Lettere al Direttore Foglio 26.10.2016

Categoria: Rubriche

Contro l’antipolitica, anche i frigoriferi nel loro piccolo si incazzano. il No smette di dire falsità sul conto del Sì, e il Sì smette di dire verità sul conto del No.

1-Al direttore - Il tonno buono costa.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Forse da una campagna referendaria sempre più velenosa se ne potrebbe uscire con un gentlemen agreement: il No smette di dire falsità sul conto del Sì, e il Sì smette di dire verità sul conto del No.

Michele Magno

3-Al direttore - Il Partito radicale ha inviato agli iscritti e al suo indirizzario una mail con l’invito a partecipare al “Giorno Della Giustizia” promosso dalla costituenda organizzazione politica di Giovanni Negri. Eppure stando a quanto stabilito nel recente Congresso degli iscritti di Rebibbia non risulta esserci alcun rapporto politico-statutario con la Marianna che giustifichi un’operazione promozionale di questo tipo. Pensa che per saperne di più sarebbe sufficiente seguire le riunioni delle 12 che Valter Vecellio, qualche tempo fa, aveva segnalato ai lettori del Foglio rimproverando la redazione di non esserne a conoscenza?

Marco Eramo

4-Al direttore - Leggendo l’articolo di Rizzini sul variegato fronte del No alla riforma costituzionale al di là delle legittime motivazioni, quello che desta perplessità sono i toni, gli eccessi che fanno da comune denominatore. Non si capisce, in tutta onestà, quello che sarebbe il pericolo per la democrazia se prevalesse il Sì. A dire la verità deriverebbe dall’Italicum e quindi ci si può chiedere cosa c’entri la riforma del Senato con relativa riduzione dei suoi membri. Si fa un po’ fatica a seguire il filo logico del No se non quello di sbarazzarsi del governo Renzi. E’ proprio “uno psicodramma politico”.

Pasquale Ciaccio

5-Al direttore - Dov’è che finisce l’uomo e inizia l’artista? E come si comporta un artista quando deve fare l’uomo e raccogliere per terra i frutti caduti dall’albero scosso dalla forza dell’indocile arte? In principio era il Verbo, tutto deve iniziare così, non importa se poche parole, una sillaba, un suono, un pernacchio. C’è bisogno di un segno per poter tracciare un inizio da cui scendere nel gorgo… muti. Bob Dylan c’è ma non risponde al Nobel. Si serve del silenzio come l’ultima nota per tenerci ancora uniti, concitati sotto al palco. Ritirerà? Non ritirerà il premio? Come giustificherà la scelta? e cosa dirà? Il sogghignare dei pensieri si insinua e si fa eco nella nostra testa come una landa desolata. L’attesa è una donna dal dolce profilo che non si gira. Stavolta accontentiamoci della poesia. Datemi l’arte e tenetevi il resto. Nessun uomo fa le veci di un genio.

Giovanni Negri

6-Al direttore - I tagli alla casta e ai parlamentari? Caro Cerasa, io propongo il raddoppio dello stipendio! Ho fatto l’assessore al Bilancio e prendevo 601 euro al mese (perché ero anche “vicesindaco” sennò sarebbero stati 450 euro). Per l’impegno, le responsabilità, le ore, gli orari, lo stress, gli incontri di lavoro (giunte, commissioni ecc.) e tutto il resto dico che il triplo sarebbe stato ancora poco. So cosa dico perché lo confronto con quello che facevo da impiegato dove lavoravo come dipendente.

Carlo Schieppati

Lo status del politico oggi è questo: non deve guadagnare nulla, non deve avere privilegi, deve essere intercettabile in qualsiasi occasione, può essere spiato in qualsiasi contesto, deve essere sputtanato per qualsiasi ragione, non deve avere un auto sulla quale viaggiare, non deve aver fatto nulla nel passato per non essere sputtanabile. Deve essere una specie di passante, una persona senza esperienze, un improvvisatore della politica. L’antipolitica porta a questo. E non c’è da stupirsi poi se anche i frigoriferi nel loro piccolo si incazzano.

7-Al direttore - Il governatore De Luca, quando afferma che “un politico con il telefonino non è un politico libero” dice, in verità, meno di quanto sembra aver detto. Da qualche decennio il “telefonino” non è più un telefonino. Anche senza scomodare la brillantissima Annalena Benini di qualche giorno fa (“Mi telefoni o no?”), non v’è chi non veda che è oramai diventato il terminale della mano di ognuno di noi: è un arto. E senza un arto non solo un politico ma un qualsiasi cittadino “non è un qualsiasi cittadino libero”. Quantomeno, è diversamente libero. Un politico intelligente, come De Luca, questo lo ha capito da tempo. E’ il cittadino qualsiasi che ancora sembra non averlo capito.

Gaetano Tursi

Al direttore - “Non son più fasista, non son comunista, che casso son mi?” si chiedeva Paride, un personaggio della zona del Delta del Po in “Canale Mussolini parte seconda” di Antonio Pennacchi (ed. Mondadori, 2015). Uno che ha beneficiato di bonifiche territoriali fin dagli inizi dell’Ottocento (a spese del Regno d’Italia prima e della Repubblica italiana poi), altrimenti lì ci vivrebbero solo le zanzare, e ora se la fa sotto per 8 donne e 11 bambini, può essere una risposta?

Roberto Cattani