Lettere al Direttore Il Foglio 13.6.2015

Categoria: Italia

Cercasi disperatamente 5 stelle ai ballottaggi. Ciao ciao alla riforma della scuola. Approvati i decreti attuativi del Jobs Act: aumenta il congedo parentale (ma diminuiscono i figli).

1-Al direttore - Ho cercato sui giornali di questi giorni un comune capoluogo in cui poter misurare la forza dirompente del Movimento 5 stelle ai ballottaggi ma non ho trovato nulla. Cos’è? Censura della grande stampa?

Tommaso Chiamoni

No censura. Semplicemente, domani, al ballottaggio di tutte le città più importanti in cui si andrà a votare, nelle città capoluogo, le forze in campo sono sempre quelle: da una parte il centrodestra e dall’altra parte il centrosinistra. Se vuole le posso consigliare di divertirsi con il caso di Gela, che è la città più grande dove un grillino è arrivato al ballottaggio, ma le consiglio il caso specifico solo perché ho letto che a sostenere il candidato a 5 stelle c’è tutta la classe dirigente locale del Nuovo centrodestra (pop corn per tutti). Per il resto direi che, stando ai ballottaggi, la morte del bipolarismo era fortemente esagerata (e Dio benedica il doppio turno).

2-Al direttore - Approvati i decreti attuativi del Jobs Act: aumenta il congedo parentale (ma diminuiscono i figli).

Michele Magno

3-Al direttore - La Ciliegia aveva visto giusto nell’ipotizzare l’intento della possibile trasformazione della Cassa depositi e prestiti, di cui il Foglio scrive anche il 12 giugno, in una sorta di fondo sovrano. Il fatto è, tuttavia, che, al di là del pessimo modo con cui il governo ha finora condotto la vicenda della sostituzione dei vertici della Cdp e i rapporti con le partecipanti fondazioni, la Cassa si trova tra Scilla e Cariddi: non potrebbe essere uno strumento dirigistico di politica industriale per interventi nei casi di ristrutturazione che farebbero rivivere, neppure l’Iri, ma la Gepi e, molto probabilmente, incontrerebbe contestazioni a livello europeo che potrebbero arrivare fino a metterne in discussione la collocazione fuori del perimetro del debito pubblico, né un fondo sovrano, perché significherebbe assoggettarsi al controllo pieno della Vigilanza e stare in condizioni di parità con gli altri intermediari. Del resto, la Cdp di fatto è già una banca, ma la legge la considera per il “minus” di intermediario finanziario non bancario. La missione che il governo ha in mente deve, dunque, essere resa conoscibile e trasparente e costituire il mandato per i componenti della governance – da individuare secondo criteri oggettivi e predeterminati – sulla cui base andranno poi valutati: talem habebis fructum, qualis fuerit labor. La via delle regole e della “parresia” dà forza, non limita l’azione di un esecutivo.

Angelo De Mattia

4-Al direttore - Renzi si è messo in un pasticcio, caro Cerasa. Se avesse voluto riformare davvero il Pd e il governo avrebbe fatto una riforma della scuola con i fiocchi e invece qui di mediazione in mediazione finirà che la riforma diventerà una minestrina riscaldata. Non so a lei ma a me questo sembra un fallimento su cui non si può sorvolare. Che dice?

Marco Vieri

E’ così. E per questo Renzi sta cercando di trovare una strategia per uscirne vivo, politicamente. Le cose stanno così: lunedì prossimo in commissione cominceranno le votazioni sugli emendamenti della riforma. Tra quegli emendamenti ci sono anche quelli necessari per poter avviare le pratiche per le assunzioni degli insegnanti che il governo ha promesso che avrebbe stabilizzato (circa 100 mila precari). Durante l’ultima direzione Renzi ha dato 15 giorni di tempo in più per discutere sugli emendamenti. Ma ora dopo ora il presidente del Consiglio è sempre più convinto, anche per evitare che la riforma delle riforme diventi più una riforma della ditta che una riforma della Leopolda, che la soluzione migliore sia bloccare la riforma addossando le responsabilità del blocco, e della conseguente non assunzione di 100 mila precari, alla minoranza del Pd. La mossa permetterebbe a Renzi di mettere da parte una riforma concepita in modo non ottimale, di scaricare sulla minoranza del Pd le responsabilità del fallimento e di risparmiare quel miliardo di euro stanziato per la riforma Giannini che potrebbe essere utilizzato in un modo diverso. Il piano è questo, è pasticciato, e vedremo se tra qualche settimana arriverà a conclusione.