“I cristiani fingono di non vedere le proprie persecuzioni”. Parla Neusner

Categoria: Religione

I cristiani pretendevano di non vedere le persecuzioni dei propri fratelli nel nostro tempo. L’islam ha avuto mano libera”.

di Giulio Meotti | 12 Aprile 2015 ore 06:18 Foglio

 Jacob  Neusner con  papa  Benedetto  XVI

 Roma. “Il  mondo si è  voltato dall’altra parte mentre i cristiani venivano uccisi?”, chiedeva ieri il Washington Post. Secondo la ong Open Doors, quella che al mondo meglio e di più monitora le persecuzioni,  nell’ultimo anno 4.344 cristiani sono stati assassinati perché tali, il doppio rispetto all’anno precedente. Secondo il rapporto “World Watch” della ong, il 2014 passerà alla storia come “l’anno con il più alto livello di persecuzione globale dei cristiani dell’èra moderna”. E si avverte: “Il peggio deve ancora arrivare”.

Un altro rapporto, stavolta del liberal Center for American Progress, afferma che la maggior parte delle comunità cristiane del medio oriente stanno morendo. “Il calo costante è tale che molti cristiani in medio oriente temono che le loro chiese si trasformeranno in musei, piuttosto che in luoghi di culto al servizio di vibranti comunità di credenti”. Secondo il rabbino Jacob Neusner, non è soltanto il mondo a essersi voltato dall’altra parte. Anche gran parte dei dirigenti cristiani in occidente sono colpevoli di aver volontariamente taciuto sulle stragi e le vessazioni subite dalle proprie comunità. “Come si reagisce alla persecuzione dei cristiani è un test di integrità per un’intera generazioni di cristiani”, dice Neusner al Foglio.

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I cristiani pretendevano di non vedere le persecuzioni dei propri fratelli nel nostro tempo. L’islam ha avuto mano libera”. Autore di mille pubblicazioni, Neusner è il più grande specialista della letteratura rabbinica antica e tra i massimi esperti delle sacre scritture ebraiche. Ha insegnato in diverse università americane (Columbia, Wisconsin, Dartmouth) e dal 1994 insegna Storia e Teologia del giudaismo al Bard College di New York. Il Time lo ha definito “il rabbino preferito del Papa”, ma ancora prima era “l’amico ebreo del cardinal Ratzinger”. A lui, Jacob Neusner, e al suo “A Rabbi Talks with Jesus”, Benedetto XVI ha dedicato molte pagine del “Gesù di Nazareth”. Tutto è iniziato quando all’allora cardinale Ratzinger capitò tra le mani il celebre saggio “Un rabbino parla con Gesù” (tradotto in italiano da San Paolo) di Neusner, che nel libro di Ratzinger verrà citato più volte. Quello che si sarebbe instaurato fra Neusner e Ratzinger sarebbe diventato un colloquio epocale, la fertile e fervida conversazione fra il rabbino e il Papa in nome dell’idea che se il cristianesimo perde il rapporto con l’ebraismo, smarrisce anche se stesso. “La persecuzione dei cristiani in medio oriente è un segno di un’alienazione profonda che ha messo in discussione anche l’integrità di molte voci del mondo islamico contemporaneo. Quello che avviene è oltraggioso. Sono stati violati i classici insegnamento islamici sulla tolleranza verso la cristianità e l’ebraismo. Gli ebrei adesso devono mobilitarsi per i cristiani”.Un appello che questa settimana è risuonato anche all’interno del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, con il discorso dell’ambasciatore israeliano Ron Prosor: “Gli islamisti hanno un detto: ‘Prima ci occuperemo del popolo del Sabato, poi di quello della Domenica’”.