav ha provocato in Italia più conseguenze del crollo del Muro

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Il Pds-Pd, con la determinante collaborazione dei grandimedia pubblici e privati, che adesso fanno finta di niente

 di Pierluigi Magnaschi  Italia OGGI 2.4.2015

Il Pds-Pd, con la determinante collaborazione dei grandimedia pubblici e privati, che adesso fanno finta di niente (se cambia il padrone, o le sue convenienze, cambia anche la musica, eccheccé?) aveva costruito, contro Berlusconi, un monumento perfetto e devastante di disinformatia. Non che Berlusconi sia stato (e sia) una viola mammola. Ma lui si è prestato (facendo solo finta di reagire, e per tutelare il suo impero economico) a fare da capro espiatorio per conto del Pds-Pd. Ha rivestito cioè quel ruolo che, nella tradizione ebraica, svolge l'essere animato (o inanimato) che è capace di attrarre su di sé le colpe di tutta la collettività.

In questi ultimi vent'anni infatti Berlusconi è stato sempre connotato come il boss della parte marcia del paese che veniva esibita all'estero come se fosse un lenzuolo ammonitore, con la complicità dei corrispondenti stranieri, attivati da Roma che si facevano pagare dai loro giornali copiando la Repubblica.

A questa parte marcia (direi di più: repellente) della politica, venivano ovviamente associati, ça va sans dire, non solo i dirigenti di Forza Italia-Pdl, che, nel giochino, sarebbe anche comprensibile, ma pure i suoi numerosissimi elettori che votavano per il partito di Berlusconi, quasi sempre di nascosto, perché a nessuno piace essere additato come il sostenitore della parte marcia (o, in subordine, demente) del paese.

La costruzione del mostro è stata un obiettivo, ma anche una finta. Il Pds-Pd aveva bisogno del capro espiatorio per deviare l'attenzione del paese dal suo, allora non risolto, passato comunista. E quindi il Pds-Pd, non solo ha prodotto il mostro Berlusconi, ma lo ha anche mantenuto in vita. Cioè, all'insaputa di tutti i politici, di maggioranza e di opposizione, che sinora hanno fatto finta di essere ciechi su questo punto. Il Pds-Pd, è vero che ha sempre combattuto Berlusconi (costantemente descritto come la bestia immonda che eruttava fiamme dalle narici), ma ha anche sempre cercato di tenerlo in piedi perché del Berlusconi capro-espiatorio aveva assolutamente bisogno per sostenere con efficacia i suoi disegni di propaganda politica.

Per esempio, l'accusa principale che veniva mossa dal Pds-Pd a Berlusconi era il famoso «conflitto di interesse» in base al quale, effettivamente, il magnate di metà dell'etere televisivo (attraverso la sua Mediaset), diventando presidente del consiglio, si impossessava anche dell'altra metà dell'etere (la Rai) e quindi spegneva il pluralismo politicamente più efficace, che è quello televisivo, togliendo ossigeno propagandistico alle altre parti politiche.

Sennonché il centro sinistra, nei vent'anni dell'era politica definita come berlusconiana, è stato al governo per nove anni. Pertanto, se fosse stato realmente convinto (come avrebbe dovuto esserlo, in base alle sue martellanti dichiarazioni in proposito) che il conflitto di interesse di Berlusconi era intollerabile per la democrazia, avrebbe avuto i mezzi e il tempo per cancellarlo definitivamente. Il primo governo Prodi, per esempio, avrebbe potuto fare questa operazione legislativacon grande facilità e in poco tempo.

Perché non l'ha fatto? Per due motivi, essenzialmente.

Il primo motivo è che il Pds-Pd,alla risoluzione del conflitto di interesse, preferiva l'azzoppamento permanente del suo antagonista, Berlusconi.

Il secondo motivo è che al Pds-Pd interessava l'oligopolio Mediaset per poter tenere in piedi l'oligopolio Rai pieno zeppo di suoi uomini. I due gruppi tv (Mediaset-Rai) erano le due corna dello stesso monopolio televisivo. L'uno sosteneva l'altro. Ed entrambi giustificavano la massiccia e docilmente spartita occupazione dell'etere. Il resto (al netto di Sky, che non a caso è un gruppo internazionale e quindi non è aggiogato alle logiche nostrane) era, ed è, frattaglia. Nobili, magari, ma anche incapaci di modificare gli assetti televisivi spartitori e consolidati.

Il crollo di Berlusconi (provocato dalla magistratura, non dal Pd) ha prodotto, nel Pd, molto di più di ciò che avrebbe dovuto avvenire (e non avvenne) con il crollo del Muro di Berlino. Privo dello spauracchio berlusconiano, il Pd (pre Renzi) si mostrò subito per quello che era (e che adesso si capisce sempre meglio). Cioè un partito vecchio, inguaribilmente conservatore, impegnato a ingessare il paese e le relazioni in esso in atto. Un partito a-idelogico in teoria ma ideologico nei fatti e nelle scelte. Privo quindi di una dirigenza moderna, di taglio internazionale (alcuni, al very top, parlano ancora un italiano tradotto dal dialetto del paesello natio, altro che lingue straniere; e tengono più d'occhio sezioni e bocciofile che non i giochi delle multinazionali). Il Pds-Pd si è sempre più rivelato come il partito della spesa pubblica alluvionale per conservare il consenso a spese del futuro del paese. Legato agli enti locali intesi come mammelle disponibili per chi era affiliato o non eccepiva, alle regioni concepite come mini stati (è dalla loro istituzione che è esploso il debito pubblico; non a caso il famigerato capitolo V della Costituzione è stato aggiunto dal centrosinistra) e legato altresì alle municipalizzate concepite come cronicari di politici bolliti a spese di tutti e di amici da imbarcare come dipendenti senza nemmeno la scocciatura dei concorsi pubblici, con la scusa che sono delle spa.

Questo modello (superato dai tempi, dal contesto internazionale e dalle necessità e non più sostenuto dallo spauracchio berlusconiano) è saltato per aria, dopo gli arresti domiciliari di Berlusconi. Al Pds-Pd monolitico è venuto così meno la vistosa stampella del mostro Berlusconi. E, privo del paravento del mostro, si è fatto subito percepire per quello che è da solo e cioè un partito novecentesco, diretto da pochi e che alimentava un imponente dibattito politico in tutto il paese, purché obbedisse alle direttive che venivano da Roma. Si è quindi sgonfiato da solo, come un palloncino infilzato da un ago. Senza scoppi e lampi. Ma, modestamente, solo con una sorta di spiffero. A Renzi è bastato appoggiarsi alle pareti che sembravano di cemento del partitone che venivada lontano che, con sua grande sorpresa, è venuto giù tutto. Non perché Renzi sia un Mandrake. Ma perché il Pd, prima che lui arrivasse, era diventato di cartavelina. Attendeva, rassegnato, chi lo abbattesse. E l'ha trovato perché, in politica, come in fisica, i vuoti vengono sempre riempiti.