Lettere al Direttore Il Foglio 4.9.2016

Categoria: Rubriche

Dedicato a quelli che sotto sotto pensano che Charlie se le cerchi. Ballottaggio, per ragioni di natura politica o per ragioni di natura costituzionale?

1-Al direttore - Intercettati i giornalisti di Charlie Hebdo, al telefono ridevano del terremoto.

    Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Confesso di essere molto confuso: si vuole abolire il ballottaggio previsto dall’Italicum per impedire al M5s di vincere le elezioni, oppure per impedire che una minoranza di consensi si trasformi in una maggioranza (sia pure non esagerata) di seggi? In altre parole, per ragioni di natura politica o per ragioni di natura costituzionale? Nel primo caso, i pentastellati (quei furbacchioni secondo cui l’Italicum era l’anticamera del fascismo) potrebbero pour cause gridare al “golpe bianco”. Nel secondo caso, un cittadino normale come il sottoscritto fa fatica a capire quale sia l’anomalia da correggere. Infatti, nel ballottaggio vince chi prende la maggioranza dei voti espressi. Punto. Forse non vale anche per l’elezione dei sindaci (e di qualche governatore regionale)? Nel 2012 Barack Obama, titolare del potere esecutivo a livello federale, fu eletto con il 50,53 per cento del 49 per cento dei votanti (meno del 25 per cento degli aventi diritto): e allora? E’ un presidente delegittimato? Per concludere, caro Cerasa, spero che il 4 ottobre la Consulta non si lasci tralignare da considerazioni partigiane che non le farebbero onore. Spero, invece, che rimedi  a quello che a mio giudizio è il difetto più vistoso dell’Italicum: quelle candidature plurime che, concepite per tutelare i leader dei partiti più piccoli, restano una truffa ai danni dell’elettore. Il paese ha bisogno di governabilità, ed è proprio un sistema politico ormai tripolare a richiedere un metodo di scrutinio a doppio turno. E’ tanto difficile da accettare? A coloro, poi, che non dormono la notte pensando a Luigi Di Maio inquilino di Palazzo Chigi, dico di non disperare: lasciate lavorare in santa pace ancora per un po’ di tempo Virginia Raggi e vedrete che le cose si aggiusteranno.

    Michele Magno

Il tonno presto si prenderà la rivincita contro la scatoletta di Grillo.

3-Al direttore - Je suis Charlie. Anche oggi: e domani e poi dopodomani. Non si spegne la candela della satira per una vignettina di mediocre, e direi patetica, fantasia. Je suis Charlie perché nessuno, domani e poi dopodomani, andrà a sparare a questi vignettisti scarsi e infelici (o meno, a seconda del giudizio). Je suis Charlie perché nemmeno una risata, stavolta, li seppellirà.

Luca Rigoni

Dedicato a quelli che dopo aver visto la lasagna di Charlie, sotto sotto, pensano che Charlie se le cerchi: nessun italiano, così a naso, andrà a Parigi ad ammazzare i vignettisti di un giornale satirico gridando Italiah Akbar.

4-Al direttore - Mondo intellettuale. Gli intellettuali che scrivono sui quotidiani, gli scrittori salvatori, gli intellettuali disperati sulle bare dei padroni… I terremoti non si possono prevedere ma io posso prevedere che dopo il prossimo terremoto il conteggio delle vittime comprenderà, oltre ai cristiani, anche gli scrittori perennemente emergenti che non riescono mai ad imporsi oltre al “foglio”. Dove la terra non trema è la demografia che crolla e al posto dei bambini si leggono gli intellettuali sarcastici, a cui vengono assegnati nomi umani, e gli amici dei padroni vanno a complimentarsi con i padroni, portano doni di benvenuto. Manca solo il fiocco azzurro o rosa fuori dalla porta. Cgil, Cisl e Uil sostengono una campagna per l’adozione di scrittori perennemente emergenti, più meritevoli di aiuto perché iniziano ad essere avanti con gli anni, secondo i sindacati, dei pensionati che devono campare con cinquecento euri al mese. Il ministero della cultura comunica soddisfatto che per merito del decreto legislativo n° 26/2014 è diminuita la mortalità degli scrittori emergenti. Adesso che non muoiono sì copiosamente, come faranno gli impresari delle pompe funebri? Grazie a uno studio recentissimo sappiamo che gli intellettuali che scrivono sui quotidiani capiscono non solo l’intonazione ma anche le parole. Pertanto non è necessario alzare la voce, posso dirglielo pacatamente: scrittori che scrivete sui giornali, un tempo a qualcosa servivate, il sol dell’avvenire, l’assoluto, la compagnia dei pomeriggi autunnali, ma adesso siete più nocivi delle nutrie.

Mario Michele Pascale

Al direttore - La strumentazione, certo, si può rivedere; resta invece del tutto valida l’idea della ministra Lorenzin di un Fertility day, e la trovo anzi un’iniziativa lodevole checchè ne dicano il Giornalista Collettivo e soloni vari. E lo è per due motivi: primo, per il fatto in se: in un paese come l’Italia con tassi di natalità da prefisso telefonico, e perciò stesso destinato a scomparire dal momento che ogni anno i morti superano i nuovi nati (a meno di non voler fare la fine della seria A di calcio dove, anche a voler considerare solo le prime della classe, e fatta eccezione per il mio Milan – chapeau – mediamente i 10/undicesimi delle squadre cosiddette italiane sono stranieri), una campagna di sensibilizzazione sull’importanza di fare figli è quanto mai opportuna. Secondo, perché sottolineare che la fertilità è un qualcosa a tempo determinato rappresenta un bagno di sano realismo quanto mai necessario in tempi come questi di prometeica esaltazione dell’Io e della sue voglie (terremoti permettendo). Come dice il salmo 127: “Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza”.

Luca Del Pozzo