Perché Francesco chiede di “accompagnare i gay” ma attacca la teoria del gender

Categoria: Religione

Un Papa poco politicamente corretto critica le colonizzazioni ideologiche del pensiero unico sulla sessualità, ma ricorda che gli omosessuali non vanno demonizzati, anzi. Analisi delle parole di Bergoglio dopo il suo viaggio nel Caucaso.

di Matteo Matzuzzi | 03 Ottobre 2016 ore 11:23

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Roma. L’ultima volta che aveva parlato in modo esplicito di gender, Francesco l’aveva definito come “l’espressione di una frustrazione”. Poco prima – parlando con i giovani riuniti a Napoli, nel marzo d’un anno fa – parlò di “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione”. A Tbilisi, sabato, aveva usato una delle metafore più gravi nel registro che è solito usare: guerra mondiale contro il matrimonio. Ieri, conversando con i giornalisti sull’aereo che lo riportava a Roma dopo i tre giorni trascorsi nel Caucaso, ha chiarito che si riferiva “a quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento”. Il Papa ha raccontato quanto gli disse un padre francese con un figlio di dieci anni: “Alla domanda ‘cosa vuoi fare da grande’ ha risposto: la ragazza! Il padre si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria gender, e questo è contro le cose naturali. Una cosa è la persona che ha questa tendenza, o anche che cambia sesso. Un’altra – ha aggiunto – è fare insegnamenti nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità: io chiamo questo colonizzazione ideologica”.

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Quanto detto a Tbilisi ha fatto rumore, vuoi perché s’è trattato di una frase pronunciata all’estero in un viaggio delicato e irto di ostacoli (palesati con l’assenza ben visibile della delegazione ortodossa alla messa celebrata dal Pontefice di Roma sabato mattina in Georgia), vuoi perché pronunciata a braccio e quindi carica dell’emozione che la lettura d’un discorso scritto, corretto e bilanciato non può offrire. Padre Antonio Spadaro, direttore gesuita della Civiltà Cattolica, ha spiegato tramite Twitter che il Papa “non intende attaccare teorie” bensì che “si esprime contro le ideologie, di ogni segno che colonizzano l’esperienza umana”. Francesco, però, è stato ben più chiaro e diretto di quanto tentino di fare le riletture ex post che finiscono inevitabilmente per diluire nel politicamente corretto il pensiero di Bergoglio.

Il Pontefice, infatti, stava rispondendo a una domanda diretta, postagli da una madre di famiglia, preoccupata dalle “nuove visioni della sessualità come la teoria gender la marginalizzazione della visione cristiana”. Come ha precisato il Papa, è necessario distinguere tra la somministrazione ideologica (che si fa anche a scuola) e le persone che “si devono accompagnare”. “Nella mia vita di sacerdote – ha aggiunto Francesco – di vescovo e di Papa io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali. Li ho avvicinati al Signore e mai li ho abbandonati”. Ma quando c’è stato da combattere le tante colonizzazioni ideologiche, Bergoglio spesso si è messo in prima fila, pur evitando l’arroccamento dietro fortini che ovunque si sono dimostrati facilmente espugnabili.

Nel 2010, mentre in Argentina si discuteva l’approvazione del disegno di legge che legalizzava il matrimonio e le adozioni omosessuali, l’allora arcivescovo di Buenos Aires inviò una lettera a un gruppo di monache di clausura in cui esplicitava la sua posizione sul tema. “E’ in gioco – scriveva – l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana”, “è un tentativo distruttivo del disegno di Dio”. Non è – chiariva – “solo un disegno di legge, ma è una mossa del padre della menzogna che cerca di confondere e ingannare i i figli di Dio”. Non più tenero si è mostrato in relazione all’aborto e all’eutanasia, che pure trova diverse espressioni dialoganti anche all’interno della stessa chiesa cattolica. Ricevendo in Vaticano l’Associazione dei medici cattolici italiani, disse che “il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”.

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 Commenti

Stefano A.M.D.G. • 2 hours ago

Cercando di non esagerare, e finendo per farlo, un paio di osservazioni le butto in mischia.

