Le banderilla del Pd nei fianchi dell'M5s

Categoria: Italia

Sulla faccenda di Quarto si registrano politicamente due fenomeni. Da una parte c'è il compiacimento del Pd, che conduce un'offensiva propagandistica incessante contro i grillini

 di Marco Bertoncini Italia Oggi 12.1.2016

Sulla faccenda di Quarto si registrano politicamente due fenomeni. Da una parte c'è il compiacimento del Pd, che conduce un'offensiva propagandistica incessante contro i grillini. Dall'altro, c'è il pantano nel quale i pentastellati si agitano. Patiscono la contraddizione inevitabile fra quanto predicano e quanto è capitato loro. Ritengono inconcepibile che un fatto simile sia successo a loro, allo stesso modo che la senatrice pentastellata Paola Taverna era incapace di ammettere che un gruppo di protestatari romani la cacciasse via assimilandola alla casta. Difformità nelle reazioni, ritardi nelle giustificazioni, incertezze di comportamento, divisioni interne, confermano come l'entrare in politica con la pretesa di sovvertirla sia incongruo, irragionevole e in concreto impossibile.

Ad azzerare le possibilità di difesa è il loro stesso giustizialismo. Poiché in qualsiasi implicazione giudiziaria di un politico di qualsivoglia partito ne hanno costantemente chiesto la testa (per spietatezza si è sempre distinto il savonaroliano Luigi Di Maio), l'unica soluzione sarebbe stata la cacciata della sindaca Capuozzo, senza troppi complimenti. All'inizio, invece, il M5s ha ritenuto di far quadrato intorno alla propria rappresentante, finendo con l'apparire agli occhi della gente come un partito eguale agli altri. Sono poi arrivati gli avanti e indietro, le lacrime, le pressioni per l'abbandono, la poco produttiva (mediaticamente) insistenza sull'essere la prima cittadina una parte lesa.

È un contrappasso politico, aggravato dalle contingenze: la cacciata di una senatrice e l'affondamento del sindaco di Gela. Si conferma che ai grillini converrebbe non apparire mai e affidarsi esclusivamente al voto di protesta.

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