Conte e la Cina: dall’Avvocato del popolo all’Antani del popolo

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Diamo il benvenuto a quelli del giorno dopo. Noi siamo Allegri sempre. Tremonti..

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 14 marzo 2019

1-Al direttore - Leave, remain o tieniti le foto.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Diamo il benvenuto a quelli del giorno dopo. Noi siamo Allegri sempre.

Mario Orfeo

Non possiamo non dirci Cristiano.

3-Al direttore - “Non passava giorno o sera che da un podio, da uno studio televisivo o da una trasmissione radiofonica non si vantasse delle proprie conquiste o non deridesse, con i termini più sprezzanti, i suoi nemici veri o presunti’’. Tranquilli. Non si parla di Matteo Salvini, ma di Hugo Chávez, nel libro “Fascisti’’ di Madeleine Albright.

Giuliano Cazzola

4-Al direttore - Hanno bussato alla porta e non c’era nessuno: era Giuseppe Conte.

Luca Marini

L’uomo che sussurra ai cavilli ieri ci ha regalato un’altra grande giornata di allegria quando, rispondendo alle domande del Corriere della Sera, ha spiegato che sulla Cina non c’è nessun problema, che va tutto bene e che è tutto sotto controllo. Cosa dice Conte rispetto ai segnali di preoccupazione ricevuti dalla Commissione Ue sul rapporto tra Italia e Cina? “Il dialogo è costante”. Cosa dice Conte rispetto ai segnali di preoccupazione ricevuti dagli Stati Uniti sul rapporto tra Italia e Cina? “Il dialogo è costante”. Cosa dice Conte rispetto ai segnali di preoccupazione ricevuti dal Quirinale sul rapporto tra Italia e Cina? “Il dialogo è costante”. Tutto questo per dire che forse c’è stato un equivoco: il popolo aveva capito di avere a Palazzo Chigi un premier avvocato, ora ha scoperto di avere al comando un algoritmo di nome Antani.

5-Al direttore - Caro Cerasa, chi potrebbe mai pensare che l’esigenza di riflessione, dopo ben oltre un mese, ai fini del parere del governo (obbligatorio ma non vincolante) sulle nomine al vertice della Banca d’Italia, espressa dal premier Conte e poi da altri personaggi, quale il sottosegretario Buffagni, riguardi, per esempio, gli importanti temi che ieri sono stati affrontati sul Foglio circa il ruolo delle Banche centrali e i rapporti con i governi? Se così fosse, una così lunga e non affatto sostenibile procrastinazione sarebbe in qualche modo comprensibile anche se non condivisibile. Ma credere in ciò significherebbe dimenticare il livello di arroganza e di incompetenza che traspare dalle decisioni e dalle non decisioni dell’esecutivo e, nel caso specifico, l’intento, che appare ricavarsi, di legare la decisione sul caso Signorini alla scadenza dei mandati nel prossimo maggio di Salvatore Rossi, direttore generale, e di Valeria Sannucci, vicedirettore generale. Sotto sotto circolano nomi e candidature, di vera o presunta sponsorizzazione di questa o quella forza di maggioranza, che sarebbero impresentabili. Ma poi non ci si rende conto che una nomina non può non partire dalla proposta del governatore, Ignazio Visco, ed è seguita dalla delibera del Consiglio superiore, giuridicamente perfetta e che acquisita efficacia solo con l’approvazione del capo dello stato. Se si mettono insieme i comportamenti tenuti sulla Tav, sulle predette nomine, sulle riserve auree, sulla statizzazione della stessa Banca d’Italia, sulla cattiva atarassia in tema di politica economica, ne discende l’immagine di come non si dovrebbe governare o di come, per alcune di queste materie, non dovrebbe agire una forza di maggioranza. Altro che riflettere, ancora: si traduca riflettere con voglia di lottizzare, che comunque è destinata a infrangersi. Con i migliori saluti.

