Lettere al Direttore Il Foglio 21.5.2015

Categoria: Italia

Ora come ci chiamiamo? In esclusiva la telefonata Fitto-Capezzone

1-Al direttore - Dunque Fitto ha deciso e ha scelto il nome per il suo nuovo partito. Si chiamerà “Conservatori e riformisti’’.

Che è come la “viva morte’’ di Petrarca, l’amara dolcezza, il ghiaccio bollente. Insomma, dài, più che un partito ha l’aria di un ossimoro che forse indurrà in confusione. Ammesso che non ce ne sia già.

Gino Roca

Lei ci scherza ma il fatto che nel centrodestra, anche gli scissionisti creativi, non riescano a trovare un modo per nominare la loro casa è un altro piccolo ma significativo segnale di come quella casa che si sta costruendo non sta in piedi. Sulla scelta del nome del partito (?) non è difficile immaginare la conversazione tra Fitto e Capezzone. Vi riportiamo ampi stralci dell’intercettazione arrivata in serata al Foglio. Clic. “Danielì, come lo chiamiamo?”. “Italian Tories?”. “Eh?”. “Non ricordi, Raffaè, abbiamo appoggiato Cameron, con i nostri 30 parlamentari, siamo stati decisivi, non possiamo che aggregarci a quel treno”. “Tories? Mm. Come si traduce in italiano?”. “Conservatori”. “E no, oh, noi non vogliamo conservare, noI vogliamo rifOrmare, ricostruire, #rivoluzionare”. “Ma conservatori non vuol dire conservare. E’ una lunga tradizione, sai…”. “Daniele, non si capisce”. “Mm”. “Allora chiamiamoci la nuova destra”. “Ma noi siamo centrodestra”. “Allora nuovo centrodestra”. “Già occupato”. “Allora, boh, la buona destra”. “Troppo renziana”. “Allora sparigliamo”. “Cioè”. “Conservatori e riformisti”. “Raffaele, aspetta, sicuro? Conservatori riformisti è come dire destra di sinistra”. “Conservatori e riformisti. Deciso. Sarà una rivoluzione. Scassiamo tutto”. Clic.

2-Al direttore - Ho letto con piacere che la Cei non approva la proposta di reddito minimo. “Accompagnare: la parola che il Papa ha detto a noi vescovi, la diciamo alla società”, ha dichiarato Giancarlo Bregantini, che ha parlato di accompagnare alla formazione, a un lavoro, evitando “progetti di assistenzialismo”, come il reddito minimo, che “non deve essere mai finalizzata a fare niente”. Considerando le castronerie dette negli ultimi mesi dalla Conferenza episcopale italiana, mi sembra la prima uscita non banale della Cei. Che ne pensa?

Mario Martino

Yes, ben detto.

3-Al direttore - Recentemente una domanda pressante sembra correre nell’opinione pubblica del nostro paese: ma l’Italia quanti Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale ha? Dalle loro presenze in televisione e dai loro autorevoli contributi sulla stampa nazionale sembrano essere veramente tanti capaci di formare una numerosa squadra. Questo dato sembra anche testimoniare che il loro indubbio e alto impegno nella Corte sia stato, per molti, anche foriero di ottimi auspici per una ancora dinamica e lunga vita post-lavorativa.

Vincenzo Covelli

Il mio preferito, tra tutti, il migliore, il più alto, l’immenso, l’illuminato è Gustavo Zagrebelsky: eletto presidente della Corte costituzionale il 28 gennaio 2004, con il mandato scaduto il 13 settembre 2004. Poco male. Il numero di presidenti emeriti non è un problema, potrebbero essere anche una ricchezza. Il problema, piuttosto, è notare il grado di politicizzazione dei presidenti emeriti, che non può non farti pensare che la Corte costituzionale, a seconda di chi guidi, non sia l’organo dell’imparzialità totale, ma abbia sempre e comunque un indirizzo politico preciso, non è vero professor Zagrebelsky?

4-Al direttore - Achille Occhetto dice che il suo vitalizio di 5.000 euro non è abbastanza perché mantiene moglie e figli disoccupati. C’è chi riesce con 480. Qualcuno glielo ricordi a Occhetto.

Valentino Castriota

5-Al direttore - Il governo ricorre contro Friuli per legge su registro regionale testamento biologico. E mo chi glielo dice al capo del governo che il capo del Friuli è il suo vice?

Annarita Digiorgio