Le parole dei Costituenti. il contesto storico della Costituzione del 1948

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2-CONEGLIANO - Il dibattito sul referendum organizzato in Città mercoledì sera al Toniolo, si è caratterizzato positivamente per la specificità e la originalità. 1- Commento Corvo

Pietro Panzarino - Vicedirettore Oggi Treviso| commenti | 18.11.2016

1- Corvo rosso • 8 minuti fa

Ecco alcuni passaggi e intrventi criticici che ho, mi dispiace autocitarmi, spesso richiamato. L'attuale Costituzione è nata con il consenso critico di tanti e indicazioni per future modifiche. Però è nata, approvata senza sapere cosa poi sarebbe accaduto. Se quelli del NO presenti quì in OT andassero a leggere altri interventi oltre a questi riportati, verrebbe meno, almeno, il "La costituzione dei nostri padri non si cambia". Persa una occasione per dire se questo referendum poteva essere più ambizioso e dove intervenire. Invece tante polemiche inutili, prese di posizioni preconcette di schieramento con il "vecchio" che non molla perchè sta bene così e ha paura del nuovo.

Ma noi italiani neanche il passo degli altri stati europei sappiamo mantenere ma convinti di essere i migliori.

Ma il convento passa quello che ha tanti commentatori ne hanno da fare strada in cultura politica. E non si disferanno neanche di Renzi, in ultima.

Bene Direttore Panzarino, altro che il Si o NO in scuola !!!

2-CONEGLIANO- Il dibattito sul referendum organizzato in Città mercoledì sera al Toniolo, si è caratterizzato positivamente per la specificità e la originalità.

Il numeroso pubblico presente ha potuto assistere ad una lezione di storia, articolata in due passaggi:

a) stralci da interventi di esponenti di tutti i partiti, pronunciati durante i lavori di preparazione della Costituzione, in riferimento al bicameralismo, sulle modalità di intervento sulla Costituzione e sulle critiche emerse durante i lavori.

b) il contesto storico dei lavori in cui dovevano collocarsi tali stralci, presentato dal prof. Marco Bavosi.

Ne è venuta fuori una vera e propria lezione di storia, che facilita la comprensione del dibattito in atto in merito al referendum del 4 dicembre.

Nell'attuale contesto delle polemiche fisiologiche, conoscere il contesto in cui venne scritta la Costituzione può essere un valido aiuto per una scelta libera e consapevole di quanti vorranno partecipare al referendum.

Testimonianza. Ammnistrazione stabili Zanchetta di Conegliano ci ha dato un servizio appropriato e puntuale

Il Bicameralismo

Abbiamo lavorato come negri due mesi per questa seconda Camera e ne è uscito un mostro! Bisognerà adoperare i ferri per operarlo e per fargli cambiare i connotati, o addirittura per sopprimerlo. Ieri l'onorevole Rubilli, in un discorso pieno di facezia, ha distrutto la seconda Camera quale è uscita dai nostri lavori e ha presentato una sua seconda Camera, molto lieta a vedersi; composta di grandi, auguste e pompose personalità che dovrebbero servire ad impressionare l'estero. Crede l'onorevole Rubilli che la sua seconda Camera sia molto più seria di quella che risulta dal progetto costituzionale? Io personalmente non credo all'utilità della seconda Camera, io sono per il sistema monocamerale.

Emilio Lussu Partito Sardo d'Azione 7 marzo 1947

Bisogna chiedersi quali sono i fini politici che si vogliono raggiungere con l'esistenza di due Camere anziché di una sola. Tali fini possono essere molteplici e si tratta di vedere come si possano realizzare. Un primo fine è quello di esercitare una funzione ritardatrice, di controllo dell'operato della prima Camera. Ma, accanto a questo scopo ve ne è un altro più particolare e che esige forme specifiche di realizzazione: quello dell'integrazione della rappresentanza... una di queste è quella della rappresentanza di categoria...gruppi di categorie sulla base di certi interessi sociali più eminenti e più importanti: per esempio la cultura, la giustizia, il lavoro, l'industria, l'agricoltura... Ma oltre alla forma che si basa sul concetto territoriale e a quella che si basa sul principio delle categorie, si potrebbe pensare ad un'altra che abbinasse l'uno e l'altro sistema. L'abbinamento si potrebbe ottenere giustapponendo la rappresentanza di categoria a quella territoriale, così da avere una percentuale di rappresentanti delle regioni e dei comuni sulla base territoriale, e un'altra percentuale sulla base delle categorie.

