INTERVISTA/ Immigrati, il poliziotto Daniele Contucci racconta tutta la verità

Categoria: Italia

Assistente capo della Polizia di Stato in forza presso la Direzione centrale immigrazione e Polizia delle Frontiere, ora dirigente sindacale Consap, racconta la sua esperienza sul campo in tema di migranti Sabato,

10 maggio 2015 - 13:37:00 di Lorenzo Lamperti twitter11@LorenzoLamperti c, Affari Italiani

Daniele Contucci, quando comincia la "scomoda" vicenda che ti riguarda?

Comincia quando facevo parte dell'U.R.I., l'unità specializzata di rapido intervento sull'immigrazione, dipendente dalla Direzione centrale di polizia di frontiera che coordina tutti gli uffici immigrazione in Italia e la missione Mare Nostrum ora Triton. Si tratta di un'unità creata dal prefetto Ronconi quando il ministro dell'Interno era Roberto Maroni per velocizzare le pratiche degli uffici immigrazione, poco prima dell'emergenza legata alla primavera araba e gli sbarchi dal Nordafrica, anche se gli arrivi di allora sono niente rispetto a quelli che ci sono adesso.

Di che cosa vi occupavate?

Venivamo impiegati in tutte le località italiane per emergenza immigrazione. Il nostro intervento è stato fondamentale per velocizzare le pratiche dei permessi di soggiorno che avevano un arretrato incredibile. Eravamo in una ventina, spesso impiegati al centro di accoglienza del Cara di Mineo, uno dei centri richiedenti asilo più grandi d'Europa. Facevamo "interviste" che duravano circa 20 minuti durante le quali ricostruivamo tutta la storia del migrante: generalità, stati attraversati e tutto il resto. Di fianco a noi c'era un interprete e veniva compilato un modello chiamato C3, che veniva poi inserito nel database e inviato alla commissione territoriale locale che dopo una serie di accertamenti decideva se concedere o meno l'asilo politico.

Quanto tempo faceva risparmiare il vostro intervento?

Moltissimo. I tempi della procedura di richiesta asilo si erano abbassati da 18 a 6 mesi. Tutto ciò ha comportato anche un grosso risparmio. Considera che ciascun migrante costa circa 45 euro al giorno. Moltiplicando la cifra per 4 mila volte, la capienza del Cara di Mineo (con una presenza media costante di 3500 migranti), si potrà avere un'idea di quali cifre stiamo parlando.

Si parla di cifre altissime...

Esatto, peccato che l'emergenza faccia business. Lo hanno dimostrato recenti inchieste giudiziarie: c'è chi lucra sull'emergenza dei migranti. Ormai è diventato un business più redditizio di quello della droga.

Per chi è un business?

Per i trafficanti di esseri umani innanzitutto. Ma anche per i posti che ospitano un centro come il Cara di Mineo, dove si crea anche un notevole indotto economico. Ci sono poi anche alcuni albergatori che sono felici di riempire i loro hotel.

Poi che cosa è successo a questa unità?

E' successo che è stata praticamente smantellata. Io e i miei colleghi siamo stati tutti demansionati e mandati a svolgere altri compiti. Io ormai sono malvisto in Polizia. Tutto perché ho avuto il coraggio di denunciare fatti concreti e molto gravi.

A che cosa ti riferisci?

Ho partecipato con altro personale allo sbarco di Augusta dello scorso giugno. Siamo stati un giorno e mezzo a trattare circa 1200 migranti, dei quali 66 con la scabbia e diversi con tubercolosi conclamata. Siamo entrati in contatto per 36 ore con queste persone senza l'equipaggiamento necessario. Nonostante i protocolli scandissero chiaramente i presidi da adottare per tutelare e preservare gli operatori dal contagio di agenti patologici infettivi quali scabbia, tubercolosi e altro, venivamo mandati allo sbaraglio con dei semplici guanti in lattice e mascherine monouso. Non ho nemmeno potuto vedere mio figlio appena nato fino al compimento del suo secondo mese di vita per evitare ogni possibile contagio. Finito tale periodo ogni incubazione si sarebbe conclamata, per cui solo allora e dopo essermi sottoposto ad analisi private ho potuto riabbracciare mio figlio. Una cosa che mi ha davvero creato una grande rabbia.

Quando avete denunciato l'accaduto?

Il 2 luglio ho convinto i colleghi a fare richiesta al direttore centrale per un controllo sanitario. Due giorni dopo il capo della Polizia Pansa emette una circolare dove si dice di sottoporre i colleghi a contatto con i flussi migratori a un test tubercolare, ribadendo in realtà due circolari esistenti del 2002 e del 2009, applicate da alcune questure ma non dalla Direzione centrale della Polizia di frontiera. Il 25 luglio poi il caso è diventato mediatico grazie alla Lega Nord e all'onorevole Molteni che ha presentato un'interrogazione parlamentare, alla quale il ministro Alfano non ha ancora risposto. Nel frattempo noi siamo stati fermati e demansionati. E' un momento difficile, per fortuna c'è il sostegno che mi ha dato la Lega che ha fatto esplodere mediaticamente il caso. Anche su Facebook tante persone mi seguono e mi sostengono.

