Giustizialisti senza vergogna. Un Fabbrini da incorniciare

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Addirittura l’esploratore per scoprire dov’è il Molise.

Lettere Direttore 24 Aprile 2018 alle 06:15 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Addirittura l’esploratore per scoprire dov’è il Molise.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Il sinuoso, pacato, maieutico passo di Mattarella in questi interminabili giorni di consultazioni (interminabili beninteso per giornali e giornalisti, altri hanno altro da fare) costituisce da solo un corso accelerato di pedagogia politica da parte di un prof. sopraffino: una lectio magistralis per molti, vecchie glorie e nuovi arrivati. Il paese ne sta forse patendo le conseguenze, affannato? Non pare proprio. Anzi.

Luca Rigoni

3-Al direttore - Caro Cerasa, ho imparato a capire in anni di osservazione attenta della politica che in Italia esistono due tipi di politici: i professionisti del consenso utile subito e poi ci sono i politici meno applauditi oggi, ma che lavorano per costruire un ponte tra il consenso di oggi e quello di domani. I primi sono concentrati su una continua rincorsa elettorale del facile consenso e non sono spinti dall’idea di interesse generale per il paese. Ma se optiamo per i primi il nostro stato sarà destinato a essere come una vettura guidata da un conducente spericolato, lungo una strada piena di dossi e tremendamente accidentata. Lo sfascio della politica è figlio della condotta che pretende di piegare il sistema istituzionale ai propri calcoli. Non dimentichiamolo.

Andrea Zirilli

Sullo sfascio della politica ha detto tutto benissimo il grande professor Sergio Fabbrini domenica scorsa sul Sole 24 Ore: “Ciò che è mancato in Italia è un’opinione pubblica organizzata consapevole che la riforma delle istituzioni costituisce la condizione necessaria (anche se non sufficiente) per dare stabilità politica al paese (come è avvenuto, peraltro, con le riforme dei governi comunali e regionali). La riforma costituzionale è stata sconfitta da una strategia basata su di un’idea sbagliata, oltre che superficiale. Le cui conseguenze oggi paghiamo. Naturalmente, occorre combattere la corruzione politica, contrastare l’abuso del potere, favorire il ricambio delle rappresentanze parlamentari. Tuttavia, se non si riformano le istituzioni, tutto ciò non basta per migliorare la democrazia italiana. Come è avvenuto spesso nella nostra storia, il radicalismo (dell’anti-Casta) e il conservatorismo (delle istituzioni) si sono alleati per lasciare le cose come stanno”. Perfetto.

4-Al direttore - Sulla Trattativa, il “baco” di fondo, al di là della credibilità degli Ingroia e Di Matteo, è il voler leggere un periodo storico sotto la lente giudiziaria basandosi oltretutto su rivelazioni postume e interessate e non so quante prove “concrete”. Il giudizio su quegli anni, sulla legittimità di una Trattativa e sul modo ed eventuali distorsioni con cui è stata condotta dovrebbero esprimersi gli storici: così si fa solo un uso politico della giustizia… quale che sia il segno delle sentenze.

Valter Fiore

Su questa storia incredibile ci sono molte considerazioni che si possono fare ma tre su tutte mi sembrano prioritarie. Primo. Un pm interessato a difendere la terzietà della magistratura quando si ritrova di fronte un partito che utilizza una sua inchiesta per fare politica fa di tutto per non politicizzare un processo. Ma un pm che partecipa alle convention di partito può non politicizzare un processo? Secondo. Dedicato a chi applaude e a chi gioisce per la sentenza di Palermo. Ma se l’inchiesta fosse stata portata avanti da un magistrato lontano dai partiti, terzo in ogni sua forma, il processo sulla Trattativa sarebbe stato più o meno credibile? Risposta esatta. Terzo. Il capo del M5s dice che la Seconda Repubblica è stata spazzata via da una sentenza di primo grado, ignorando ogni principio di rispetto dello stato di diritto, di rispetto della Costituzione, di rispetto del garantismo, di non sottomissione al potere giudiziario. Senza vergogna.