1. Questa storia che la chiesa, cospargendosi il capo di cenere bla bla bla, debba accogliere e "accompagnare" gli omosessuali, trovo sia una solenne cazzata. A parte che la cenere è bella che esaurita e non si vede più dov'è finito il capo, il problema non è certo l'accoglienza dei gay, visto che i seminari ne sono letteralmente imbottiti, e senza che il papa argentino si sforzi oltre misura. Il problema semmai è il contrario, e cioè il cristiano accompagnamento dei gay, con armi e bagagli, fuori dai seminari, prima che qualche buontempone mandato dall'onu o da facebook si presenti a dettare le regole di accesso al sacerdozio cattolico. Sintetizzando: qualche prete eterosessuale in più e qualche puttanata in meno.

2. Non so in Argentina, ma dalle mie parti la distinzione tra peccato e peccatore non è mai stata motivo di discussione, e questo ha fatto la differenza, da sempre, con tutte le forme di socialismo irreale che sembrano piacere tanto a Bergoglio. Forme di socialismo, giova ricordarlo, che quando la storia gliel'ha consentito e senza troppi pranzi di gala hanno fatto di peccato e peccatore un unico bersaglio.

3. Se il papa prendesse atto che la cabina degli airbus non è mai stata amica dei suoi maldestri tentativi di pastorale "a braccio", forse l'opera di demolizione della chiesa potrebbe rallentare.

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Jean Santilli • 3 hours ago

Mi sembra curioso parlare di « pensiero unico » a proposito di sessualità. Esaurita la forza evocativa di “destra” e “sinistra”, “conservatore” e “progressista”, “Juventino” e “Granata”, non si può neanche distinguere tra sessualità “main stream” e “deviante”: ti sparano addosso in due, per l’uso dell’inglese e per la condanna implicita. Su simili questioni, la prudenza consiglia il silenzio. Tanto più che ogni ricerca sulla “teoria gender” rimanda sempre e solo ad una sottospecie di sarchiapone.

Rimane il problema del genitore francese che, alla domanda “cosa vuoi fare da grande” al figlio di dieci anni, si è sentito rispondere “la ragazza”. Se avesse detto “Superman”, non lo avrebbe portato dallo psicologo, confidando nel proprio giudizio. Capisco un attimo di perplessità se avesse risposto “il mercenario”, però il bravo papa avrebbe trovato nei quotidiani molti esempi per tranquillizzarlo: oggi è un lavoro assicurato.

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Fabrizio Giudici  Jean Santilli • 31 minutes ago

Veramente sono disponibili materiali abbondantissimi sulla teoria gender. Forse usi il motore di ricerca sbagliato.

Per il resto, diventare "Superman" non è roba da psicologo per un bambino di dieci anni. È un personaggio inventato, ma è l'iperbole di un uomo. Quindi è una scelta coerente con il proprio corpo, semplicemente il bambino deve focalizzare dove inizia l'iperbole. Diventare "mercenario" è questione di altro tipo, perché è un mestiere. Criticabile, ma uno può farlo e poi smettere di farlo. Diventare donna, per un uomo, invece è qualcosa di totalmente contrario alla propria corporeità. Se per disgrazia poi il bambino non viene dissuaso, e si fa operare, la rovina è per tutta la vita.

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Un'altra persona sta scrivendo...

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Massimo Buonocore • 5 hours ago

Francesco ha anche affermato che il divorzio fa male a Dio ed ai bambini.

Lascio da parte Dio col quale non è che abbia molta famigliarità, ma mi chiedo se per dei figli sia meglio avere due genitori divorziati e (sperabilmente) persone civili che non li usano come corpi contundenti per colpire la controparte oppure vivere con una ex coppia che litiga, si odia, si inacerbisce.

Ed i figli queste cose le vedono, oh se le vedono!

