Sindaco di PIEVE DI SOLIGO .Finanziamo chi toglie i capannoni. "Decostruire" è la filosofia che preferisce il paesaggio al cemento

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Un commento a: decostruire per ricostruire, non con il cemento, ma con il paesaggio. IL COMMENTO di CORVO ROSSO

Alla prima lettura a me pare una buona idea ma zoppa.

Necessita: 1) un piano complessivo di riuso del territorio, come è stato quello della formazion delle aree industriali comunali, che non può che coinvolgere un’area più vasta di quella comunale con ricadute provinciali e regionali; 2) da evitare quindi una destrutturazione a macchia di leopardo inevitabile perché stiamo parlando del 70% della metà degli stabilimenti esistenti QUINDI del 35% totali, una piccola parte; 3) capire come reinserire, se non già avvenuto, il ricollocamento della mano d’opera di un comparto produttivo che ha una storia prima agricolo e poi industriale e dell'artigianato e piccola impresa ; 4) il momento trascina come una moda, come parola d’ordine i problemi di no cemento e si salvaguardia dell’ambiente. Come tutte le mode sono passeggere e la politica le deve valutare bene in una prospettiva a medio periodo almeno. Il che non è facile per il nostro territorio che non riesce a darsi strategie e obiettivi condivisi fra i vari Comuni per il lavoro e sviluppo.

Quindi proposta da valutare ma di non facile realizzazione se a monte appunto non si costruisce un piano e una politica condivisa a più livelli. Se penso che l’unione dei Comuni è da anni ferma perché nessuno vuole cedere sovranità a un organo maggiore, mi porta allo scetticismo e vedo l’idea come un fiore primaverile bello colorato ma certo di appassire con la estate e l’inverno.

L’ARTICOLO  di Claudia Borsoi in Oggi Treviso del 26.6.2015

……Caso pilota è la frazione di Barbisano: testimone del boom economico, sede di numerose aziende del settore del mobile, oggi defunte e di cui rimangono solo capannoni vuoti. Sul totale del costruito, qui i capannoni rappresentano la metà, di cui il 70% oggi sono chiusi. Eppure Barbisano non è solo cemento. Ha un contesto storico-culturale che chiede di essere valorizzato.

«Barbisano rappresenta un caso esemplare e unico, non solo per la sua posizione a ridosso delle colline di Collalto, tra il Lierza ed il Soligo. Barbisano è anche sul percorso del cammino turistico Monaco-Venezia – evidenzia il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan . La peculiarità del luogo proviene anche dalla sua storia recente, al suo essere stata in tempi passati una piccola capitale delle lavorazioni del giunco e del mobile. Barbisano si può senz’altro definire, infatti, come la culla storica dell’industrializzazione del Quartier del Piave nel settore dell’arredo». Un contesto però segnato dal cemento……: di degrado ambientale e sociale».

Il progetto prevede di riqualificare e rigenerare il patrimonio edilizio esistente. E in questa direzione va, ad esempio, l’iniziativa dell’industriale Diotisalvi Perin di realizzare, proprio all’interno di uno dei capannoni rimasti vuoti a Barbisano (l’ex Sech Costruzioni metalliche), un museo delle macchine agricole e della storia veneta.

Un progetto impegnativo, lungo, ma che i promotori ritengono efficace qual ora dallo Stato arrivino i giusti incentivi: «Serve una sorta di piano casa, ma inverso, in cui lo Stato dia contributi, o defiscalizzazioni, a chi decide di demolire un vecchio capannone – evidenzia Soldan -: solo così si riuscirà a recuperare porzioni di suolo e di paesaggio per favorire iniziative di sviluppo turistico, oltre a migliorare la viabilità e la mobilità urbana e a sviluppare nuove occasioni produttive-commerciali».

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