MANUALE DI CONVERSAZIONE. I padri divorziati

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 Se vi sposate siete tutti a rischio. Ecco perché non si può fare a meno di sapere come comportarsi in certe occasioni. O, perlomeno, cosa dire, come se la sapeste lunga

di Andrea Ballarini 16 Novembre 2018 www.ilfoglio.it

I PADRI DIVORZIATI

- Il momento più difficile è presentare la nuova fidanzata al figlio adolescente perché di solito la detesta e quindi il padre si trasforma in un grumo d’ansia trepidante che fa insorgere nella prole la domanda su che cosa ci trovi di bello questa stronza in un cretino come il padre. Esserne consapevoli.

- McDonald nel weekend ne è infestato. I bambini dopo cinque giorni in cui sono stati tenuti a stecchetto dalla madre, sincera democratica e naturista che li nutre a base di quinoa, cereali integrali e granaglie, in due giorni precipitano in un vortice di colesterolo cattivo e ormoni della carne. La prima volta sviluppano un reticolo di foruncoli che li trasforma in pralinati urlanti, la seconda volta i più sensibili rischiano lo shock anafilattico.

- Una volta i padri di Milano si trovavano tutti allo zoo la domenica pomeriggio davanti all’elefante Bombay, a cui il guardiano faceva indossare un grottesco paio di occhiali e suonare un mesto organetto. Poi, all’inizio degli anni Ottanta lo hanno chiuso. Peccato, perché era uno spasso cercare di indovinare il bimbo che per porgere la nocciolina a Bombay si sarebbe fatto risucchiare la manina nella proboscide e avrebbe caragnato* per trenta minuti netti di orologio sfollando il pubblico.

-Un padre e un figlio di dodici anni condividono dei milkshake da due litri e degli hamburger grandi come i paracarri di Enzo Mari. Ciascuno è sprofondato nel proprio social network e non rivolge la parola all’altro. Era meglio quando il padre usciva per comprare le sigarette e poi non tornava più. Convenirne.

- Scagliarsi contro la vulgata che vuole i padri divorziati dei bastardi egoisti, mentre le madri delle povere vittime. Citare numerosi esempi di amici che faticano a pagare gli alimenti alla ex moglie (che si è rivolta a un avvocato di nome Himmler), la nuova casa per sé e gli extra della figlia quattordicenne (una virtuosa del senso di colpa che per questo possiede un assortimento di Jimmy Choo, Manolo Blahnik e Christian Louboutin doppio di quello di Imelda Marcos) che con il divorzio sono passati in un secondo da medio borghesi a clochard d’alto livello.

- È noto che l’uomo intorno ai 40-45 se si accompagna a un bimbo diventa più appetibile per un certo tipo di pubblico femminile, perché non è minaccioso, è affidabile e fa tenerezza. Avere dei conoscenti che affittano bimbi diversi ogni weekend. Il problema nasce se si incontra per caso una a cui si aveva detto di avere una solo figlio maschio di sei anni e si è in compagnia di una bimba di nove.

- Aborrire quel tipo di padre che nel weekend ha sempre un impegno fondamentale: lo sa che toccherebbe a lui occuparsi del bambino, ma cosa ci vuoi fare? Il meeting di lavoro inevitabile... la visita alla vecchia madre inferma in una casa di riposo di Sondrio (ci vogliono quattro ore di strada da Milano e, sai, con il bimbo non è il caso)... il congresso del partito... Arabescare ad libitum.

- Aborrire ancora di più i padri che si rifiutano di prendere accordi davanti a un legale su quando ciascuno si dovrebbe occupare del figlio, perché fra di noi non ha senso... in fondo siamo persone civili... un accordo lo troviamo ecchecazz...

- Aborrire massimamente quei padri che, proprio perché si è tra persone civili, ti comunicano il calendario in cui il bambino starà con loro: tutti i martedì pomeriggio dalle 16 alle 17.30 e un venerdì sì e uno no dalle 11.30 alle 15.30 e poi di nuovo dalle 18.00 alle 20.30. Se per caso avete qualcosa da obiettare ciò dimostra la vostra volontà di non trovare un accordo.

- Al cinema a vedere l’ultimo episodio delle tartarughe ninja ci sono più padri divorziati che bambini. E, quel che è peggio, dopo il terzo episodio cominciano anche a piacergli.

- Avete convinto la nuova fidanzata a trascorrere un weekend con voi e vostro figlio di otto anni nella fattoria che avete nella campagna toscana (silenziosissima, si sta da Dio), ma siete stressati come delle bestie che il frugoletto vi senta trombare come babbuini su ‘sti letti dell’Ottocento che miagolano peggio di un gatto e allora vi buttate sull’unico giallo, polverosissimo, che avete rimediato in un cassetto mai aperto negli ultimi dieci anni, solo che lo avete già letto e ve lo ricordate benissimo.

- L’incubo peggiore è il weekend a sciare con il figlio. Già il modello base è un tunnel di dolore, ma può solo peggiorare: per esempio potrebbe nevicare fittamente tutto il weekend e così toccherebbe passare le giornate a giocare con l’Ipad, solo che in montagna prende male e quindi si dovrebbe ripiegare su Scala Quaranta (che vi ha sempre fatto schifo), visto che purtroppo il Tresette il bimbo non lo capisce. Dulcis in fundo, una tormenta tipo disastro del dirigibile Italia vi isola per cinque giorni senza nessuna possibilità di raggiungere Milano, dove lunedì mattina avreste una riunione fondamentale per la vostra promozione.

- Peggio del weekend a sciare con il figlio è il weekend con la figlia adolescente nelle città d’arte, “Perché se no mi viene su ignorante come una zappa e rincoglionita dai videogiochi”. Così vi ritrovate a Torcello (VE), mentre delle zanzare grosse come foglie di platano vi salassano a morte, ad ammirare la chiesa di Santa Fosca e a dire frasi tipo: “Eh, il romanico... Roma è piena di chiese così.” Concetto che vi guadagna l’imperituro disprezzo della figlia, che è sì allo stato brado, ma l’unica cosa che ricorda di storia dell’arte le consente di rendersi conto che avete detto una cazzata.

- Il paraculismo dei mariti in crisi – che stanno sempre per lasciare la moglie da sei anni – si incastra alla perfezione con la nevrosi delle mogli in crisi che – dopo undici anni di matrimonio – lasciano il consorte in meno di quarantotto ore. Sostenere che il Padreterno ha leggermente sottovalutato il problema con quell’idea del cavolo di fare tutto in sette giorni.

- Capita a volte che il padre si occupi della prole − un fenomeno abbastanza frequente fra i pesci. (Simone de Beauvoir)