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Paolo Carcano • 6 hours ago

L'occidente educato nelle scuole gesuitiche tollera politicamente il peccato per favorire il suo riassorbimento spirituale nel confessionale o nella cella monastica, come per padre Cristoforo, perchè presuppone che religione e politica abbiano la medesima fonte divina di autorità e il medesimo mandato salvifico: una cella vale un'altra, che sia in carcere, in convento o in chiesa il secondino, l'abate e il confessore sono funzionari rappresentanti di un'unica autorità. L'Islam invece che non ha confessionali lo sanziona giuridicamente e fa delle sue patrie galere e patiboli i luoghi terreni di punizione della colpa, come nel protestantesimo dove l'assenza teologica del Purgatorio fa di questo mondo il purgatorio secolare di ogni peccatore. Nel caso dei gay non è la natura sotto esame ma la cultura che ha in taluni casi generato quella distorsione del desiderio e soprattutto la cultura che è generata dall'orgoglio mimetizzante di tale distorsione. Tra l'omosessuale e l'omofilo, come tra ogni vizioso e ogni corruttore, sta la stessa differenza che tra l'appestato e l'untore: l'uno è degno della nostra misericordia, delle nostre cure e persino dei nostri baci agli occhi di san Francesco, perchè in esso è presente Cristo come Dio paziente, mentre per l'altro si predispone in vita e oltre la morte la terribile vendetta moltiplicata per ogni anima che ha perduto insieme alla propria, perchè in esso ha preso casa un demonio. Ha detto il Papa qualcosa di nuovo rispetto alla sana dottrina? No, si tratta sempre del perdono da corrispondere settanta volte sette a chi altrettante volte si pente, anche ai trans che hanno sfigurato e amputato irreversibilmente il proprio corpo, se la gravità specifica del peccato fosse un limite alla misericordia allora Dio sarebbe morto invano sulla croce. Limite non è il peccato ma la volontà, che appunto limita Dio fuori dell'uomo fintanto che persevera nel suo male, mentre si fa soglia del suo ingresso trionfale quando ad esso ritorna contrito.

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Moreno Lupi • 7 hours ago

Papa Francesco a Baku: “C’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Mentre parlava avrà pensato, forse: “In questa guerra mondiale i musulmani non c’entrano”. Vero. Non c’entrano neppure però, con l’amore mondiale con le persone omosessuali. Vero?

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Jean Santilli  Moreno Lupi • 4 hours ago

Mi ricorda il convegno sul ruolo dell’elefante nella Resistenza. Esaurito un

tema che tira, si trova sempre modo di rinnovarlo.

Attento (al) Lupi: l’odio rimane dolce solo se usato con parsimonia.

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Malossi Alberto • 7 hours ago

Queste idee cominciano ad essere interiorizzate da cristiani che

non capiscono la posta in gioco. Quando si sveglieranno, sarà troppo tardi.

Abbiamo sperimentato questo errore di valutazione col marxismo, che ha

influenzato certi membri della Chiesa, adesso rifacciamo lo stesso errore con

l’ideologia del gender e con l’omosessualità.

In realtà ciò che in questione non è la persona dell’omosessuale, che deve

essere sempre rispettata, ma il fatto di voler fare dell’omosessualità un

principio politico a partire dal quale si ridefinisce la società attraverso la

coppia, il matrimonio e la famiglia.

Questa è una contraddizione, poichél’omosessualità non è alla base di queste realtà e non può essere all’originedi istituzioni di cui la società ha bisogno per durare nella storia.

Bisogna porsi la domanda in modo realistico: a partire da quale tipo di

sessualità la società si fonda, si organizza, dura nel tempo e contribuisce

alla sua storia?

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Fabrizio Giudici • 8 hours ago

Visto che Tornielli conferma con la traduzione italiana delle interviste in aereo il passaggio "che era lei ma è lui" (riferito al transessuale che ricevette in udienza tempo fa), frase già riportata da altre agenzie in inglese, e la frase è chiaramente parte della teoria del gender (infatti ammette che uno che nasce con i geni di un sesso possa pretendere di cambiarlo con un'operazione che muta solo il fenotipo), direi che è impreciso affermare che il Papa attacca la teoria del gender. La attacca nelle modalità di diffusione, come "colonizzazione ideologica", ma non nei contenuti. Insomma, la solita ambiguità a cui ormai siamo purtroppo abituati.