Costantino Mortati, Democrazia Cristiana, relatore sulla organizzazione costituzionale dello Stato, 4 settembre 1946

Permettetemi però di manifestarvi al riguardo le mie gravi preoccupazioni. Noi lasciamo aperta la porta a situazioni molto difficili e molto gravi, e che potranno mettere a dura prova, e non so con quale risultato, l'intero edificio costituzionale. Abbiamo creato due Camere composte ed elette diversamente, l'una col sistema proporzionale, l'altra a collegio uninominale. So che qualcuno di voi è molto ottimista a questo proposito, in quanto pensa che tra le due Assemblee non si verificheranno mai gravi e profondi conflitti. Me lo auguro. Con tutta franchezza debbo però confessarvi che personalmente non sono altrettanto ottimista e penso che fra le due Camere gravi dissensi potranno spesso e facilmente verificarsi. Può darsi, ed è molto probabile, data la diversità dei sistemi elettorali, che in una Camera domini una maggioranza di un dato colore, e nell'altra Camera una maggioranza di colore ben diverso.

Egidio Tosato, Democrazia Cristiana, 24 ottobre 1947

Modificare la Costituzione

Un giudizio pacato sui pregi e sui difetti della nostra Carta non può essere dato oggi, con esauriente completezza. Difetti ve ne sono; vi sono lacune e più ancora esuberanze...La seconda parte della Costituzione — ordinamento della Repubblica — ha presentato gravi difficoltà. ... Non abbiamo risoluto con piena soddisfazione tutti i problemi istituzionali...la Costituzione, come ogni opera collettiva, non può che essere, come si dice in senso deteriore, un «compromesso»… la Costituzione sarà gradualmente perfezionata e resterà la base definitiva della vita costituzionale italiana. Noi stessi ed i nostri figli rimedieremo alle lacune ed ai difetti che esistono e sono inevitabili.

Meuccio Ruini, Gruppo Misto, Presidente Commissione per la Costituzione, 22 dicembre 1947

La Costituzione non deve essere un masso di granito che non si può plasmare e che si scheggia; e non deve essere nemmeno un giunco flessibile che si piega ad ogni alito di vento. Deve essere, dovrebbe essere, vorrebbe essere una specie di duttile acciaio che si riesce a riplasmare faticosamente sotto l'azione del fuoco e sotto l'azione del martello di un operaio forte e consapevole!

Paolo Rossi, Partito Socialista Lavoratori Italiani, relatore sulla revisione della Costituzione, 11 novembre 1947

Le critiche

Tutto un apparato di pesi, di contrappesi, di precauzioni e di intralci che la Costituzione nella seconda parte pone ad un normale sviluppo legislativo e a un normale affermarsi della sovranità popolare, col proposito di rallentare il moto e il progresso della democrazia repubblicana... Costituzione aperta verso tutte le trasformazioni democratiche future, e Costituzione che sia riflesso delle trasformazioni già avvenute o in atto, ed espressione della coscienza popolare collettiva: ecco la Costituzione che noi vogliamo.

Lelio Basso, Partito Socialista Italiano, 4 marzo 1947

Si potrebbe dire che il vizio segreto di questa Costituzione è il medesimo che si ritrova ad ogni tappa della nostra storia, dal Risorgimento in poi: sfiducia nel popolo, paura del popolo e, qualche volta, terrore del popolo; necessità di frapporre fra l'espressione della volontà popolare e l'esecuzione della stessa volontà popolare quanto più ostacoli, quanto più diaframmi possibili... Così come è delineata nel progetto in discussione, la seconda Camera non è il Senato di nomina regia o di nomina governativa, non è la Camera del censo. È, quindi, un puro e semplice intralcio al lavoro legislativo, un espediente procedurale per imbrogliare la prima Camera.

Pietro Nenni, Partito Socialista italiano, 10 marzo 1947

“Tutte queste norme sono state ispirate dal timore: si teme che domani vi possa essere una maggioranza che sia espressione libera e diretta di quelle classi lavoratrici, le quali vogliono profondamente innovare la struttura politica, economica, sociale del Paese: e per questa eventualità si vogliono prendere garanzie, si vogliono mettere delle remore: di qui la pesantezza e lentezza nell’elaborazione legislativa…. e di qui anche quella bizzarria della Corte Costituzionale”.

Palmiro Togliatti, Partito Comunista Italiano, marzo 1947

"Questo sistema [...] è stato strutturalmente predisposto sulla premessa di un contrappeso reciproco di poteri e quindi di un funzionamento complesso, lento e raro, sì come quello di uno stato che non avesse da compiere che pochi e infrequenti atti sia normativi che esecutivi, perché non tenuto ad adempiere un'azione di mediazione delle forze sociali , e tanto meno... un'azione continua di reformatio, di propulsione del corpo sociale"

Giuseppe Dossetti, Democrazia Cristiana dicembre 1948

***

 Questo l'intervento del prof.  Bavosi:

Le parole che abbiamo appena ascoltato ci danno il senso della direzione, che i padri costituenti avevano già chiara, che si sarebbe dovuta intraprendere, quella di una revisione che introducesse le modifiche presenti in nuce nel dibattito e nelle proposte che non erano state accolte, che oggi diventano plausibili perché sono cambiate le condizioni storiche, sociali ed economiche.