Facebook è stata un'ancora di salvezza?

Per me sicuramente, per altri invece è diventato un tribunale. Il grande Antonio Adornato è stato trasferito solo per aver messo un "mi piace" a un posto del mio amico Fabio Tortosa sulla Diaz. Un post nel quale non si diceva che aveva picchiato qualcuno ma solo che avrebbe sempre obbedito agli ordini.

Come avete preso all'interno della Polizia il trasferimento di Adornato?

Male, molto male. Ci è apparso un contentino a chi protesta. E quello che è successo a Milano coi black bloc è una conseguenza di quello che è successo, perché si è dovuto per forza far vedere che la Polizia non fa violenza. Non abbiamo potuto fare nulla altrimenti sarebbe scoppiato l'inferno.

Tornando un attimo al deficit di tutela sanitaria, perché pensi che, come tu sostieni "vi mandassero allo sbaraglio"?

Ci sono dei costi per fare le cose come andrebbero fatte. Semplicemente si opera come al solito all'italiana pensando che tanto alla fine vada sempre tutto bene e nessuno si lamenti. La realtà è che, anche se nessuno lo dice, in tanti poliziotti hanno la tubercolosi latente. Finché nessuno avesse avuto il coraggio di denunciare la situazione non sarebbe cambiato nulla. Ora per fortuna è stato diramato un vademecum e le cose sembrano migliorate. Ma per una cosa del genere in un paese normale si chiede conto a qualche pezzo grosso, qui da noi no.

Ma i filtri sanitari sui migranti in arrivo funzionano?

Le visite mediche duravano in media 3-4 minuti a testa. Come si può pensare che si facesse un'analisi sanitaria seria e approfondita? E' chiaro che si vedono solo le cose più evidenti, ma delle malattie in incubazione non te ne potevi accorgere. Ora hanno aumentato un po' la durata delle visite ma il discorso cambia poco.

E il filtro per la sicurezza?

Nel 2014 sono sbarcate 170 mila persone e 100 mila sono sparite nel nulla. L'80% circa di queste persone non è nemmeno stato fotosegnalato. Non sappiamo chi sono e quali sono le loro intenzioni. Esiste un serio pericolo terrorismo, anche dalla Francia hanno lanciato l'allarme. Il problema è con quei numeri di arrivi è impossibile fotosegnalare tutti. Ora il trattato di Dublino imporrà la fotosegnalazione obbligatoria, con conseguenze incredibili dal punto di vista dei tempi e dei costi, che rischiano di espandersi a dismisura.

Quanto sono adeguate le politiche comunitarie?

In realtà Mare Nostrum e Triton hanno creato e stanno creando delle conseguenze negative. Con Mare Nostrum si andavano a prendere i migranti a 10 miglia dalle coste libiche (vale a dire 16 chilometri). Ora con Triton le miglia dovrebbero diventare 30. Il problema è che come ho sentito con le mie orecchie prima di questi progetti un migrante pagava 4-5 mila euro per il viaggio verso l'Italia, ora ne paga 700-800 perché ovviamente i rischi, sempre altissimi, sono diminuiti.

Come si potrebbe risolvere la situazione?

Fermare il singolo scafista non serve a nulla, sono come i pusher. Bloccato uno ne arrivano altri 10. Bisogna arrivare alle origini del fenomeno, facendo lavorare le diplomazie. All'estero ci sono consolati e ambiasciate italiane. Si potrebbe gestire la cosa nei paesi d'origine organizzando e gestendo le richieste d'asilo direttamente presso le nostre diplomazie all'estero. In quel modo la gente potrebbe sapere che c'è una strada normale e ordinaria per arrivare in Italia e si toglierebbe un business mortale dalle mani dei trafficanti di esseri umani. Poi servirebbe un'operazione "cuscinetto" sotto l'egida dell'Onu creando dei campi sosta per selezionare da lì i richiedenti asilo. Purtroppo invece si preferisce la politica delle lacrime di coccodrillo e delle morti annunciate.

Che cosa significa oggi essere un poliziotto in Italia?

Oggi purtroppo tanti poliziotti non si sentono tutelati. E purtroppo anche i vertici non ci hanno sempre difeso nella maniera adeguata. Per tante persone sembra quasi che indossare una divisa sia una colpa. Ma dietro la divisa c'è Daniele Contucci, un ragazzo normale, libero nel pensiero e con una famiglia. Io posso parlare grazie al fatto che sono un dirigente sindacale Consap altrimenti non potrei farlo. In Italia c'è un partito dell'antipolizia e capita che davanti a certe cose ti cadono le braccia e ti chiedi: "Ma perché lo sto facendo?"