Laura Boldrini rottama Tricolore e Inno d'Italia

Categoria: Italia

Bisogna ammetterlo: poteva andare molto peggio. Le premesse erano terrificanti: Eugenio Scalfari e Laura Boldrini nella stessa stanza, con una pagina di Repubblica da riempire di chiacchiere.

Libero, di Francesco Borgonovo 6.2.2016

Potenzialmente, materiale da utilizzare a Guantanamo come strumento di tortura. Dite che esagero? Siete sicuri? Pensateci: la regina della manfrina politicamente corretta intervistata dal Matusalemme del giornalismo con ambizioni da Pontefice sul tema «Futuro dell’Europa». In pratica, un’arma (retorica) di distruzione di massa, capace di incenerire anche il lettore più imbottito di caffeina.

Eppure, dicevo, va riconosciuto che i due si sono contenuti. Scalfari ci ha risparmiato i consueti titoli in rima (tra gli ultimi ricordiamo: «Con sorriso e con rabbia Angela e Matteo fan buchi nella sabbia», divino), e si è limitato a uno svarione («il nostro è uno dei continenti dotato...»). La Boldrini, dal canto suo, ha evitato di rifilarci le solite, devastanti melensaggini sul corpo delle donne, concedendosi giusto un paio di frasi sui poveri migranti bisognosi d’accoglienza. Dato ai due boriosi ciò che è loro, resta che nella conversazione uscita ieri su Repubblica ce n’è abbastanza per sfiancare un bufalo.

E, purtroppo, non si tratta di innocue cialtronerie progressiste, buone per farsi due risate alle spalle dei tromboni in salamoia. No, i ragionamenti di Scalfari e della Boldrini fanno rabbrividire, e se davvero sono condivisi da qualcuno a sinistra - e lo sono - non c’è da stare allegri. Cominciamo dall’idea alla base di tutto. La esprime Scalfari: «Bisognerebbe aggiungere Europa». Ora, le storture dell’Ue sono sotto gli occhi di tutti. I disastri che ha combinato sono evidenti anche ai ciechi, se n’è reso conto persino Matteo Renzi. Bruxelles ci ha strangolato col cappio dell’austerità e continua a premerci sulla collottola il suo tallone di ferro. E questi due illustri pensatori - cioè il fondatore di uno dei principali giornali italiani e la presidente della Camera - ci vengono a dire che serve «più Europa»?

La Boldrini, a un certo punto, esprime un concetto raggelante. Spiega che il suo desiderio sarebbe creare gli «Stati uniti d’Europa», e dice a Scalfari: «Lei ha parlato di utopia. È vero. Io l’ho battezzata col nome di Eutopia, cioè utopia dell’Unione europea». Eutopia? Sembra il nome di uno Stato totalitario, evoca scenari post apocalittici. Se Orwell fosse vivo, correrebbe a costruirci su un romanzo. Eutopia dovrebbe essere il Paese del futuro, quello in cui una élite di illuminati (tra cui Madama Laura) regola i destini di una massa di poveracci ridotti come gli immigrati che oggi scendono dai barconi. Del resto la Boldrini lo ha detto, scritto e ripetuto: i migranti sono «l’avanguardia» della nuova civiltà.

Piccolo problema: la corsa verso Eutopia, ultimamente, incontra qualche ostacolo. Colpa di quegli imbecilli degli europei, i quali, spiega Scalfari, «sono largamente indifferenti, semmai più sensibili alla propaganda xenofoba». Insomma, si sono un po’ rotti le scatole delle imposizioni dell’Ue a guida tedesca, delle frontiere spalancate e dell’impoverimento pianificato. Che fare, allora? Beh, che potrebbero fare i tifosi di un Paese totalitario come Eutopia, se non «educare» e «correggere» i cittadini? «Questo è un punto essenziale», sentenzia la Boldrini, «far sorgere un’opinione pubblica europea specie tra i giovani». Giusto, prendiamoli da piccoli, così avremo più gioco a inculcare nei loro morbidi crani la verità. «Se i giovani guardano al futuro», aggiunge Laura, «al proprio futuro, il nome è Europa. Questo bisogna che la scuola gli insegni». In tal modo, le nuove generazioni saranno pronte ad accettare le innovazioni proposte dalla nostra presidente: la «cittadinanza europea», le procedure di voto uguali in tutti i Paesi «di modo che i candidati siano transnazionali» e il «ministro del Tesoro unico».

Ma attenti che adesso arriva il meglio. La Boldrini spiega che, per instillare nel popolino una coscienza europeista, bisogna colpire i simboli: «Non dimentichiamolo: i simboli sono molto importanti». Quali sono quelli da abbattere? Semplice: la bandiera e l’inno. Onde annientare ogni forma residua di patriottismo, sostituendolo con l’amore per l’Ue, la Sora Laura propone di mettere in soffitta il Tricolore e Mameli. «La bandiera europea deve venire per prima», spiega, «quella nazionale è importante ma viene dopo. (...) Mameli va benissimo, nella nostra storia come la Marsigliese è la storia della Francia, ma l’Inno alla gioia è l’Europa e deve essere suonato per primo in tutte le pubbliche circostanze».

Ma vi rendete conto di che cosa sta dicendo costei? La bandiera blu deve avere la precedenza sul Tricolore e su ciò che incarna, l’inno italiano deve essere surclassato da quello dell’Ue: in sostanza, vuol dire che l’Italia deve sottomettersi, e così gli altri Paesi. Fino a che un bel giorno inni, bandiere e nazioni non saranno scomparsi, per lasciare spazio al regno di Eutopia con capitale Bruxelles. Il tutto, teorizzato dalla presidente della Camera, una delle più alte cariche istituzionali italiane. Lei, che ai primi di gennaio sfilava a Reggio Emilia per la festa del Tricolore, vuole dare un colpo di spugna alla storia, cancellare i simboli per estinguere l’identità nazionale.

Ma chi rappresenta la Boldrini: gli italiani o i burocrati europei? Quali interessi tutela: i nostri, o quelli di Bruxelles? Scalfari non glielo domanda, perché non gli interessa. L’unico scopo dell’intervista - è evidente - consiste nel procacciare a Laura uno scranno targato Ue, su cui accomodarsi per ascoltare con gusto l’Inno alla gioia. Una bella poltrona in pelle umana: la nostra. Pelle italiana, ma senza il marchio col Tricolore, sia mai che i capoccia di Eutopia si offendano.

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