Quei testi esprimono la consapevolezza dei Costituenti che le scelte compiute fossero il frutto di un compromesso, alto, ma sempre compromesso, tra istanze ed esigenze politiche e culturali diverse, frutto di differenti visioni della persona, della società, dell’economia, punto di equilibrio tra cattolicesimo, liberalismo, socialismo e marxismo.

La sintesi raggiunta tra queste correnti di pensiero, che erano alla base degli schieramenti politici, è considerata di alto profilo, soprattutto nella prima parte della Carta, quella che enuncia principi e valori, mentre la seconda risente degli accordi di mediazione tra posizioni antitetiche.

Infatti le figure più significative della scena politica di 70 anni fa, da Calamandrei a Dossetti, a De Gasperi, a Nenni e Togliatti non esitano ad esprimere critiche e riserve e la consapevolezza che il sistema istituzionale non era indenne da limiti e difetti, che non era stato possibile superare a causa dei veti reciproci, anche legati alla fase storica in cui la Carta venne elaborata.

L’Italia usciva da una dittatura ventennale e da una guerra devastante sul piano materiale e su quello morale; nel biennio 1943-45 nel paese si combatté una << guerra civile >>, come ha scritto lo storico Claudio Pavone: partigiani da una parte, repubblichini dall’altra.

Il ricordo bruciante del regime fascista frenò i costituenti sulla via del premierato: una repubblica presidenziale, che pure Piero Calamandrei non aveva escluso in un articolo pubblicato su L’Italia libera, organo del Partito d’Azione, non vide mai la luce per il timore che fosse l’avanguardia di nuove avventure dittatoriali.

Inoltre la pace, che seguì al secondo conflitto mondiale, divise il mondo in due aree sotto l’influenza degli USA e dell’URSS: ebbe inizio la guerra fredda e, all’interno della nostra nazione, si registrarono le divisioni tra i partiti moderati e cattolici, che si appoggiavano e si riconoscevano nella politica statunitense e quelli socialisti e comunisti, che guardavano invece a est.

Queste divaricazioni si riproposero anche nell’Assemblea Costituente.

Infatti, nonostante il clima collaborativo, non mancarono i contrasti, spesso originati dal timore che potessero prevalere nella società questi o quelli e, quindi, tutti erano impegnati in calcoli che determinarono anche scelte diverse rispetto a quelle che i partiti avevano professato prima dell’elezione della Costituente.

E’ la seconda parte della Costituzione quella su cui si proiettarono i dubbi, le paure, le incertezze: di qui l’impostazione che venne scelta, al termine di un percorso accidentato e non lineare, impostazione fatta di pesi e contrappesi, organi di garanzia, poteri diffusi e limitati in ciascuna delle istituzioni volute: dall’ordinamento regionale al referendum popolare, dalla Corte Costituzionale, contro cui si appuntarono gli strali di Palmiro Togliatti, al Consiglio Superiore della Magistratura, dall’esclusione della potestà di nominare e revocare i ministri da parte del Presidente del Consiglio, alla decisione di dar vita ad una seconda Camera, affinché l’una limitasse i poteri dell’altra, fino all’esclusione del presidenzialismo, con un esecutivo sostanzialmente debole.

Le divisioni, che risuonano nei testi letti, non impedirono l’approvazione unanime della Carta: questa concordia dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi, che, invece, ci dividiamo perfino sulla cifra stilistica dell’articolato di revisione.

Quelle parole, a rileggerle o riascoltarle oggi, suonano straordinariamente attuali, corrispondono perfettamente allo scenario che l’aggiornamento odierno propone all’attenzione degli italiani.

Quelle frasi ci dicono che il lavoro di 70 anni fa, giudicato incompiuto, come abbiamo sentito, non viene tradito oggi, ma trova finalmente il suo coronamento in continuità e coerenza con quello dei padri costituenti, senza tradimenti nei loro confronti.

Sicché questa nostra Costituzione continuerà ad essere << la più bella del mondo >>, anzi, lo sarà ancora di più, perché la prima parte, quella dei principi, non è in nessun modo toccata, e la seconda, che si dipana tramite scelte già prefigurate nell’Assemblea, consentirà alle istituzioni, aggiornate ed adattate ai tempi, di disegnare un sistema democratico non solo rappresentativo, ma, finalmente, anche governante.