L'acquisto centralizzato dei beni è ostacolato dai cacicchi locali

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Diceva Woody Allen: «Ho delle idee che non condivido

 di Sergio Luciano, Italia Oggi 15.4.2016

Diceva Woody Allen: «Ho delle idee che non condivido». Anche il governo, se è vero che si deve a un rapporto Mef-Istat (scusate se è poco: il ministero dell'economia e l'Istituto nazionale di statistica!) la rivelazione (o conferma, per chi, come ItaliaOggi, cose simili le ha sempre scritte) del fatto che la spending review sugli acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione è ancora piccola e fragile. Del resto l'ha già sancito la Corte dei conti un mese fa, definendola «un parziale insuccesso». Ma che genere di insuccesso? Politico, non tecnico! Cioè: gli strumenti per indurre le amministrazioni pubbliche centrali (ministeri) e periferiche (regioni, comuni, Asl) a spendere meglio quando acquistano beni e servizi sul mercato ci sono. E negli ultimi due anni si calcola abbiano sviluppato risparmi di 46 miliardi rispetto ai costi che sarebbero stati sostenuti senza servirsene. Ma ad oggi solo 40 miliardi scarsi dei 130 che nell'insieme stato ed enti locali spendono per fare acquisti transita attraverso questi strumenti. Che sono poi le gare d'appalto telematiche, dove la formazione dei prezzi è molto più trasparente e i margini per l'intrallazzo sono molto più stretti.

E gli altri 90 miliardi: sono quelli che gli enti locali e anche alcune amministrazioni centrali non convogliano ancora verso le 32 «centrali appaltanti» istituite dallo stato attorno alla prima di esse, la Consip. Sono ancora liberi di spendere di testa propria. Il governo sta provando a incalzarli, ma non a costringerli, per legge. Perché? Qualche bislacca spiegazione giuridica, che si appella al delirante decentramento amministrativo voluto dalla Lega e sposato dal Pd con la riforma del titolo quinto della Costituzione, sicuramente ci sarà. Ma di fronte al dramma dell'insanabile deficit pubblico italiano, che sfugge alle logiche di riduzione nonostante il bengodi dei tassi d'interesse rasoterra, di che autonomia si va cianciando? Dell'autonomia di pagare le siringhe o le stampanti fino al 30, al 40% in più di quanto li si pagherebbe passando per una centrale d'acquisto telematica?

La verità è che anche il Pd di Renzi è soggetto ai «mandarinati» locali. Che non mollano l'osso del potere di spesa. Appellandosi al diritto di far vivere i piccoli fornitori locali «a chilometro zero». Come se le cartucce del toner fossero pomodori doc da proteggere. La verità è lampante: nelle aziendine locali abitano i parenti e gli amici elettori dei cacicchi delle regioni (molte, non tutte: se l'Italia comprasse articoli sanitari ai prezzi spuntati dal Veneto, risparmieremmo 19 miliardi). Ed è ai parenti che le regioni provvedono.

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