Si Triv, no Truff

Categoria: Italia

Perché il flop del referendum sulle trivelle ci dice che i veri problemi di stabilità sono delle opposizioni più che del governo

di Claudio Cerasa | 17 Aprile 2016 ore 23:25

Sì triv, no truff. Più che il dato finale relativo al referendum sulle trivelle (circa il 30 per cento degli aventi diritto) ciò che risulta interessante sulla giornata elettorale di oggi è un dato politico che si lega al non raggiungimento del quorum ma che ci dice qualcosa di più, e di preciso, sullo stato di salute del paese, del governo e sopratutto delle opposizioni. Politicamente, il referendum di oggi può essere considerato una sconfitta rotonda, piena, per tutto il fronte politico e costituzionale che aveva scelto di trasformare un referendum poco sensato in un'occasione per sfiduciare il presidente del Consiglio. Il messaggio che arriva dal flop, netto, delle opposizioni mostra ancora una volta che Renzi oggi ha alcune difficoltà oggettive – e circa 13 milioni di elettori contro sono un dato da non sottovalutare – ma mostra anche che il sentimento prevalente del paese non è ancora quello della sfiducia di massa mostrata al capo del governo.

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Non era scontato, considerando che alla guida del comitato No Triv vi era un'armata Brancaleone formata da un pezzo di Forza Italia (Brunetta), un pezzo di Pd (Speranza), la Lega, Il movimento 5 stelle, la sinistra a sinistra del Pd (zeru tituli), più il vero grande sconfitto di questa tornata elettorale, ovvero il governatore della Puglia Michele Emiliano. Un'armata, questa, che negli ultimi giorni non ha perso l'occasione, tra l'altro, di cavalcare, un po' goffamente, un'inchiesta portata avanti da una procura, quella di Potenza, che sui temi del petrolio si è attivata con tempismo perfetto (zeru tituli anche per il partito dell'onesta). I numeri, infine, ci dicono anche che la grande partita implicita di questo referendum – dimostrare a Renzi la presenza in Italia di un fronte alternativo a quello di governo potenzialmente maggioritario – non è andata a buon fine per una questione per l'appunto numerica. Se è corretta la stima che prevede che il prossimo referendum costituzionale, vista la delicatezza del tema e vista la scelta di Renzi di trasformare il voto di ottobre in un voto sul premier, porterà alle urne circa la metà del corpo elettorale italiano (25-30 milioni di persone, nel 2006 il referendum costituzionale portó al voto il 52,5 per cento), il fronte alternativo al premier avrebbe dovuto portare oggi al referendum no triv almeno 15-18 milioni di persone per poter mettere il cammino del premier su un piano inclinato. I voti finali, invece, sono meno di 15 milioni. 

Non uno scherzo, certo, ma nemmeno una minaccia così grande da poter dimostrare che l'armata Brancaleone ha possibilità concrete di mandare a casa il premier il prossimo ottobre. Sui giornali di lunedì leggerete molti se e molti ma e il fronte del no triv proverà ad arrampicarsi sugli specchi per certificare la nascita di un movimento rivoluzionario atto a liberare l'Italia da Renzi. Non è così.

Il referendum (fuffa) sui no triv ci dice (a) che il tempo per Renzi non è ancora scaduto e (b) che le opposizioni, nemmeno tutte insieme, hanno la forza di esprimere un'alternativa. Si triv, dunque, e no truff, come ha detto oggi, numeri alla mano, la maggioranza degli italiani. Sì Triv, dunque, e no truff.

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