Referendum trivelle, chi vince e chi perde

Categoria: Italia

Trivelle senza quorum. Scontro nel Pd. Renzi esulta. Emiliano pure. E si candida a leader della minoranza dem. No-triv pronti al ricorso in sede europea.

di Gabriele Lippi | 18 Aprile 2016 Lettera43

A conti fatti - se si escludono i beneficiari delle concessioni - al referendum sulle trivelle non ha vinto nessuno. E nessuno ammette di aver perso. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano avevano invitato all'astensione, difendendo la scelta di chi non sarebbe andato a votare al referendum sulle trivelle del 17 aprile. E se il 31,18% di affluenza a cui si sono chiuse le urne gli ha dato ragione, resta comunque un dato politicamente rilevante.

«UN SEGNALE AL GOVERNO». Dall'altra parte i sostenitori del sì hanno perso - dal Movimento 5 stelle alla Lega Nord, passando, soprattutto, per quella minoranza del Partito democratico favorevole al sì e, comunque, convinta fosse giusto andare a votare - ma vantano i numeri degli elettori come un chiaro segnale contro il governo.

Alle urne ci è andato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e altrettanto hanno fatto i presidenti di Camera e Senato Pietro Grasso e Laura Boldrini. Ma nessuno vuole ammettere la sconfitta.

«Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare. Chi vota non perde mai», ha spiegato il premier Renzi in conferenza stampa, «ma gli sconfitti ci sono, hanno nomi e cognomi, e sono quei pochi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che ha voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche».

EMILIANO CI HA CREDUTO FINO ALL'ULTIMO. Tra questi c'è Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. All'ora di pranzo di domenica, l'ex magistrato, tra i nove presidenti di Regione che hanno proposto il referendum, era ancora sicuro di sé: «Quel che è certo è che sfidare il Paese con l'invito all'astensione era una cosa che si poteva evitare: probabilmente, però, questo invito ha avuto un effetto boomerang. Siccome mi dici di non andare a votare io ci vado». E ancora: «Il dato sull'affluenza per come si sta delineando in questi minuti, senza che siano ancora arrivati i risultati delle grandi città, dice che il quorum potrebbe essere ancora raggiunto».

Ci si è andati parecchio lontani.

Dei nove presidenti delle Regioni che hanno proposto il referendum, potrebbe sorridere pienamente solo Marcello Pittella, con la Basilicata unica a superare il quorum. Eppure non esulta, anche perché, alla vigilia del voto, aveva definito il referendum svuotato, criticando i toni demagogici assunti da Emiliano. Il fronte no triv, insomma, si era già spaccato prima della chiamata alle urne, ma non cede.

IL PRESIDENTE PUGLIESE: «UNA GRANDE VITTORIA». La Puglia si è fermata al 42%, l'Italia al 31,18%. Un flop? Tutt'altro secondo Emiliano, che riteneva un successo persino il 23,48% delle 19: «Il governo dovrà inevitabilmente tenerne conto».

E ai giornali, a urne chiuse, Emiliano ha parlato di «una grande vittoria politica» affermando a Repubblica come i 15 milioni di voti raccolti dal referendum siano «molti di più di quelli che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale che sono le europee di due anni fa» e ricordando al Corriere che si tratta del «secondo referendum più partecipato negli ultimi 15 anni, dopo quello sull'acqua».

Il referendum non ha dunque raggiunto il suo scopo principale, ma potrebbe avere l'effetto di lanciare la candidatura di Emiliano a leader della minoranza dem. Secondo la Repubblica, la partita sarebbe tra lui e Roberto Speranza, che può vantare il risultato della Basilicata e il quorum sfiorato nella sua Potenza, in cui il quorum è stato raggiunto anche sull'onda lunga dell'indignazione per lo scandalo Tempa Rossa.

LA SFIDA SI SPOSTA SULLE RIFORME. Il comitato per il sì ha già deciso di presentare ricorso in sede europea per la violazione delle norme che disciplinano l'estrazione degli idrocarburi. Secondo il costituzionalista e docente all'Università di Teramo, Enzo Di Salvatore, l'abolizione della scadenza per le concessioni petrolifere contrasta con la direttiva 94/22 della Comnunità europea, che prevede proroghe alle concessioni solo in casi eccezionali, e mai a tempo illimitato.

E se la partita sulle trivelle potrebbe non essere del tutto chiusa, è sicuramente aperta quella tra governo e opposizioni, tra maggioranza e minoranza Pd. La resa dei conti è in programma in autunno, quando in palio ci sarà la riforma costituzionale. Ancora un referendum, stavolta senza quorum.

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