Ok Salvini, tamponi gratis per tutti. Purché siano vaccinati

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- Non si è ancora votato e Calenda già chiama Bertolaso?

Chi ha scritto al direttore 16.9.2021

Al direttore - Non si è ancora votato e Calenda già chiama Bertolaso?

Giuseppe De Filippi

Al direttore - L’altra sera, mentre ero ospite di Floris a “DiMartedì,” ho assistito allibito all’intervista nella Sala capitolare del Senato del fondatore e presidente dell’associazione IppocrateOrg, reduce dal Convegno internazionale sulle cure domiciliari del Covid-19, e orgoglioso della lettera con la quale l’iniziativa era stata apprezzata dalla presidente Alberti Casellati (la seconda carica della Repubblica, ops!). Questo signore, laureato in Scienze politiche, ha sostenuto che vi è un farmaco (ivermectina) in grado di liquidare, con quattro giorni di profilassi, gli effetti del contagio. Pertanto è più conveniente ammalarsi e curarsi con quell’elisir miracoloso, che non ha nessuna controindicazione, che vaccinarsi esponendosi al rischio di conseguenze anche serie. A parte il fatto che – a leggere i c.d. bugiardini – anche una sciroppo per la tosse potrebbe avere degli effetti collaterali,la dottrina che emerge in questa variante del movimento No vax è la seguente: meglio ammalarsi che vaccinarsi, perché la cura è banale grazie a un farmaco che si assume a domicilio (quasi come autoterapia). Poi il contagiato guarito ha un livello di immunità più elevata di quello di una persona vaccinata. Quindi la via d’uscita non starebbe nell’immunità ma nel contagio di gregge. Per quanto – lei e io – possiamo dubitare delle facoltà mentali di quanti si lasciano infinocchiare da una siffatta pagliacciata, è comprensibile che essi cadano nella trappola “complottista”. Altrimenti non si spiegherebbero le centinaia di migliaia di morti, le vaccinazioni di massa, le chiusure delle attività economiche, il sovraffollamento delle strutture ospedaliere e quant’altro è successo dall’inizio della crisi sanitaria. Ma verrebbe naturale una domanda: ma per profitti di Big Pharma farebbe tanta differenza produrre ivermectina anziché vaccini? Oppure questo farmaco miracoloso nasce sugli ulivi infettati dalla Xylella?

Giuliano Cazzola

A proposito di messaggi distorti, ce n’è uno interessante che riguarda Matteo Salvini ed è quello relativo alla sua idea di regalare i tamponi a tutti. E’ un’idea perfetta, a patto che i tamponi gratis non siano un modo come un altro di allontanare ulteriormente dai vaccini chi non si vuole vaccinare. E per evitare che i tamponi gratis possano generare questo effetto che immaginiamo non sia desiderato neppure da Salvini la strada giusta potrebbe essere questa: tamponi gratis per tutti i vaccinati (e per tutti i guariti).

Al direttore - In Afghanistan è stata definitivamente sconfitta l’idea che la democrazia si possa esportare? Massimo D’Alema ne è convinto, come ha spiegato in un’intervista al quotidiano Domani (11 settembre). Lo storico Paolo Pombeni, dal canto suo, ha osservato che tutti i regimi politici sono stati esportati e importati nel corso dei secoli (Paradoxaforum, 6 settembre). Per venire alla democrazia, lo stesso costituzionalismo da cui ha avuto origine si è diffuso in Europa anche grazie alle baionette napoleoniche. Inoltre, la rinascita dei sistemi democratici nel secondo dopoguerra è legata in qualche misura anche alla vittoria delle truppe americane contro il nazifascismo. Senza quelle “occupazioni militari” probabilmente tale rinascita non avrebbe visto la luce. Esportare la democrazia, dunque, si può. Però, aggiungeva Giovanni Sartori, non sempre e non dovunque. Perché la democrazia o, più esattamente la liberaldemocrazia, può trovare ostacoli insormontabili soprattutto dove i proclami dei mullah contano più dei voti. E’ meglio allora essere realisti, e accantonare ogni difesa dei diritti – sociali, civili e politici – su cui si fonda la democrazia in occidente? In ogni angolo del pianeta, che siano i monaci buddisti, gli studenti di Hong Kong, le donne afghane, oggi ci sono centinaia di migliaia di persone che mettono in gioco la propria vita e lottano per conquistare proprio quei diritti. L’omologazione culturale non funziona, sostiene D’Alema nell’intervista citata. Chi scrive, invece, crede che quelle persone si sentirebbero tradite se si sentissero dire che religione, costumi e tradizioni rendono i loro paesi impermeabili a qualunque avanzamento della cittadinanza democratica. E’ vero, il ricorso alle armi non basta. Bisogna trovare nuove strade – politiche, economiche, diplomatiche – capaci di sfidare altre culture (e non penso solo alle teocrazie islamiche) sul terreno dell’affermazione di valori su cui non si può transigere. Senza comportamenti imperialistici e snobismi intellettuali, beninteso. Ma “esportare la democrazia” rimane una necessità.

Michele Magno