I populisti italiani ora spaventano pure Varoufakis. Parole contro lo sfascio

Categoria: Rubriche

Ma un governo che invece che cambiare le regole le vuole violare è davvero un governo del cambiamento?

Lettere Direttore 11.10,2018 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Che poi il bello della flat tax non era la semplificazione?

Giuseppe De Filippi

Effettivamente un miliardo che balla nelle stime di gettito confonde un po’ le idee. La logica in fondo è sempre la stessa: se non puoi convincerli, confondili.

2-Al direttore - Ma un governo che invece che cambiare le regole le vuole violare è davvero un governo del cambiamento?

Luca Martini

L’ex ministro delle Finanze della Grecia, Yanis Varoufakis, che come ricorderete ha fatto di tutto per portare la Grecia a un passo da un collasso senza ritorno, due giorni fa è stato intervistato da Bloomberg e ha scomunicato i rivoluzionari all’amatriciana del nostro paese con una tesi un po’ da para guru ma comunque interessante. Un primo ministro responsabile, ha detto l’ex ministro greco, dovrebbe essere “sincero nei confronti del proprio elettorato e anche dell’Europa”. Dovrebbe chiedere “che il Consiglio europeo si riunisca per ridiscutere le regole” anziché “pretendere il diritto di piegarle” alle esigenze del paese. E dovrebbe infine capire che “quando le regole non funzionano il problema è come fare a cambiarle”. Cambiare le regole, non piegarle. Forse varrebbe la pena rifletterci su.

3-Al direttore - Il pezzo di Daniele Raineri “La sai l’ultima sui servizi russi?” è bellissimo. Esso sviluppa un’analisi riguardante il quadro internazionale. Ma l’Italia è un paese nel quale la Russia di Putin ha molto lavorato, a dir la verità in una chiave politica più che spionistica e ha ottenuto risultati eccellenti. C’è stato un lavoro politico profondo sia sul Movimento 5 stelle sia sulla Lega, i due partiti che oggi hanno in mano il governo del paese. Per parte sua, Salvini non fa mistero dell’esistenza di questo legame di ferro e anzi esibisce una sorta di culto della personalità di Putin che assomiglia a quello che i vecchi comunisti avevano nel confronti di Josif Stalin. Nell’altra legislatura i grillini presentarono addirittura una mozione per l’uscita dell’Italia dalla Nato, poi qualcuno, forse una “manina” paleodemocristiana con università privata annessa, ha suggerito una grande prudenza verbale visto che allora il giovane Di Maio aspirava addirittura alla presidenza del Consiglio. Così oggi l’Italia è un paese il cui governo è profondamente influenzato dalla Russia. Le dice nulla il fatto che l’Italia è l’unico grande paese occidentale che non ha firmato il documento di solidarietà con la Gran Bretagna per le operazioni descritte da Raineri? Solo Berlusconi crede che Putin è ancora quello di Pratica di Mare. Allora Putin si presentò col cappello in mano, perché dopo il crollo del 1989 doveva far rientrare la Russia nel grande gioco. Poi, grazie anche all’insipienza di Obama, ha messo a segno i colpi descritti da Raineri, dall’Ucraina alla Siria e quindi oggi esprime con forza e talora anche con arroganza la sua leadership geopolitica, non economicofinanziaria nel mondo.

Fabrizio Cicchitto

4-Al direttore - Gentile Maurizio Crippa, grazie dell’attenzione sul tema della “autonomia differenziata” di alcune regioni del nord. Serve a gettare luce su un tema che dovrebbe suscitare grande preoccupazione: il mantenimento, almeno sulla carta, di pari accesso ai servizi pubblici per tutti i cittadini italiani senza distinzione alcuna. L’ipotesi di “autonomia differenziata”, attualmente in fase di avanzata discussione e condivisione con la regione Veneto e prossima ad approdare al Consiglio dei ministri, prevede meccanismi di calcolo per cui la differenza tra gettito fiscale generato dalle regioni più ricche e quanto viene “restituito” in termini di spesa pubblica statale – il cd residuo fiscale – verrà in larga parte trattenuta localmente. Ciò produce come inevitabile effetto aritmetico una sensibile riduzione di risorse per la copertura dei servizi pubblici essenziali (istruzione, sanità, in primis) in tutte le altre regioni e in particolare in quelle meno ricche. Da notare, senza entrare nei dettagli, che la spesa pubblica pro capite, sia corrente sia in conto capitale, è già nelle regioni del sud cronicamente assai più bassa che nel resto del paese, a dispetto dei famigerati fondi strutturali comunitari. E che i tagli di spesa dell’austerità post berlusconiana hanno inciso in proporzione assai più sul sud che nel resto del paese. Questo non è un lamento ma una constatazione statistica. E poco ha a che vedere con le ipotesi del cd “reddito di cittadinanza”, cioè di redistribuzione di ricchezza senza porsi il problema di generarla. Riguarda un tema che è a monte: se il divario già esistente tra scuola e sanità del sud e del centro-nord deve essere ulteriormente allargato d’ufficio da ulteriori tagli di spesa o no; se i diritti di cittadinanza debbano dipendere, all’interno del paese, dal luogo di residenza. Quanto alle fantasie autonomistiche dei “governatori” meridionali, non le prendo nemmeno in considerazione: sono battute di colore prive di consistenza.Cordialità.

Alessandro Laterza

5-Al direttore - A proposito delle parole da cui ripartire. Diritto alla conoscenza. Il tema su cui si affannava, in solitudine, Pannella negli ultimi tempi. Diritto che implica la lotta contro l’analfabetismo (che come si sa riguarda il 70 per cento della nostra popolazione), e cioè il potenziamento anche qualitativo della scuola e dell’istruzione e delle iniziative relative alla cultura. Senza questo, la democrazia è finzione, soppiantata dagli show della propaganda demagogica.

Anna Setari

6-Al direttore - La mia parola contro il linguaggio degli sfascisti è credibilità. Troppe esternazioni di esponenti di questo governo non sono credibili. Poggiano su una base solo emotiva fatta di un mix di illusioni e paura. Ma la credibilità deve riacquistarla anche l’opposizione. Infatti la credibilità è evaporata progressivamente nel corso degli ultimi anni per molteplici responsabilità di gruppi e singoli dirigenti attraverso scelte risultate autolesionistiche. Colpisce, ad esempio, come ora il confronto tra (troppi) candidati alle primarie del Pd rischi di apparire come qualcosa che allontana un recupero di credibilità, il seguito di un “tutti contro tutti” che difficilmente aiuterà un elettorato spaesato e sfiduciato.

Gianni Ferrante

7-Al direttore - Per me si dovrebbe modificare la Costituzione così: Art 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul rispetto. Tutto il resto viene da sé.

Stefano Peppucci

8-Al direttore - La parola giusta da contrapporre all’attuale maggioranza gialloverde e ai populisti in genere è il motto della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza, con al centro la parola per eccellenza del mondo moderno: “Democrazia”. C’è da sperare ad ogni modo in un risveglio dell’italica stirpe in generale, perché in molti, nelle varie categorie, sembrano sempre più pronti a salire sul carro dei vincitori o presunti tali.

Giovanni Attinà