L'incontro con l'ayatollah al Sistani e l'incontro interreligioso: "Preghiamo perché ovunque siano rispettate e riconosciute la libertà di coscienza e la libertà religiosa"
MATTEO MATZUZZI 06.3. 2021 ilfoglio.it lettura4’
Seconda giornata in Iraq: da Najaf a Ur alla messa celebrata nella cattedrale caldea di Baghdad. Domani l'impegnativo pellegrinaggio nella Piana di Ninive sconvolta dalla ferocia jihadista
Roma. Di buon mattino la partenza per Najaf, dove il Papa ha incontrato il Grande ayatollah Ali al Sistani, tra gli appuntamenti più attesi del viaggio apostolico in Iraq iniziato venerdì e che si concluderà lunedì in mattinata con la partenza alla volta di Roma. L’incontro, ha detto il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, “è stata l’occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah al Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno”. Al termine del colloquio, durato quarantacinque minuti e immortalato da una foto destinata a entrare nella storia, Francesco – prosegue Bruni – “ha ribadito la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità per l’amata terra irachena, per il medio oriente e per il mondo intero”. Poco dopo, a Ur dei caldei, non distante dalla grande ziggurat, si è svolto l’incontro interreligioso. Letture dalla Genesi e dal Corano, testimonianze. E le parole del Papa, mentre il vento del deserto faceva sentire la propria voce, amplificata dai microfoni.
E’ stato un discorso rilevante che si pone sulla medesima strada tracciata venerdì davanti al corpo diplomatico e alle alte autorità locali riunite nel Palazzo presidenziale.
Ancora una volta Francesco ha sottolineato l’esigenza di rispettare la libertà religiosa, pur nelle chiare difficoltà del contesto sociale e politico iracheno. Bergoglio ha parlato di terrorismo, “da questo luogo sorgivo di fede, dalla terra del nostro padre Abramo, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione. Anzi, sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti”. Un abuso che l’Iraq ha conosciuto bene: “Sopra questo paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza. Ne hanno sofferto tutte le comunità etniche e religiose. Vorrei ricordare in particolare quella yazida, che ha pianto la morte di molti uomini e ha visto migliaia di donne, ragazze e bambini rapiti, venduti come schiavi e sottoposti a violenze fisiche e a conversioni forzate. Oggi preghiamo per quanti hanno subito tali sofferenze, per quanti sono ancora dispersi e sequestrati, perché tornino presto alle loro case”. Quindi, la preghiera “perché ovunque siano rispettate e riconosciute la libertà di coscienza e la libertà religiosa: sono diritti fondamentali, perché rendono l’uomo libero di contemplare il Cielo per il quale è stato creato”. Sul terrorismo, il Papa ha aggiunto anche altro, segnalando però che “anche in quel momento buio sono brillate delle stelle. Penso ai giovani volontari musulmani di Mosul, che hanno aiutato a risistemare chiese e monasteri, costruendo amicizie fraterne sulle macerie dell’odio, e a cristiani e musulmani che oggi restaurano insieme moschee e chiese”.
“E’ indegno che – ha proseguito il Pontefice – mentre siamo tutti provati dalla crisi pandemica, e specialmente qui dove i conflitti hanno causato tanta miseria, qualcuno pensi avidamente ai propri affari. Non ci sarà pace senza condivisione e accoglienza, senza una giustizia che assicuri equità e promozione per tutti, a cominciare dai più deboli. Non ci sarà pace senza popoli che tendono la mano ad altri popoli. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi. Non ci sarà pace finché le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni. La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità. Chiediamolo nella preghiera per tutto il medio oriente, penso in particolare alla vicina, martoriata Siria”.
Nel pomeriggio, nella cattedrale caldea di San Giuseppe a Baghdad, ha celebrato la santa messa. Domani giornata intensa di pellegrinaggio nella Piana di Ninive che più di ogni altra regione irachena ha visto in faccia il terrore jihadista. Francesco sarà a Mosul, quindi a Qaraqosh, dove visiterà la cattedrale dell’Immacolata concezione e reciterà l’Angelus. Nel pomeriggio, la messa allo stadio di Erbil.