Elogio del Renzi fustigatore unico del partito della fazione

Categoria: Italia

Non solo anti giustizialismo, com'è riuscito il presidente del Consiglio in due anni o poco più a fare una cosa che nessuno aveva fatto prima: cominciare a spezzare le catene della sinistra

di Claudio Cerasa | 21 Aprile 2016 ore 06:15 Foglio

COMMENTA 2 |   | 

Lo ha fatto in maniera pasticciata, certo, a volte confusa, ovvio, spesso disordinata, chiaro, ma comunque l’ha fatto, lo sta facendo, e a volerli mettere uno accanto all’altro, i tabù cestinati, viene naturale dire, a prescindere dalla propria fede politica, bravo, finalmente, ci voleva, e che goduria.

ARTICOLI CORRELATI  Cosa manca oggi alla trivella renziana  Dopo il flop sulle trivelle la minoranza pd è sempre più divisa  L’altro referendum. Le scissioni pd spiegate con l’addio alla questione morale  La ruota del #ciaone  Riflessioni a margine del nuovo e post ideologico brand renziano: #ciaone

Non si sa se l’economia ripartirà e come ripartirà e non si sa se tutto questo avrà un effetto immediato sulla crescita e il benessere del paese ma intanto, nel giro di due anni, è successo quello che, appena tre anni fa, nessuno si aspettava che potesse accadere: un segretario trentenne, ora quarantenne, ora presidente del Consiglio, capo della sinistra italiana, ha detto che l’articolo 18 è una boiata pazzesca, e lo ha tolto; ha detto che c’era una classe politica che ha fatto il suo tempo, e l’ha cambiata; ha detto che le tasse non sono bellissime, e ha cominciato a tagliarle; ha detto che il bicameralismo perfetto è una schifezza, e lo ha superato; ha detto che la Costituzione italiana non è la più bella del mondo, e l’ha cambiata; ha detto che le logiche del proporzionale sono orrende, e ha approvato una legge elettorale a vocazione maggioritaria; ha detto che il federalismo ha distrutto le regioni, e lo ha sostanzialmente eliminato; ha detto che il posto fisso è un’utopia, e dopo anni e anni ha introdotto il contratto a tutele crescenti; ha detto che la concertazione era uno dei mali del paese, e l’ha fatta fuori; ha detto che gli ambientalisti all’amatriciana sono complici dell’arretramento dell’Italia, e li ha sfidati; ha detto che la questione morale non poteva più essere la stella polare della sinistra, e l’ha messa da parte; ha detto che un partito moderno, di sinistra, ha bisogno, per vincere, di conquistare anche gli avversari, altrimenti continuerà a perdere pur di non perdere la propria identità, e lo ha fatto; ha detto che quando un magistrato sbaglia deve pagare, come tutti, e ha introdotto una legge sulla responsabilità civile; ha detto che le banche popolari non funzionavano più e le ha riformate; ha detto che un indagato non è un condannato ma è una persona in attesa di giudizio e ha sfidato la Repubblica delle manette, complice dell’Italia delle barbarie giustizialiste, annunciando una prossima riforma delle intercettazioni.

Certo. Lo sappiamo che sull’economia ancora non ci siamo, che la Pubblica amministrazione è stata riformata un po’ così, che le liberalizzazioni sono state programmate un po’ così, che sul piano europeo la voce italiana si sente un po’ così, che la spending review funziona un po’ così, che la scuola è stata cambiata un po’ così, e che molto si potrebbe dire sulla squadra di governo e sulla rottamazione che fa fatica a diventare costruzione e sull’impossibilità di governare avendo tutti contro, sul rischio di trasformare ogni partita in un referendum su se stessi (le trivelle, Milano, la Costituzione). Ma intanto quello che vi abbiamo descritto è successo, sta succedendo, è una vera mutazione genetica della sinistra, del Pd, ed è un tratto del renzismo che spesso sfugge alla routine del notismo politico ma che c’è, esiste, e costituisce oggi il vero punto di forza del progetto renziano, la sua vera e reale connessione sentimentale con un pezzo di paese che sfugge ai sondaggi e alla militanza dei partiti ma che è lì, si vede e conta e continua ad avere fiducia, nonostante tutto, in una nuova sinistra. Una sinistra che oggi è in campo, certo, che deve dimostrare di saperlo tenere bene il campo, ovvio, ma che in due anni o poco più, tra un ciaone e un altro più o meno gradevole, ha fatto una cosa che nessuno aveva fatto prima: ha cominciato a spezzare le catene della sinistra. Non è una condizione sufficiente per cambiare il paese, chiaro, ma era una condizione necessaria. E se la scelta, come è oggi, continua a essere tra il partito anti tabù della nazione e il partito giustizialista della fazione, non c’è gara, e la connessione sentimentale tra Renzi e il paese potrà allentarsi ma non si spezzerà.

Categoria Italia

Commenti

maurizio guerrini • 37 minuti fa

Chapeau!

Anche se non servirà a niente, l'azione ciarliera ma positiva di Renzi è il massimo che ci si potesse aspettare da questa nazione. Il resto è velleità ed illusione.

Da elettore di centrodestra, non l'ho votato alle europee, non lo voterò, ma non voterò per mandarlo a casa.

 • Rispondi•Condividi ›

Immagine Avatar

Stefano Briganti • un'ora fa

Caro Direttore in questo mio commento parto da una sua notazione: "una Italia un po' così". Non abbiamo bisogno di una Italia un po' così, ma di una Italia che sia solida e che dia sicurezze (magari anche certezze) ai propri cittadini. Non basta fare tante cose se poi queste cose producono risultati mediocri; questa è una verità che si applica a qualunque ambito, dal privato, al lavorativo, al pubblico. Vale l'adagio "Poche ma buone". Se, ad esempio, Marchionne dopo essere uscito da Confindustria, aver trasformato FIAT in FCA, cancellato il titolo FIAT dalla borsa, spostato il cuore decisionale della vecchia FIAT da Torino a Chicago-Londra-Amsterdam, avesse prodotto risultati economici "un po' così" per la nuova azienda, sicuramente sarebbe stato invitato ad andare alla porta d'uscita dagli azionisti e dal CDA di FCA. Un premier segretario del partito di sinistra italiana, che spezza le catene della sinistra ma allo stesso tempo dice di voler continuare a proteggere i valori della sinistra senza però esporre con forza e chiarezza che idea politica (il termine ideologia politica è rottamato) intende seguire è, a mio avviso, indecifrabile Se a questo aggiungiamo che i tantissimi cambiamenti che lui e il suo esecutivo stanno attuando portano a risultati "un po' così" direi che c'è di che preoccuparsi.