Chi sono e cosa vogliono le tre matriarche che circondano il Cavaliere

Categoria: Italia

La cassaforte e le liste a Mariarosaria, la propaganda e i balsami a Deborah, a Francesca lo scettro e la palla di vetro

di Salvatore Merlo | 07 Aprile 2015 ore 06:13 Foglio

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Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Erinni o Eumenidi, furiose o benevole, sono le signore del maniero, amministrano in regime di matriarcato il tepore domestico, periclitante, sì, ma ancora favoloso, del Castello. E nel partito che diventa un querulo, continuo lagnarsi, l’una governa le liste elettorali e ha cura dei bilanci, l’altra sovrintende alla diplomazia e dirige il traffico televisivo della corte smaniosa, mentre la terza, infine, è nientemeno che guardiana della soglia – o del soglio – di Arcore. Mariarosaria, Deborah e Francesca, o meglio la signora Rossi, la signora Bergamini e la signora Pascale. Tutte e tre sono occupatissime a tenersi su l’una con l’altra, in un regime di autarchica solidarietà femminile, e poi insieme, olio di gomito e volontà di ferro, eccole impegnate a tenere in piedi anche la baracca, quella Forza Italia che non conosce più le bibliche abbondanze di un tempo, ma vive di spasmi violenti, del dramma imminente di chi domanda se sarà ricandidato oppure no, fra ipotesi di legislatura che continua, di elezioni anticipate, di Palazzo trasformato in teatro di conflitto cambogiano prima o dopo le elezioni regionali.

ARTICOLI CORRELATI  Con Fitto, senza Salvini. La nuova Forza Italia vista dal berlusconiano Matteoli  Keep calm and Nazareno 2.0 E insomma tra i Fitto e i Verdini, tra gli schiumanti Brunetta e i dolenti Romani, tra le rivolte e le minacce, sono queste tre donne che, attorno al grande capo, governano quell’orchestra furiosa, ripetitiva e vogliosa di rissa chiamata Forza Italia. E dunque è Mariarosaria, tesoriera e senatrice, assistente e contabile, che deposita il simbolo del partito alle elezioni (il 26 marzo è stata vista a Trento, di buon mattino), ed è lei ad annunciare che i vecchi parlamentari sarebbe meglio non ricandidarli, ed è sempre lei ad alternare bastone e carota con Matteo Salvini, o a respingere la rivolta di Fitto, con vigore di coltello, persino: “Quello parla come uno che è già fuori”. Tagliare, tagliare, tagliare. Tagliare teste e spremere bilanci, è questo il suo lavoro, adoperare la penna sui magri conti di Forza Italia e sulle agitate liste elettorali, quelle presenti e quelle future, liste di amici e liste di nemici, di fedeli e di traditori, veri, verosimili, potenziali… Come un chirurgo adopera il bisturi nell’estrazione dei calcoli renali o al fegato, ogni colpo di penna della signora Rossi, per i gattoni spelacchiati del partito, è un dolore e un trauma, una catarsi e un castigo. E dove lei punisce, la signora Bergamini invece premia, o scioglie le incomprensioni nell’olio d’oliva, in una sofistica contrattualità di professioni che s’intrecciano e si completano in questa femminile amministrazione di casa Berlusconi. Mariarosaria sanziona e Deborah manda invece in televisione, che è molto più di una ricompensa o di una promozione, in un partito in cui, come del resto anche negli altri, tutti desiderano e sospirano anche soltanto uno spicchio di potere, o quantomeno di visibilità: “Quando hai problemi con uno, mandalo in tivù”, ha sempre insegnato il Cavaliere, padrone e impresario delle altrui vanità.

E sempre Berlusconi ha posseduto un tratto infantile, ludico, adolescenziale e femminile, anche nel senso della femminilizzazione del potere a ogni livello, eppure mai il suo partito e il suo cosmo (im)politico sono stati così dominati dalle donne come adesso. Mariarosaria e Deborah, dunque, ma anche Francesca, fidanzata, che è molto amica della prima, e forse anche della seconda, lei che tra gli alti e i bassi di un’insondabile vita di coppia non ha soltanto portato Vladimir Luxuria ad Arcore, con Dudù, i gay e i diritti civili, ma dopo aver candidato Giuliano Amato al Quirinale per conto di Berlusconi, in un imprendibile impasto di privato e di pubblico, di serio e di scherzevole, ha pure rimescolato a piene mani nella politica delle alleanze in Campania, e con tratto diplomatico ha rafforzato più di quanto non si sappia la candidatura di Stefano Caldoro alla presidenza della regione, riavvicinando Nunzia De Girolamo e dunque Alfano, e respingendo verso sinistra ciò che rimaneva del sistema che fu di Nicola Cosentino.

Forse rassegnati a non essere amati, ma rabbiosi che Berlusconi ami certi altri, anzi “le altre”, i cavalli del Cavaliere, la vecchia guardia tutta, s’imbizzarrisce e si contorce. Ma i mille pietosi conciliaboli, le riunioni di ragionamento e di rivolta, persino gli addii o le minacce di addio, crepitano come le fiamme nelle stoppie d’inverno: senza approdare a nulla. “Berlusconi ha ceduto spazio a chi fisicamente gli stava intorno, ha delegato troppo a persone che non hanno autorevolezza”, ha detto Manuela Repetti, appena uscita da Forza Italia portandosi dietro il suo Sandro Bondi. E il vecchio Scajola: “E’ inimmaginabile che la linea politica dei moderati sia dettata dalla Rossi e dalla Bergamini”. E il buon Matteoli: “Alla Rossi dico solo una cosa: i voti, io, li so prendere. E lei?”. Ma è in realtà Berlusconi che li spaventa, quando dice, con negligenza sorridente, che “Forza Italia ha bisogno di rinnovare”. Ed è per questo che il matriarcato è lì, con il mattarello in mano.

COMMENTI

1-Mario Mauro • 2 ore fa

Caro Merlo, Lei è un antiberlusconiano di antica data ma questo godibilissimo articolo avrebbe potuto scriverlo anche, se fosse stato capace di scrivere, l'Emilio Fede di una volta.

2-Massimo Buonocore • 5 ore fa

Dopo le sceneggiate Berlusconi/Luxuria/Pascale, voglio proprio vedere come voterà FI sulla legge per i diritti civili.

Ho paura che, come di solito accade da noi, cominceranno a proporre lievi cambiamenti, distinguo, alternative, ecc.

Il tutto raggiungerà lo scopo di bloccare la legge che da fastidio a gran parte di FI e agli alfaniani.

Ho la sensazione, sempre più forte, che oramai il Cav. non decida più nulla e si limiti ad uscite estemporanee prontamente ritirate ("Mi avete frainteso").

Spero di sbagliarmi.