Ratzinger in aiuto di Papa Francesco?

Categoria: Religione

«Una smentita è una notizia data due volte». Questo viene in mente leggendo la presunta lettera di Ratzinger a Bergoglio

di Domenico Cacopardo 15.3.2018 www.italiaoggi.it

«Una smentita è una notizia data due volte». Questo viene in mente leggendo la presunta lettera di Ratzinger a Bergoglio, di cui, astutamente, la Sala stampa vaticana ha diramato stralci elogiastici nei confronti dell'attuale successore di Pietro. Nonostante il filtro pontificio, che ha trasformato uno scritto di cortesia in un attestato di stima ufficiale, la sensazione è che, in fondo, Ratzinger, nell'illuminarsi d'immenso per le glorie di Francesco I, abbia messo in luce gli aspetti discutibili del pontificato. Già la necessità percepita da Benedetto XVI di una presa di posizione a sostegno al successore è testimonianza (felpata) delle difficoltà dello stesso nell'affermare il proprio magistero. E non tanto tra il «pubblico» (anche se Francesco è più amato dai non fedeli che dai fedeli), quanto nella Chiesa- apparato.

Quanto alla qualità teologica del magistero bergogliano (dice Ratzinger) il papa «è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica». Non ci sarebbe bisogno di ribadirla se non fosse contestata (e autorevolmente). Benedetto, quindi, scende in campo alla luce delle modalità di esercizio del suo ruolo di pontefice e di pontefice dimissionario. Anche perché (lui sì di ampia e riconosciuta sapienza teologica), aveva diretto con mano sicura la Congregazione per la dottrina della fede, quella che s'era espressa negativamente nei confronti della «Teologia della liberazione». È vero che Bergoglio s'ispira a una particolare mutazione della stessa che in due parole si potrebbe definire «Teologia del popolo»: nel senso che è il popolo a esprimere la volontà di Dio. Ma la sostanza non cambia.

Francesco è, per Benedetto, papa «profetico», appartiene al genere umano di coloro che non sono portati a gestire l'esistente (quello creatosi in oltre due mila anni di cristianesimo) ma ad attingere a un mondo futuro e futuribile. Dal che deriva il fallimento della riforma della Curia, rimasta al palo del «radicalismo» evangelico di Bergoglio (altro concetto che inchioda papa Francesco).

Insomma, a cinque anni dall'elezione, un riformista senza riforme (abolizione del celibato dei preti, ammissione all'ordine sacerdotale delle donne col loro inserimento nella gerarchia). Al massimo, un profeta della nuova età del mondo, non un interprete: un impensabile peronismo pastorale.

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