Lettere al Direttore Foglio 29.4.2016

Categoria: Rubriche

Urrà! A Milano e Roma Berlusconi riscopre il modello Nazareno. - Una volta i politici ci mettevano la faccia. Adesso si accontentano del photoshop

1-Al direttore - Terremoto politico a Roma, dice L’Ansa dopo la scelta di Fi per Marchini. Ma stavolta la protezione civile anche no.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Il disegno di legge del governo sulla “disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo”, all’esame del Senato, ripropone un vecchio vizio di una certa politica: quello di voler piegare la realtà ai desideri del potere pubblico. In questo caso, la realtà è rappresentata dalle dinamiche economiche, ma anche sociali e di costume, che riguardano cinema, teatri e librerie, sulle quali il provvedimento interviene con propositi all’apparenza virtuosi ma nei fatti pericolosi. Si prevede, fra l’altro, la possibilità di dichiarare “di interesse culturale particolarmente importante” – dizione che reca con sé pesanti vincoli e limiti alla proprietà – “sale cinematografiche, sale teatrali e librerie storiche”. Inoltre, si attribuisce alle regioni il potere di determinare la non modificabilità della destinazione d’uso di tali beni. Non si comprendono le ragioni per adottare una tutela così stringente per attività di questo tipo. Per teatri di effettivo valore storico o artistico esistono già tutele specifiche e non è il caso di introdurne per sale minori. Quanto alle sale cinematografiche, è difficile immaginare sedi di particolare rilevanza artistica. Le librerie “storiche”, poi, non si comprende neppure quali possano essere, vista l’astrattezza dell’aggettivo. In ogni caso, è il metodo prescelto a essere sbagliato. In passato è già capitato che l’apposizione di vincoli di non modificabilità nell’uso a librerie cosiddette storiche abbia provocato – come unica, concreta conseguenza – il deperimento dell’immobile, rimasto chiuso e abbandonato. Lo stesso accadrebbe per cinema e teatri. L’apposizione di questi vincoli determina la mummificazione dell’esistente. Un’attività entra in crisi, per ragioni economiche o anche semplicemente per assenza di domanda, e lo stato impedisce che l’immobile interessato possa ospitare nuove e più richieste iniziative. Si finisce con il paralizzare indeterminatamente un locale collegandolo ad un’attività, non consentendosi gli adeguamenti e i mutamenti che impone il cambiare di tempi, esigenze, usi. Dietro il fine apparentemente nobile (difesa della cultura intesa in senso lato), sta la realtà concreta. Se un’attività viene a cessare e se non si trova un successore all’esercente il cinema, il teatro, la libreria, l’unico esito è il degrado per l’inutilizzo dell’immobile, improduttivo ma carico d’imposte per la proprietà. La via giusta per tentare, nei limiti del possibile, di salvaguardare specifiche attività ritenute meritevoli di tutela è quella delle politiche incentivanti e premiali, come nel caso – ad esempio – delle agevolazioni fiscali previste, in una proposta di legge sulle piccole librerie all’esame della Camera, in favore sia dei proprietari che danno in locazione i locali sia degli stessi esercenti le librerie. Il Parlamento ha tempo e modo per intervenire sul disegno di legge del Governo per far sì che le buone intenzioni non producano, come spesso accade, danni irreparabili.

Giorgio Spaziani Testa, Presidente Confedilizia

3-Al direttore - Una volta i politici ci mettevano la faccia. Adesso si accontentano del photoshop.

Gino Roca

Nel frattempo, ieri, scena fantastica. Renzi, da mesi, da anni, dice che no, niente, i talk show fanno schifo, non funzionano, non raccontano la verità sul paese, sono anti veritativi e sono una vergogna. E allora il presidente del Consiglio che fa? Semplice. Eccola qui la soluzione giusta per metterci una pezza: farsi un talk-show su misura, in cui è lo stesso Renzi a parlare di Renzi con ospiti amici di Renzi che parlano dell’Italia di Renzi. Se Woody Allen avesse visto la scena non avrebbe avuto difficoltà a citare se stesso: “Ringraziamo Dio di non averlo fatto nascere donna. Avrebbe passato tutto il giorno a toccarsi le tette!”.

4-Al direttore - Berlusconi ha vinto? Va bene, va quasi tutto bene. Sennonché Forza Italia fa parte del fronte del no al referendum di ottobre (per lo meno finché Brunetta non si decide ad andare ad affiancare Grillo al posto del povero Casaleggio).

Enrico Venturoli

Il big hello a Meloni e Salvini a Roma non ha prezzo. E non ha prezzo anche constatare che nelle scelte importanti, Roma e Milano, Berlusconi mostra di sapere bene che non esiste alternativa alle candidature trasversali. Modello Nazareno, ça va sans dire.

5-Al direttore - Il caso del senatore McDonnell è una splendida lezione che dubito venga recepita nel sistema imperante di caccia all’untore. La ricerca di un colpevole esonda in un clima di barbarie che mette insieme potere ed economia in mix criminali. E’ una storia che viene da lontano, ben sostenuta da precisi e ben definiti settori dell’informazione e degli interessi, personali e di area, che sostengono. L’indignazione va ben oltre i fatti provati di malcostume, per coinvolgere il mondo delle relazioni politiche con l’effetto depressivo esercitato non solo sulle coscienze, ma nell’intero mondo dei rapporti umani e dell'economia. Nel caso proposto dal direttore emerito non importa se, alla fine, il tribunale confermerà la condanna, quanto invece la presenza, in una società civile e realmente libera, di personalità capaci di andare, senza remore, contro corrente e il mero opportunismo.

Mario Patrizio

Mettete insieme la discrezionalità dei poteri della magistratura, la truffa dell’obbligatorietà dell’azione penale, la vaghezza delle tipologie di reato come il concorso esterno o il traffico delle influenze e avrete un quadro chiaro delle ragioni che possono portare i magistrati ideologizzati a occuparsi più di peccati che di reati.