Zaia: “Migranti, l’esempio del Veneto”

Categoria: Locali

Nella regione leghista gli stranieri sono il 10% dei residenti, i servizi sono pensati per l’integrazione. Ora il governatore dice: “Basta, abbiamo già dato”. Davvero è impossibile accogliere ancora?

18/08/2015 ELEONORA VALLIN VENEZIA, LA STAMPA

Mezzo milione gli immigrati stranieri in Veneto (dati 2014) sono 514 mila I disoccupati stranieri invece sono 42 mila

Si fa chiamare il marocchino di Treviso: «Non sono filoleghista, sono comunista: bere Coca Cola o fumare Marlboro per me è eresia». Abdallah Khezraji è in Veneto da oltre vent’anni, la cittadinanza gliel’ha data Giancarlo Gentilini, il sindaco sceriffo che nel 1997 ha fatto togliere le panchine perché le usavano gli immigrati, pensando che, eliminando le prime, avrebbe fatto sparire anche i «leprotti neri». Così li chiamava quando voleva inseguirli e fare «pim pim col fucile». Anni luce fa.

La Consulta regionale 

Oggi Khezraji è vicepresidente della Consulta regionale per l’immigrazione presieduta da Luca Zaia e nata negli Anni 90 con la prima legge regionale sulla materia. «Da quando sono stato eletto il mio impegno è stato conciliare Lega e immigrati». Ed è lui oggi il simbolo di quello spirito «collaborativo» che fa del Veneto «verde Carroccio» una terra d’avanguardia per l’integrazione. L’anno scorso la Regione ha finanziato con 10mila euro il Festival italo-marocchino, mandando in Africa una compagnia teatrale veneta. Khezraji è “amico” di Zaia da quando era giovane: «Abbiamo creato il primo sportello per gli immigrati d’Italia nel 1996». Oggi la Consulta distribuisce risorse alle associazioni straniere, promuove progetti d’orientamento scolastico e formazione linguistica grazie anche ai finanziamenti Ue (oltre 7,4 milioni). Ha istituto, con la Regione, un fondo per il rimpatrio volontario produttivo «per chi non ce la fa qui»: 15mila euro per aprire un’attività nel Paese d’origine, in rete con i consolati di Albania, Romania, Marocco e Senegal, «per non buttare soldi». 

Lo dice perfino Khezraji: «Bisogna distinguere tra profughi e immigrati». Gli immigrati stranieri in Veneto (dati 2014) sono 514mila, il 10,4% dei residenti, e un decimo di tutti gli stranieri d’Italia. La regione è quarta per densità di immigrati e terza per stranieri regolarmente residenti. Gli immigrati disoccupati sono 42mila sui circa 200mila. 

L’impresa straniera 

Il 90% delle scuole venete ospita studenti stranieri, con casi come l’asilo di Padova che contava una bimba italiana e 65 stranieri. Non solo. «Il Veneto - spiega Enrico Di Pasquale della Fondazione Leone Moressa - ha segnato la maggior crescita di stranieri tra 2007 e 2014: anche durante la crisi il sistema delle Pmi ha avuto bisogno di manodopera immigrata». L’etnia più diffusa è quella romena, (20% degli stranieri), seguono marocchini e albanesi. «L’immigrazione qui è radicata, l’integrazione è cominciata negli Anni 90» dice lo studioso. Si contano anche 56 mila imprenditori stranieri, l’8,1% degli imprenditori veneti. 

Dal 2009 al 2014, mentre i capitani d’impresa locali sono scesi del 7,2% quelli arrivati dall’estero sono cresciuti del 14,6%. Si tratta soprattutto di cinesi attivi nel commercio ed edilizia (circa il 10% degli stranieri). «Numeri - chiude Zaia - che smentiscono lo stereotipo razzista che ci si vuol affibbiare, ma ci dicono anche che su questo fronte abbiamo già dato».

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