Angelo De Mattia

6-Al direttore - All’interno dell’editoriale “Crisi senza soluzioni” pubblicato sul Foglio di ieri, come sempre interessante e stimolante, c’è un errore laddove si dice che Fastweb “minaccia” di ricorrere a ristrutturazioni per presunti ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione. Beninteso i succitati ritardi ci sono, tuttavia tengo a precisare che Fastweb non intende avviare alcun tipo di intervento di riduzione del proprio personale anche perché, come dimostrano i risultati finanziari e industriali del 2018 diffusi di recente, la società è in salute. Restano intatte le vostre considerazioni e quelle di altri osservatori sui problemi evidenti che il settore delle Telco in Italia sta attraversando. Saluti foglianti.

Sergio Scalpelli, direttore Relazioni esterne e istituzionali di Fastweb

7-Al direttore - Mi è stato segnalato l’articolo di Luciano Capone pubblicato ieri sul Suo giornale sotto il titolo: “Tremonti e il visionario LaRouche”. Al proposito noto quanto segue: l’articolo manipola il testo di una mia intervista al Corriere. Il Corriere, molto correttamente, mi ha attribuito questa frase: “La Via della Seta è un progetto che risale a metà degli anni Novanta del visionario americano Lyndon LaRouche che la vedeva come salvezza dell’umanità”. Nel Suo giornale la frase è manipolata: un conto è infatti ricordare come LaRouche già alla metà degli anni 90 parlasse e scrivesse sulla Via della Seta, un conto è attribuirmi, come fa il Foglio, quanto segue: “La Via della Seta – ovvero la Belt&Road Initiative voluta dal presidente Xi Jinping – è un progetto che risale a metà degli anni Novanta del visionario americano… che LaRouche sia l’autore del progetto geopolitico della Cina di Xi Jinping è una cosa che può sembrare normale solo nel paese di Casaleggio, Marcello Foa, Giulietto Chiesa (e Tremonti)”. Che la Cina sia arrivata per conto suo a quel progetto è piuttosto ovvio, che sia stata ispirata da LaRouche non l’ho detto, è solo un falso “giornalistico”. Per non sembrare troppo provinciale ricordo comunque che, a quell’altezza di tempo, già si moltiplicavano i progetti “geopolitici”. Ad esempio quello del ministro russo Primakov, sulla “multivettorialità”, tra Russia, Cina, India, etc. In ogni caso, avendo nel 2009 ricevuto invito per una lezione sulla globalizzazione alla Scuola centrale del Partito comunista cinese e, dopo di questa, avendo ricevuto invito per una lunga conversazione con il presidente della Scuola, allora vicepresidente della repubblica, oggi presidente Xi Jinping, credo di avere avuto occasione per formarmi una visione politica diversa e più profonda rispetto a quella che mi attribuite; ancora leggo nell’articolo che: “Siamo nel campo della fantapolitica, ma in una categoria superiore a quella che descrive le crisi economiche come i mostri dei videogiochi”. Penso che il riferimento sia a una immagine che talvolta ho utilizzato. Sulla “complottista” copertina dell’Economist (13 giugno 2015) appariva questa frase “Watch out. The world is not ready for the next recession” e tutto intorno apparivano… mostri! Leggo sul suo sito che il Capone si autodefinisce come “Liberista sfrenato, a volte persino selvaggio”. Appunto… ho sempre pensato e dichiarato che LaRouche mi sembrava “matto”, ma a volte le idee – giuste o sbagliate che siano – camminano anche sulle loro gambe; il New York Times del 13 febbraio 2019 ha pubblicato un lunghissimo e non banale scritto “in memoriam” del “matto”; l’articolo del Capone, davvero molto “elevato”, chiude considerando la sua manipolazione come “normale solo nel paese di Casaleggio, Marcello Foa, Giulietto Chiesa (e Tremonti)”. Per quanto mi riguarda mi limito a considerare non normali le manipolazioni.Con preghiera di pubblicazione

Giulio Tremonti

Risponde Luciano Capone: Il virgolettato di Tremonti da me riportato è lo stesso del Corriere e basta confrontare i due articoli per rendersene conto. E’ invece Tremonti che, in maniera poco corretta, gioca con i virgolettati attribuendo a se stesso parole che non ho attribuito a lui. In pratica, fa una manipolazione del mio articolo per poter dire che io ho manipolato la sua intervista. Ecco, questo non sarebbe sembrato normale neppure a un “matto” come Lyndon LaRouche.