MANUALE DI CONVERSAZIONE. Si dice ma non si fa

Categoria: Rubriche

Per alcuni tenere fede alle proprie parole è una religione. Per altri, invece, è solo una delle tante possibilità. Che siate consequenziali o vi smentiate regolarmente, ecco alcuni concettini da smerciare con disinvoltura a costo zero

di Andrea Ballarini 3 Novembre 2017 alle 06:15 dawww.ilfoglio.it

Si dice ma non si fa

• Quelli che dopo un incontro casuale dicono: “Dobbiamo proprio vederci”. Avere un attacco di orticaria. (Vedi seguente)

• Fare notare a quelli che dicono: “Dobbiamo proprio vederci” che non è affatto vero; che se non lo si è mai fatto da quando ci si è conosciuti, probabilmente la ragione è che non si aveva alcuna intenzione di farlo e che è pertanto assai dubbio che improvvisamente si decida diversamente d’ora in poi. Di seguito considerare che non si può passare la vita a comportarsi come uno psicopatico e replicare con un sorriso di cortesia: “Sì, certo, volentieri.”

• Avere un’ex amica a cui avete prestato dei soldi molti anni fa che ogni volta che vi incontra casualmente, per prima cosa vi ricorda che vi deve assolutamente rendere quei soldi. Quindi non ve li rende. Valutare se tenere una breve lezione sulla storia della logica occidentale e, specificamente, sul principio di non contraddizione.

• Captare la benevolenza dell’interlocutore promettendogli di inviargli una mail con le informazioni di cui ha bisogno. Guardarsi bene dal farlo a meno che non se ne abbia un utile. Ributtante.

• Mai ammettere di non aver letto un libro, a meno che non sia di autori troppo poco qualificanti (ciascuno immagini i propri). In qualunque caso si può commentare a colpo pressoché sicuro di averlo amato forsennatamente fino a metà, poi però il finale è un po’ scontato/ forzato/ sottotono. Scegliere l’aggettivo al momento, in base alla sensibilità.

• Ti chiamo. Poi non chiamare. Cliché. Esecrabile.

• Ti chiamo, ti chiamo, ti chiamo: formula convenzionale per far capire che non si richiamerà, né ora, né mai e che, probabilmente, si perderà anche il numero di telefono. Saperlo.

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• Adesso vengo: formula che consente di rimandare il momento di fare qualcosa pressoché indefinitamente. Avere un cugino che riusciva a procrastinare la levata mattutina fino alla crisi isterica della madre, che quotidianamente sopraggiungeva all’inizio della seconda ora di chiamate.

• Giurare solennemente di andare al cinema insieme a vedere il tale film, quindi alla prima occasione andarci con chiunque altro/a. Deplorare.

• Proclamare con la sicurezza che attesta un profondo equilibrio interiore che nel weekend non si farà assolutamente nulla: si staccherà il telefono, a malapena ci si alzerà dal letto e al massimo si darà fondo a Netflix. Quindi, alle undici della domenica mattina, essere colti da un attacco devastante di horror vacui e finire a un pessimo brunch con persone che non si frequentavano da mesi (e c’era una ragione), in seguito vagare per la città per buona parte del pomeriggio in attesa che si faccia abbastanza tardi per chiamare un/a amico/a con cui lamentarsi di non aver fatto nulla tutto il weekend, quindi, se per caso gli/le andasse di bere una cosa...

• Giurare che da lunedì si andrà in palestra tutti i giorni, cascasse il mondo. Poi, non andarci e contestualmente escogitare ragioni di grande buon senso che lo giustifichino. N.B. Regalare dei libri sulla dissonanza cognitiva al/la partner che si comporta così, di solito non aiuta.

• Non lo faccio più. Rievocare le repliche salaci con cui i genitori vi hanno dileggiato per tutta l’infanzia ogniqualvolta avete impiegato la suddetta locuzione dopo aver fatto una marachella. Non avere ancora pienamente integrato il rancore.

• Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco: una che predichiamo, ma non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo, ma di rado predichiamo. (Bertrand Russell)

• Poi vediamo. Altro modo di dire no. Dolersene.

• Se si fosse costretti a fare sempre quello che si dice si finirebbe per non dire più niente. Convenirne.

• Riconoscere che ci sono casi particolari in cui è meglio fare affermazioni a cui non si è certi di poter dare seguito. Per esempio, immaginare come suonerebbe male dire: “Forse ti amerò per sempre.” Convenirne.